lunedì 25 agosto 2008

BD come abbandono

Dhaka e' una citta' assurda in grande espansione dove per muoversi si perdono ore. Tutto e' groviglio: persone, riscio', bus scassatissimi e pericolosi, baby taxi (o moto riscio'), motociclette, qualche bici e animali vaganti a scelta come da succulento contorno. La strada e' una lotta continua per guadagnare qualche centimetro di spazio nella coda perenne a suon di peet e rombi di motori. Il piu' forte, il piu' veloce ed il piu' piccolo spesso hanno la meglio in questa babilonia anarchica dove i semafori (funzionanti) sono puri oggetti ornamentali.

Per spostarci nei luoghi dove si incontrano i bambini di strada e dove l'Associazione opera puntualmente, dobbiamo usare diversi mezzi di trasporto, tra cui i baby taxi (specie di apecar con posti a sedere) o gli autobus urbani.
Descrivo due animazioni avvenute:
- Stazione dei bus. All'appello ci sono Lucio, Jackline, Lota e Shani. Dopo tre quarti d'ora di bus arriviamo a destinazione. Come al solito confusione, strombazzamenti continui, sudore infinito e uomini (alcuni paesi musulmani sembrano abitati solo da uomini) che fa di tutto. La stazione e' un intrico di bus, auto, fango mischiato ad asfalto e rifiuti. Cominciamo a piazzare i nostri giochi e presto arrivano i primi bambini. Alcuni sono venditori ambulanti, altri fanno lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Per alcuni la casa e' questo terminal devastato, altri hanno una famiglia che alla sera forse li aspetta.
 Gioco con alcuni di loro utilizzando la palla, la corda ed altro. Sono bambini e ragazzini dai 9 ai 13 anni; ad uno di essi, Hanif, un tipo molto vivace, gli manca un piede e si appoggia sul moncherino. I volontari della Associazione di street children sono in gamba. Uno di loro prende appuntamento con Hanif per portarlo il giorno dopo in ospedale.
- Davanti al Parlamento. Sono insieme a Jackline, Lucio, due insegnanti e Coco, un musulmano benestante. Questa volta mi dedico a far fare ai ragazzini dei disegni e lavoretti con il pongo. Accanto alle nostre borse sono ammucchiati gli umili prodotti che alcuni bambini vendono per strada. Il caldo e l'umidita' ci avvolgono.

Il terzo giorno di lavoro sulla strada cerco di osservare meglio questi ragazzini. Guardandoli mi viene in mente lo sdoppiamento della personalita': con gli animatori sono dolci e sorridenti, eseguono i giochi o gli esercizi come molti coetanei della loro eta' in qualsiasi paese del mondo. Invece tra loro sono poco cooperativi e spesso scatta la violenza per un nulla. Guardo questi ragazzini e non posso non vedere la durezza di un mondo ingiusto. Occhi vispi-tristi-duri-dolci-insicuri-sfiduciosi e poi sorrisi-smorfie-labbraserrate-labbracontratte, mani che ti toccano, mani violente che conoscono la polvere ed il sudiciume della strada. Mani di bambini. Corpi con vestiti consumati e sporchi che nessuno si prende la briga di curare e forse amare. Vite solitarie e abbandonate aliene all'affetto, cuccioli diventati grandi troppo in fretta, esistenze circondate da un futuro senza luce.
Ad un tratto mi accorgo che una ragazzina mi sta osservando. Ha fatto un disegno e cerca la mia approvazione. Guardo con interesse il suo lavoretto cercando di rimuovere i miei tristi pensieri e poi le sorrido muovendo la testa da un lato. Lei mi osserva ancora e poi allarga le labbra, contente. Un sorriso che non voglio dimenticare.

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