domenica 22 novembre 2020

Tra i vigneti di La Geria, Lanzarote


Appena dopo il paese di Uga i piedi sperimentano i lapilli del sentiero che entra nella regione vitivinicola di La Geria. Il paesaggio è straordinario: colline vulcaniche tappezzate da viti e da qualche altro albero da frutto in un ambiente quasi surreale che pare costruito da un artista.

Percorrendo il sentiero in lieve ascesa riesco a vedere meglio la sistemazione dei vigneti in un territorio estremamente ostile. Le essenze sono collocate a gruppi in poste sotto il livello del suolo per sopportare meglio i venti da nord e il caldo. Attorno alle singole coltivazioni sorge una mezzaluna, una trincea di muretti a secco. Tranne le coltivazioni più recenti, la maggioranza di questi frutteti non beneficia dell’irrigazione a goccia. Sono mesi e mesi che cade nulla dai cieli di Lanzarote.

Vedo un agricoltore alle prese con le sue piante e mi avvicino. <Buon giorno, che bel paesaggio! Sta mettendo a posto il terreno attorno alle viti?>

<Sì, il vento e il secco fa franare la terra attorno le piante, allora bisogna governare ogni singola posta>, mi risponde, aggiungendo: <la maggioranza dei coltivatori qui hanno poche centinaia di piante e lo fa per diletto, meno per guadagno.>

Rimaniamo a chiacchierare una decina di minuti utili al sottoscritto per conoscere qualcosa di nuovo. I lapilli, la ghiaia vulcanica, riescono a trattenere la poca umidità, consentendo alle radici di vite di svilupparsi. La Malvasia è una delle cultivar preferite.


La strada agricola continua verso La Asomada fino a un cartello che indica il sentiero che porta al cratere che vedo sulla sinistra. Decido di salirvi per una traccia ripida.


Il vento da nord è molto forte dalla bocca del vulcano. Una bocca imperfetta dato che la lava ha fatto franare buona parte della sua parete circolare. Qui, sulla terra divenuta improvvisamente chiara, sotto la possanza del vento e del sole di una calda giornata novembrina, lo sguardo domina oltre Arrecife a nord, e la magnificenza della isola de Lobos e le prolungate dune di sabbia paglierina di Corralejo verso sud.

 

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martedì 3 novembre 2020

Jandía


 

domenica 1 novembre 2020

Verso Punta Jandía, Fuerteventura

 Mi trovo all'estremo sud di Fuerteventura in una calda giornata di novembre 2020. Esco dal pueblo di Morro Jable e subito sono nel deserto. I suoni dei venti Alisei rimangono anche oggi dormienti; solo una brezza sottile da est accompagna il cammino.

Quasi subito incontro il sentiero che porta a Punta Jandía. I piedi pestano terra, pietre, rocce nere. Risalendo la dorsale delle colline vulcaniche il paesaggio si allarga: spiagge chiare e costa sabbiosa a nord, scogliere brulle e insenature si caratterizzano a sud. In questi giorni di quasi Calima l'oceano Atlantico è tranquillo. Dall'alto posso distinguere che la strada asfaltata che porta alla Punta presto diventa sterrata. Su di essa scorrono svogliate auto a noleggio dei turisti e vecchi, impolverati, SUV dei residenti.

 Più avanti il percorso pedonale si congiunge alla strada, quindi si avvicina alla costa. Cespugli quasi secchi situati nei luoghi riparati dal vento attendono con ansia qualche goccia di salvifica pioggia che da mesi e mesi frusta le aspettative della natura.

Lascio il sentiero per lambire da vicino scogliere che si gettano nel mare. Lascio il deserto e i vulcani per toccare l'acqua colma di vita. Quasi subito si apre una spiaggia moderatamente grande dove alcune persone giunte in auto prendono il sole. 

Dopo l'insenatura sabbiosa la scogliera risale per ridiscendere in uno stretto canyon. Il forte sole e il movimento mi stanno scaldando troppo. Decido di vedere se riesco a raggiungere il mare attraverso questo antro sinuoso. Passo alcuni facili balzi rocciosi in discesa, mentre ai lati le pareti delle scogliere rimangono alte. Il rumore delle onde si fa più vicino.

Presto vedo una piccola spiaggia di sabbia gialla che si sviluppa tra le rocce. Dopo dieci chilometri di percorso toccare la segreta insenatura diventa un piacere incalcolabile. Nonostante l'ora centrale riesco perfino a trovare l'ombra dentro brevi cunicoli scavati dalla potenza delle onde. Un bagno rinfrescante sarà il passo successivo. 


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