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lunedì 24 ottobre 2011

I colori della Bolivia che guarda alla biodiversita'

Dopo quasi un mese torniamo a Cuevas, con le Ande tutte intorno,  a 1100 mt. di altitudine. Quando giungiamo con la jeep in prossimita' dell'istituto scolastico del paese ci rendiamo conto che ci aspetta un evento importante. Infatti, per il primo concorso pittorico “Prendiamoci cura della biodiversita'” promosso dal nostro progetto di cooperazione, la scuola ha fatto le cose in grande: autorita', impianto audio, esposizione dei lavori e rinfresco.

Anche questa volta salutiamo l'umida e querida Santa Cruz con il buio del vergine mattino. Dovevamo partire il giorno prima per combinare la visita con il piccolo istituto di Tres Quebradas, ma le piogge cadute su tutto il dipartimento hanno fatto franare parte della lunga pista sterrata che porta al paesino. Durante il viaggio ancora per una volta assaporo i pascoli e gli alberi di tropico ringiovaniti dalla pioggia, le ondulazioni del paesaggio, le montagne rosse del Bermejo ed i panorami quasi scozzesi delle colline sopra i 1200 metri di altitudine che portano a Samaipata.

Insieme a Liliana e Fabiola veniamo subito accolti dai quasi 200 studenti e dal direttore di Cuevas che immediatamente propone il programma della mattinata. Tra gli ingredienti ci sono l'inno nazionale con alzabandiera, discorso delle autorita', costituzione della giuria, visione degli elaborati artistici divisi per classe e premiazione dei vincitori.
Sotto e dentro le montagne d'America, e con l'aria frizzante attorno a noi che sapora di festa, partecipiamo con passione all'evento. cuev
I disegni a contenuto ambientale sono davvero interessanti, rendendo difficile l'elezione dei vincitori. Sono elaborati che propongono una maggiore responsabilita' verso la Natura, contro gli incendi che distruggono animali e piante, l'importanza della diversita' biotica, contro l'abbandono dei rifiuti e altro ancora: disegni fatti con passione e con coscienza.
Viene quindi scelto e premiato uno studente per classe; qualche bambino si mette a piangere per la delusione di non trovarsi tra gli eletti. Anche i ragazzi piu' grandi partecipano con disciplina ed interesse.
Prima di lasciare la scuola e gli studenti consegniamo del materiale didattico cartaceo e digitale al direttore perché venga utilizzato dai professori durante le loro lezioni.

lunedì 10 ottobre 2011

Insieme agli studenti nei boschi tropicali di Avaroa

La partenza avviene da una Santa Cruz ancora immersa nel buio. Liliana passa a prendermi con la jeep grigia del CEPAC presso il quartiere Panamericano. Inforchiamo il viale Centenario e passiamo da Radio Alternativa dove ci aspetta Fabiola. Nonostante il mattino presto percepiamo che ci attende un'altra giornata torrida.
Con scarso traffico usciamo dalla metropoli fino ad assaporare gli immensi pascoli bagnati da un sole infuocato che attorniano la citta' della Croce potenziata.
Una strana coincidenza attende il nostro viaggio verso Avaroa: 150 chilometri di asfalto e 17 di pista sterrata; gli stessi precisi numeri per arrivare a Tres Quebradas, la  scuola che visitammo in settembre. In cambio adesso non dobbiamo arrampicarci tra le pendici delle Ande ma dirigerci verso nord e poi ad ovest, costeggiando il lato sud del parco Amboró.
Proseguendo per la strada che porta a Cochabamba passiamo circYapacaní e dopo 27 chilometri arriviamo a San German; in quest'area un'operazione della polizia due mesi or sono ha sequestrato piu' di una tonnellata di cocaina.
E' proprio da S. German che entriamo nella zona di boschi e pascoli tropicali per dirigerci a Moile-Avaroa. Pochi chilometri dopo aver imboccato la strada sterrata veniamo fermati da una fune metallica che blocca la strada. Con uno scarno spagnolo il signore del controllo, immigrato dall'altopiano, ci chiede soldi per poter transitare. In realta' questo casello illegale                          –dicono realizzato dai narcotrafficanti- ha lo scopo di monitorare le entrate dall'unica strada di accesso alla zona del Moile. Proseguiamo abbastanza velocemente lungo la pista polverosa ben livellata, incontrando qualche jeep ed un paio di scassati camions. All'avvicinarsi delle montagne del parco Amboró il panorama diviene maggiormente ondulato mettendo in mostra alberi, smilzi torrenti e qualche casa.
La scuola di Avaroa è posta su una collina dalla quale si colgono ulteriori visioni di tropico.  I ragazzini che ci attendono in questa lontana comunita' sono 26. Due gli insegnanti. Zero corrente elettrica.
Il mio gruppo inizia con una presentazione da parte dei singoli studenti ed una breve introduzione al nostro programma didis educazione ambientale. Scorrono accompagnate da disegni, domande e idee le tre ore insieme a questi ragazzini seri. Tra loro mi colpisce Moira, una bambina minuta con la coda di capelli color pece ed una intelligenza particolare. Prima di uscire dalla scuola le dico: “Cerca di studiare perché sei molto brava”. Lei mi guarda, poi si incammina lungo la strada bollente  in direzione di casa.

giovedì 22 settembre 2011

L'educazione ambientale tra le preande dell'Amboro'

Giovedí e venerdí scorso con le colleghe della ONG boliviana CEPAC Marlene e Liliana abbiamo iniziato una parte della campagna di educazione ambientale nelle scuole. Partendo da una calda Santa Cruz la mattina presto, assaporando panorami collinosi e poi le preande a ovest della metropoli della croce potenziata, dopo quattro ore e mezzo di jeep abbiamo raggiunto la prima scuola. Questa  struttura semplice si trova nella localita' Tres Quebradas/Hierba Buena, un piccolo villaggio a 1100 metri di altitudine circondato da montagne sulle quali si arrampicano i boschi del parco Amboro'. Nella stretta valle che porta a questo pueblito scorre un fiume, si vedono zone coltivate ad ortaggi ed una strada sterrata rigata da torrenti che in questa stagione secca paiono ruscelli. Gli abitanti della frazione impiegano ore per raggiungere a piedi la strada asfaltata ed i mezzi a motore sono molto scarsi.
Discesi dalla jeep subito siamo stati accolti dai ragazzini e dagli insegnanti. Attorno alla scuola e alle abitazioni il boscosdfas semiumido tropicale palpitava di vita e di rumori lontani. Dopo i saluti iniziali abbiamo riunito in un'aula i circa 40 studenti di diverse eta' per presentare il nostro progetto sulla biodiversita' e la responsabilita' ambientale. Le tre ore trascorse insieme a questi studenti attenti e timidi sono volate tra visualizzazioni di slides, la realizzazione di giochi e dinamiche, mentre il cielo dei tropici passava, in alto, tra le cime gonfie di verde e di verginita’.

Dopo la trasferta nella bella cittadina di Samaipata per effettuare alcune visite, il giorno successivo abbiamo raggiunto la localita' jovedi Cuevas. In questo caso la scuola era grande, quindi ognuno di noi ha seguito un differente gruppo di studenti. A me sono toccati quelli piu' grandi, con eta' tra i 14 e 16 anni. Nonostante il loro numero e l'eta' adolescenziale, sotto il caldo tetto a vista di eternit dell'aula, i ragazzi si sono dimostrati attenti e partecipativi. Come diverse scuole di periferia, l'istituto si trova in condizioni  critiche: nell'aula dove ho compartitoescuel l'educazione ambientale il tetto di cemento-amianto aveva alcuni buchi, i banchi decisamente usurati, la lavagna era rotta e per cancellare usavano un pezzo di carta accartocciato. Nonostante tutto la reattivita' e la freschezza di parecchi giovani, sommata all'iniziativa di qualche insegnante, possono far sperare in un futuro piu' limpido.

lunedì 25 agosto 2008

BD come abbandono

Dhaka e' una citta' assurda in grande espansione dove per muoversi si perdono ore. Tutto e' groviglio: persone, riscio', bus scassatissimi e pericolosi, baby taxi (o moto riscio'), motociclette, qualche bici e animali vaganti a scelta come da succulento contorno. La strada e' una lotta continua per guadagnare qualche centimetro di spazio nella coda perenne a suon di peet e rombi di motori. Il piu' forte, il piu' veloce ed il piu' piccolo spesso hanno la meglio in questa babilonia anarchica dove i semafori (funzionanti) sono puri oggetti ornamentali.

Per spostarci nei luoghi dove si incontrano i bambini di strada e dove l'Associazione opera puntualmente, dobbiamo usare diversi mezzi di trasporto, tra cui i baby taxi (specie di apecar con posti a sedere) o gli autobus urbani.
Descrivo due animazioni avvenute:
- Stazione dei bus. All'appello ci sono Lucio, Jackline, Lota e Shani. Dopo tre quarti d'ora di bus arriviamo a destinazione. Come al solito confusione, strombazzamenti continui, sudore infinito e uomini (alcuni paesi musulmani sembrano abitati solo da uomini) che fa di tutto. La stazione e' un intrico di bus, auto, fango mischiato ad asfalto e rifiuti. Cominciamo a piazzare i nostri giochi e presto arrivano i primi bambini. Alcuni sono venditori ambulanti, altri fanno lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Per alcuni la casa e' questo terminal devastato, altri hanno una famiglia che alla sera forse li aspetta.
 Gioco con alcuni di loro utilizzando la palla, la corda ed altro. Sono bambini e ragazzini dai 9 ai 13 anni; ad uno di essi, Hanif, un tipo molto vivace, gli manca un piede e si appoggia sul moncherino. I volontari della Associazione di street children sono in gamba. Uno di loro prende appuntamento con Hanif per portarlo il giorno dopo in ospedale.
- Davanti al Parlamento. Sono insieme a Jackline, Lucio, due insegnanti e Coco, un musulmano benestante. Questa volta mi dedico a far fare ai ragazzini dei disegni e lavoretti con il pongo. Accanto alle nostre borse sono ammucchiati gli umili prodotti che alcuni bambini vendono per strada. Il caldo e l'umidita' ci avvolgono.

Il terzo giorno di lavoro sulla strada cerco di osservare meglio questi ragazzini. Guardandoli mi viene in mente lo sdoppiamento della personalita': con gli animatori sono dolci e sorridenti, eseguono i giochi o gli esercizi come molti coetanei della loro eta' in qualsiasi paese del mondo. Invece tra loro sono poco cooperativi e spesso scatta la violenza per un nulla. Guardo questi ragazzini e non posso non vedere la durezza di un mondo ingiusto. Occhi vispi-tristi-duri-dolci-insicuri-sfiduciosi e poi sorrisi-smorfie-labbraserrate-labbracontratte, mani che ti toccano, mani violente che conoscono la polvere ed il sudiciume della strada. Mani di bambini. Corpi con vestiti consumati e sporchi che nessuno si prende la briga di curare e forse amare. Vite solitarie e abbandonate aliene all'affetto, cuccioli diventati grandi troppo in fretta, esistenze circondate da un futuro senza luce.
Ad un tratto mi accorgo che una ragazzina mi sta osservando. Ha fatto un disegno e cerca la mia approvazione. Guardo con interesse il suo lavoretto cercando di rimuovere i miei tristi pensieri e poi le sorrido muovendo la testa da un lato. Lei mi osserva ancora e poi allarga le labbra, contente. Un sorriso che non voglio dimenticare.
 
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