lunedì 10 marzo 2025

Incontri sulle Ande argentine

 Sono giorni che vivo a Tilcara, 2460 m, al centro della Quebrada di Humahuaca, tra le Ande della querida Argentina. Uno dei Luoghi.  
Al di fuori delle mete turistiche con panorami mozzafiato raggiungibili in auto o fuoristrada, il territorio offre infinite possibilità. Risale solo a ieri una esplorazione inventata in un canyon lungo e selvaggio, tra maestosi cactus. Nessuna traccia di sentiero, nessuna traccia di presenza umana, solo la profondità arricchente del deserto.  
 
La mattina di oggi rigurgita di luce, con le temperature fresche della notte in veloce ritirata. Meta odierna la montagna che sovrasta il paese di Tilcara. Scendo fino al río Huasamayo con l’intento di raggiungere la Garganta del diablo da un sentiero poco frequentato, ma il torrente ha occupato la traccia che costeggia la parete rocciosa. Torno indietro e inforco il percorso tradizionale che porta alla Gola del diavolo. Il cielo è oltre il blu, punteggiato da microscopiche nuvole; l’aria secca e il sole di media quota andina si fanno strada nel corpo,  liberandolo.  
Dopo il parcheggio e l’entrata della Garganta, prendendo un sentiero che punta in alto, anche la mente si libera: a destra la gola profonda,  dall’altra parte la montagna di Tilcara, e davanti una visione immensa su un altopiano disabitato. Salgo ancora fino a penetrare questa vastità paradisiaca. Il torrente abissale, le corolle di montagne dai mille colori, i cespugli spinosi che gioiscono dopo le avare piogge, e cactus antichi che guardano al cielo e ai rari esseri umani dalla vita effimera che transitano.
 
Ma ecco che inaspettatamente mi trovo davanti a una scena curiosa: due ragazzi stranieri tentano di conversare con un signore del luogo dominato ancora dalla sbornia notturna. Sorrido. Saluto i viandanti.  
Mentre l’uomo anziano parla senza sosta, i giovani mi chiedono informazioni sui percorsi che potrebbero perlustrare.  
“Il sentiero prosegue tantissimo se percorrete questo altopiano. È speciale. Io oggi provo a salire la montagna che vedete a sinistra”, dico loro.  
 Il ragazzo e la ragazza si guardano, poi domandano se possono venire con me. Emma e Lucien saranno l’incontro più prezioso del viaggio. Si scopriranno persone curiose, che pongono domande,  pronte all’intercambio universitario che presto inizieranno a Salta.   Dopo esserci conosciuti e aver legato in un soffio, insieme tentiamo di intercettare il sentiero che risale il monte. L’avevo visto con il binocolo una settimana prima dall’altopiano di fronte. A seguito di qualche tentativo lo troviamo. È una traccia di pastori e dei loro animali. Tutto intorno il silenzio; solo il cinguettio di qualche passeriforme e il nostro incedere sulla terra che cambia di colore.
Saliamo veloci a zig zag fino alla cresta. Emma e poi Lucien si siedono davanti al panorama sottostante dominato dal río Grande e dalla valle di Humahuaca. Accanto ai rari corsi d'acqua le coltivazioni agricole. Più in là, verso occidente, catene andine  innevate. Immaginiamo oltre il Cile e il deserto più arido del mondo.  
Prossimi a Time and Space dei The Cinematic Orchestra.
Prossimi al terzo Cielo.  
 
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sabato 11 gennaio 2025

Disperazione e luci a San Paolo, Brasile

Grazie alla esperienza dei volontari di Cheiro de capim, di frei Lucio e di padre Ignazio, le nostre anime cadono con la velocità di un respiro nell’abisso della miseria, della violenza e della bellezza dei bambini di strada, per poi penetrare il cuore di una variegata, generosa, comunità cittadina, delle sue feste legate alla religione, alla socialità e a quello che rimane di afro del loro passato.  Questo fa parte della mia e di Sergio visita a São Paulo. 


Splendori e abissi dell’umanità. Uomini e donne privati delle loro coscienze,  persone  quasi morte alla ricerca costante della sostanza che li farà morire di più.  Bambini disorientati,  violenti,  maturati troppo in fretta, che conservano ancora essenza di purezza negli occhi induriti dal male.  Famiglie che vagano nella metropoli immensa senza una meta precisa, seguendo i modi per recuperare qualche soldo da portare agli spacciatori o per acquistare alcol.  


Eppure esistono molteplici realtà di volontariato e istituzionali che distribuiscono ogni giorno centinaia di pasti ai bisognosi, forniscono un tetto, una cura sanitaria e una educazione basica ai figli dei disperati; educatori che si confrontano con gli adulti  e portano un sollievo ai loro bambini. L’oscurità è terribile, ma c’è luce e speranza. Luz, Paulista, Glicerio, Dom Pedro, Sé; queste sono alcune zone da noi visitate dove i volontari operano. 

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lunedì 25 novembre 2024

La ruta de Los Volcanes da El Paso. La Palma

 

Sono ebbro di adrenalina. Mi eccita la prossimità di compiere un nuovo sentiero, destinazione la ruta de Los Volcanes. Isola La Palma. 
 
La guagua 300 mi lascia precisamente davanti al camino las Moraditas, a 810 metri di altitudine. Passo alcune case e fattorie, quindi sono nel bosco. Aghi di pino coprono scrupolosamente il terreno, lasciando crescere solo qualche cespuglio di amangante prossimo alla fioritura. 
Salgo spedito, con la resina dei sempreverdi nel petto, con ardente desiderio di scoprire, fino a un punto dove il panorama si apre leggermente: il sentiero comincia a inerpicarsi su una delle diverse colate laviche fino a arrivare ai piedi della montagna Quemada. 
Qui è impossibile non rimanere derubati dall’incanto. Il suolo è pienamente coperto da gransón, i lapilli, e da cenere vulcanica della recente eruzione del Tajogaite. Sporge solo qualche roccia sulla quale crescono microscopici cespugli di particolare aeonium, il bejequillo, tremendamente endemico. Attorno a questo panorama extraterrestre brillano vigorose le chiome dei pini canari, benedetti dal sole inclinato a sud. Verde chiaro contro il nero del gransón proveniente dalle profondità imperscrutabili della crosta terrestre. 
 
Giro attorno alla montagna Bruciata per dune morbide fino alla zona di interdizione. I molti cartelli spiegano che per ragioni di sicurezza non è possibile andare oltre. Sono passati quasi quattro anni ma il vulcano Tajogaite ancora fuma.
Il percorso costeggia l’area monitorata, quindi si rituffa tra le aghifoglie. Ancora colline di lapilli scuri che entrano gioiosamente nelle scarpe, e sono quasi sulla cresta. Le nuvole degli alisei che spesso stazionano sulle cime permettono la crescita di un bosco fitto e multiforme: ai pini si aggiungono essenze di lauracee e il brezo, l'erica arborea, che può superare i quattro metri di altezza. Lindura.
 
Ormai sono nei pressi del refugio Pilar a 1450 metri. Il prossimo passo sarà raggiungere il vólcan Hoyo Negro, nel pieno della ruta de Los Volcanes numero 131. 
L'isola de La Palma è chiamata la Isla Bonita.
 

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giovedì 21 marzo 2024

Agía Napa-Protaras: da costa a costa. Cipro

 È una strana sensazione trovarsi nella zona di Agía Napa nel mese di marzo. Clima strepitoso, albe che rubano il fiato e quasi tutte le strutture ricettive chiuse. Bassa stagione. L’ideale per scoprire uno dei luoghi più intriganti dall’isola.  


Questa giornata le articolazioni inferiori non mi guidano verso Cape Greco seguendo la costa disseminata da scogliere e spiagge preziose ma puntano all’entroterra. Dall’abitazione di Protarás -che ha già ricevuto l’abbondante benedizione dal sole risorto- attraverso la vicina strada principale, lascio i rifiuti nei contenitori della raccolta differenziata, percorro  pochi metri e sulla destra trovo il percorso rurale in leggera ascesa. Dopo aver oltrepassato una chiesa moderna inizia la vegetazione mediterranea. Mi tuffo.  


È una benedizione scorrere nella Natura dopo le moderate precipitazioni di gennaio e febbraio. Siamo all’apice della felicità: suonano al cielo gli uccellini, gioiscono di foglie nuove i cespugli e gli alberi,  fioriscono i bulbi. 


La  cappella di Agioi Saranta l’incontro nel mezzo di una foresta di cipressi, incastrata nella collina di rocce chiare. La visito, quindi salgo sul promontorio che la sovrasta. Da quel punto incorporo la paziente flora del Mediterraneo, la costa e le increspature del suolo. La linea marina si distingue nettamente dal primo cielo. Ne approfitto per farmi un’idea del  percorso non segnalato che vorrei compiere: attraversare questo minuto spigolo di mondo dalla costa nord a quella sud.
Cammino sulla strada bianca senza incontrare alcuno, passo un’altra cappella, quindi incrocio una via: prendo quella in salita.
 Tento diverse opzioni di sentieri che  continuamente si moltiplicano, infine trovo il luogo dove scavalcare la collina madre. Passo alcune case disabitate,  vedo in lontananza uno dei molti insediamenti militari,  e poi sono sulla strada che porta a Agía Napa. Ora è sufficiente scendere, senza più farsi aiutare dal telefono; l’altitudine  tutto vede. Perdo dislivello con la mente sgombra liberata dal cammino.  Devo  accelerare, il pomeriggio è verso la decadenza. Chissà se da Agía Napa si contemplerà anche il decadimento dela stella solare? 





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