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sabato 23 maggio 2015

Petronas T

KL

venerdì 27 febbraio 2015

Rapace KL

klr

giovedì 26 luglio 2012

Kuala Lumpur viscerale

Kuala Lumpur ti stordisce, annichilisce, distrugge e poi ti ricompone.
Arrivo nella capitale sotto un cielo amorfo del tardo pomeriggio. Il bus mi IMG_6243scarica a Pudu Sentral. Passo dall'aria controllata del mezzo pubblico alla brezza satura di inquinanti e calore della metropoli.
Sono il primo a risalire le scale che portano ai piani superiori della stazione dei bus, dove luccicanti negozi  e uffici delle compagnie di
trasporto vedono passare una veloce figura con uno zaino/bagaglio che pesa meno di nove chili. Le gambe varcano il passaggio sopraelevato del viale Pudu colmo di flusso vitale e cancerogeno del traffico. Dall'altra parte c'e' l'hostel Pudu dove avevo dormito tre anni or sono. No. E' chiuso.
Chiedo conferma ad un corpulento taxista indiano che mi consiglia altri posti situati nella parallela superiore del Pudu. Passo un tempio hindu pieno di confusione e aromi dolci.
Nel primo alloggio che visito, un grosso stabile coloniale, ho due tipi di stanze economiche: con o senza finestra. Le visito: bagno in comune, locali  angusti con ventola a soffitta e pareti di cartongesso, odore di incensi e di corpi silenti. Il terzo hotel e' gestito da indiani. La signora mi porge la chiave per verificare la stanza che possiede muri di mattoni, finestra dalla quale entra il brontolio immortale della citta', televisione, ventola rumorosa, lenzuola con qualche macchia ma pulite, federe a posto, anche se e' meglio rimuovere dagli occhi il colore una volta bianco dei cuscini. IMG_6491Specchio crepato e scrivania con cassetto mancante. I bagni esterni non hanno lavandino, solo un rubinetto sotto il  quale un secchio (ed un contenitore piu' piccolo) servono a diversi scopi tra i quali docciarsi. Appendini arrugginiti e tubi del soffitto a vista. Prendo la stanza.
Fuori e' buio quando cerco un posto dove mangiare. Dal ristorantino malese-indiano pieno di ventilatori si domina una porzione di strada; sulle iridi passano babilonie di etnie e simboli. Scritte in cinese, malese, inglese, coreano, neon sgargianti che illuminano corpi dalla carnagione chiara, meticcia e bruna. Ragazzi vestiti all'occidentale, tudong, canotte, maglie con scritte psichedeliche, cappelli, visi che si specchiano su schermi di smartphone. E poi isolati turisti stravolti dal caldo, spaesati immigrati, genti con storie che sfuggono. Immagini reali ed al contempo cinematiche riconducibili a molte pellicole occidentali. Immagini di perfette convivenze ed impossibili integrazioni tra culture.
Il riso ed il curry sono spariti velocemente dal mio piatto, e la notte di Kuala Lumpur entra piano in questo locale appollaiato sul traffico, dispensando qualcosa che somiglia ad aria meno torrida. E' ora di uscire per muovere quattro passi in direzione della moschea Jamek.
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domenica 19 luglio 2009

Frammenti di viaggio 3: KL



Cammino a ritroso lungo qualcosa di imprendibile che sta dentro di me. Lo splendido congegno del viaggio si è impossessato ancora della mia persona.
I giorni a Kuala Lumpur scorrono nel traffico e nel caldo infinito, camminando tra persone e visitando luoghi.
KL e' una citta' con il sottofondo sonoro perenne.
Come diversi suoi negozi aperti 24 ore su 24, l'incessante e sordo rumore del traffico e' senza fine. Pare essere immersi in qualche montaggio video dove si alterano a velocita' incredibili notte e giorno di un particolare luogo. Il suono di autobus-skytrain-metro-camion-auto-moto sono la regola e non hanno né termine né inizio. Eccezion fatta per i suoi parchi urbani e suburbani, ovunque vai sei accompagnato dall'urlo invasivo del traffico. Quasi tutti gli altri suoni che escono dal mosaico della citta' paiono alieni; per pura fortuna sono riuscito ad isolare uno sporadico canto di uccelli.

Questa mattina sono sceso dal mio ostello economico dalle pareti di cartongesso, ho respirato l'aria umida e malsana della citta', ho fatto qualche passo e sono entrato in un locale tenuto da indiani. Individuata una ventola disponibile, mi son piazzato sotto, e poi ho ordinato un caffe' con latte condensato. Un ringgit e 20 cent. Prezzo giusto.
Allungandomi verso la fermata del metro di Jamek Masjid capisco che oggi fara' caldo: la mia schiena e la fronte sono gia' abbondantemente invasi dal sudore. Oggi voglio visitare il centro economico di Kuala Lumpur: KLCC. Poche fermate di metro e mi trovo a cospetto delle gigantesche Petronas towers. Uso la parola "cospetto" perche' la loro altezza, architettura e l'imponenza le fanno apparire per quello che realmente sono: moderni castelli eretti per manifestare il potere. Turisti in gregge escono dal bus per immortalarne la possanza. Il centro commerciale di lusso annesso e la sua aria condizionata sono il passo successivo.
Tutta l'area e' vigilata dalla polizia: l'lndonesia non e' poi cosi' lontana. Proseguo per visitare il parco di Bukit Nanas e poi torno a Chinatown a piedi. In una stretta via del quartiere cinese raggiungo una bancarella del cibo. Oggi mangio malese puro (il malese-cinese la sera). La signora del ristorantino sorride, poi mi passa un piatto piano di plastica ricoperto di riso bollito a cui aggiungo peperoni e delle seppie. Mi siedo. Accanto a me prendono posto tre donne con il velo. Due giovani con il velo viola e la tunica nera e una signora anziana tutta nera. Le guardo con compassione. Le due ragazze mi lanciano qualche occhiata incuriosita.

Prima di tornare nell'ostello dalle pareti di cartongesso acquisto mezzo chilo di rambutan rossi che accompagnero' alla mia birra serale.
 
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