Sono tra colline di cioccolato. Il pomeriggio allunga le ombre sotto il sole dei tropici, permettendo di ammirare dal basso questi monumenti naturali. Il cammino prosegue in modo quasi casuale, raschiando con le infradito terra e sassi della strada di campagna, in attesa di gustare il tramonto dall'osservatorio liberato dai turisti. Dopo aver passato alcuni campi coltivati a riso mi avvicino ad una serie di case. E qui avviene l'incontro.
Proprio da queste sparute case di legno e cemento e dai tetti in lamiera, immerse in un panorama dove basta chiudere gli occhi, girare su se' stesso ed aprirli a caso per trovarsi sempre al cospetto di stupefacenti colline perfettamente coniche, incontro Cos, Fran e Jerome. In quel preciso momento Fran non aveva bisogno di girare su se' stesso perché la testa gia' girava per conto suo.
Passo una casa, saluto una signora intenta ritirare i panni, passo la seconda, saluto un giovane uomo, capelli corti, viso gentile ed esperto, corporatura quasi esile, sicuramente non un agricoltore. L'uomo mi si avvicina e mi chiede cosa faccio in quel posto. La sua giovialita’ mi stimola a parlare. Dopo pochi istanti sono sotto la tettoia della sua casa. Qui conosco Jerome, naso schiacciato, bocca larga, poche parole, cordiale, e Fran, 19 anni, il quale studia nell'accademia di Tagbilaran per diventare poliziotto. Stanno bevendo tuba. Tutti e tre. Da un contenitore di plastica bianca ormai semivuoto versano il liquido marrone in un bicchiere e, a turno, ingurgitano il suo contenuto. Dopo le presentazioni, il primo gesto di Cos e' quello di offrirmi un bicchiere di quel vino di cocco. Ovvio. Scherzando dico: "Cos'è, veleno?" Loro ridono. Bevo il bicchiere di tuba/arrak casereccia a basso contenuto alcolico. Cos mi racconta che era fotografo ufficiale nel luogo più turistico delle Chocolate Hills, ma per qualche incomprensibile ragione ora non gli stanno rinnovando la licenza. Cos, 33 anni, sposato con un'insegnante di scuola secondaria, entra in casa ed esce orgoglioso con la sua bambina. Fran abita con la famiglia a pochi chilometri da Carmen; mi decanta con orgoglio la bellezza di quei posti e la generosita' dei suoi abitanti. Dice che Dio ha modellato le splendide colline che ci attorniano. Vengo apprezzato perché conosco diverse parole di boholano. Il ventiduenne Jerome, invece, annuisce in modo controllato. Jerome dimostra almeno dieci anni in più.
Improvvisamente spunta un uomo piccolo che si unisce al gruppo mentre Cos ci scatta le foto. Il tempo passa piacevolmente insieme a quella compagnia, ma devo vedere il tramonto sulle colline dall'alto dell'osservatorio. A fatica riesco a congedarmi dopo aver mangiato una guava del giardino verde di Cos e bevuto un secondo bicchiere di tuba.
Con il cuore che ossequia profondamente questi popoli gentili, velocemente ripercorro il sentiero di terra e mi trovo sulla strada asfaltata che porta su', nella collina-osservatorio di cioccolato. Arrivo sulla sommita' un po' tardi, in un Paese dove il tramonto giunge sempre troppo presto. Tutti i visitatori sono andati via, tranne una famiglia di indiani dai bambini che parlano a voce alta.
Lassu' il panorama è straordinario: come funghi spuntati in una notte umida, come montagne di sabbia realizzate da gruppi di ragazzini in una gara di fine estate, piramidi di antichi detriti del mare coperte d'erba si ergono nell'orizzonte roseo e pallido. Misteriose. Il giorno è finito e, con il morire spurio della calura, gli uccelli della foresta sottostante si muovono e cantano; cantano al cielo, alle nuvole che girano per il mondo e alle colline di cioccolato, rendendo omaggio alla pazienza di Madre Natura. Dalla sommita' di una collina qualcuno canta silente insieme a loro.
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P.S. Il terremoto di magnitudo 7.2 del 15 ottobre ha avuto come epicentro pochissimi chilometri dalle Chocolate Hills. L'osservatorio e' stato distrutto. Diverse di queste colline hanno sofferto gravi smottamenti. La visita avviene un mese prima dell’evento catastrofico.