sabato 16 maggio 2020

Uscendo da San Pedro de Atacama

Impossibile evitare la massa di turisti e procacciatori che affollano San Pedro. Sono arrivato ieri da un lungo viaggio proveniente da Tarapacá, I Región. Dalla Puna, dalla meseta vicina al cielo, al deserto di Atacama. Il deserto più arido del mondo.

Le solitudini dell'altopiano le ritrovo dopo aver abbandonato la Ruta 23, prendendo un sentiero indicatomi da un locale. La terra è rossastra con sassi e pietre, dura, a tratti polverosa. Ondate di calore cominciano a salire dal basso. Penetro ambienti estremi, luoghi ultraterreni, come i nomi delle lande che mi circondano. Il sole del mattino è forte e benefico. Non ho acqua né alimenti. Per qualche ora voglio essere purificato, ridotto all'essenzialità dalla sfarzosa natura disadorna.

Alla fine di una breve ascesa la traccia mi porta su un crinale, e la vista liberata comincia a spaziare nell'aria limpida del deserto.
A ovest vedo la valle di Marte, costituita da tanti piccoli dossi marron chiaro e scuro, e di tante tonalità di rosso. Tra queste piccole, singolari, colline si individuano ruscelli salati che lasciano sottili strisce bianche, la cui scarsissima acqua sotterranea ricca di minerali proviene da lontano. Oltre la miriade di minuscole colline e appena di lato osservo una cresta al cui culmine troneggia un manufatto, il preispanico mirador di Pukará de Quitor.

Verso est, dove le Ande confinano con la Bolivia e l'Argentina, prima che nubi cumuliformi impediscano di viaggiare con gli occhi, dominano due vulcani di oltre 5000 metri al cui culmine la neve ha trovato temporaneo riposo. Sono i vulcani Láscar e Licancabur. Nell'aria secca si distingue con chiarezza la fine del deserto di Atacama, la terra che sale, le gole, e quando l'acclivio termina inizia un altopiano meraviglioso.
San Pedro di Atacama è molto vicina, eppure invisibile, racchiusa nella sua oasi di verde creata dall'omonimo fiume che ora è ricco d'acqua marrone. Acqua che continuerà a scorrere sopra la terra arida per poco, dopo la cittadina.

Scendo la cresta in direzione della valle di Marte. Chissà se riuscirò a entrare a Pukará de Quitor per un sentiero irregolare?

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