domenica 10 agosto 2008

BD come periferia del mondo

Sto andando a fondo.
Da qua posso percepire -in un mix continuo ed impossibile- la puzza che viene dalle latrine di sotto, odore di mangiare, di sudore, di muffa, di spezie a me sconosciute.
Ora ho chiuso gli occhi e non vedo piu' la luce che filtra dalla stanza vicina.
Dal fondo del pozzo del mondo posso ascoltare il frignare di alcuni bimbi, il parlottare della gente che vive in questo posto, a pochi metri di distanza dal mio giaciglio. Odo il rumore della pompa manuale e del lavare di stoviglie e di panni. Una persona sospira, qualcuno gia' dorme mentre, da qualche parte, delle radio mandano la loro musica.
Dalle sottilissime pareti di bambù intrecciato non esistono segreti per nessuno. Questa notte ho deciso di dormire nella stanza/casa di Lucio. 2,5 per 1,7 metri circa. Vive in una casa con tante altre abitazioni/stanze fatta di bambu' e lamiera. Tutti attaccati tra loro. Lucio dorme a pochi centimetri da me, sul pavimento. Ora va via la luce e tutto cala nel buio. Il ventilatore cessa il suo incedere ed io comincio a sudare.
Lucio ha deciso di vivere qua, in basso. Prima di dormire sono venuti a trovarci quattro bambine ed un bambino che vivono in questa casa: creature di una dolcezza disarmante.
Sotto la zanzariera penso, ascolto, cerco di capire, mi emoziono un poco.
Il sudore non lo sento piu'.
In fondo al pozzo del mondo si raccoglie l'acqua piu' fresca e piu' pura. Ora ne sono convinto.

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venerdì 8 agosto 2008

BD come Bengala libero


Ieri, sotto 35 gradi ed una meravigliosa umidita', abbiamo fatto un altro pezzo di cammino con il gruppo di volontariato bengalese che lavora con i bambini di strada a Dhaka. Nel primo pomeriggio, in una scuola pubblica, c'e' stata la consueta riunione del sodalizio con lo scopo di valutare il lavoro e scambiarsi le esperienze.
Almeno due volte al giorno -e per un ora circa- a Dhaka l'energia elettrica scompare; quando arriviamo in questa aula i ventilatori non funzionano e la riunione si sta svolgendo al caldo totale. Noi ci presentiamo, diciamo cosa facciamo, ringraziamo per stare con loro e poi ci mettiamo in ascolto. Sentiamo senza comprendere dato che parlano in bengali con qualche intermezzo in inglese; quello che però occupava la mia mente era come riusciva tanta gente di differenti religioni (il BD e' a maggioranza musulmana), età e condizioni sociali trovarsi per uno scopo ben preciso. Volontari che sono molto rari in questo Paese, uno dei piu' poveri del mondo.


Alla sera siamo stati invitati a cena da una coppia di amici di Lucio: persone squisite che ci hanno offerto di tutto e non si stancavano mai di sapere se eravamo a posto. Lui imprenditore, lei laureata in legge; lui lavora e va dove vuole, lei non puo' esercitare la professione perche' e' donna e musulmana. Il marito poi ci ha accompagnati verso il minitaxi, ha comprato una bibita per noi, voleva persino offrirci il costo del taxi e ci ha chiesto, una volta arrivati a casa, di telefonargli per sapere se il viaggio era terminato senza problemi.

giovedì 7 agosto 2008

BD come Bangladesh

BD come Bangladesh. 
Arrivo in un aeroporto decadente sotto il cielo afoso del monsone. Dhaka ha 12 milioni di abitanti. Ci accoglie il missionario Lucio con una volontaria bengalese che lavora nel progetto dei bambini di strada. Mentre Lucio si allontana per contrattare un taxi, veniamo attorniati da ragazzini, curiosi, ed un uomo allegro che succhia il betel.
Oggi pomeriggio, sotto una calura potente e umida, siamo andati a visitare uno dei luoghi dove opera il gruppo di volontariato bengalese, il Pothoshishu Sheba Songothon: New Market, un mercato dove si possono trovare tutte le mercanzie possibili. Qua circa una quarantina di bambini vive totalmente abbandonata dai genitori, vendendo qualcosa, arrangiandosi in qualche modo per tirare a campare. I volontari di questo progetto nel quale Lucio collabora in maniera importante, sono giunti nel punto di ritrovo settimanale, hanno salutato i bambini e poi li hanno divisi in gruppi per farli giocare, sorridere, infondere qualche stimolo positivo. Anche io e Daniele abbiamo giocato con loro utilizzando giochi manuali, dove non c'era bisogno di conoscere la lingua locale.

Queste piccole creature con gli occhi gia' segnati dalle crudezze della vita dimostravano un'allegria ed una fiducia verso noi adulti (gli stessi che li hanno abbandonati, che li maltrattano, li picchiano e li umiliano ogni giorno) sconcertante.
Al ritorno abbiamo preso un bus sferragliante strapieno di gente che ad un certo punto si e' fermato causa rottura del cambio. Con un senso di liberazione confusa siamo scesi dal torrido mezzo e poi saltati su alcuni riscio' a pedali per arrivare a destinazione.
 
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