martedì 5 gennaio 2021

Libero nell'isola La Graciosa

 

È un attimo uscire da Caleta de Fuste per immergersi nell’ambiente semidesertico de La Graciosa.

Un giorno prima della Epifania, in piena burrasca denominata Filomena che sta portando acqua e qualche disagio perfino nelle Canarie. Oggi tira vento da ovest che porta ondate di globi nuvolosi. Decido di salire sull’Aguja Grande che troneggia davanti al mio incedere.

Per evitare le jeep “safari” che scarrozzano i turisti intorno all’isola, prendo un sentiero che punta diritto al mio vulcano.

Mi volto indietro verso le basse case bianche di Caleta de Fuste e osservo l’ambiente che sto attraversando: il sentiero sabbioso, i cespugli bassi in parte secchi rivivono la loro primavera, le minuscole piantine da poco germinate. Gli occhi si spostano verso la mia direzione, la direzione del vento che non porta pioggia. Per ora.

La traccia non indicata che sale sulla Aguja Grande comincia dietro un giardino recintato. La terra chiara di basalto è ora disseminata da ostili pietre vulcaniche e da lapilli, l’inizio del Malpaís. Passo a fianco di qualche orto abbandonato dove pazienti agricoltori avevano utilizzato i sassi per costruire muretti antivento.

Aggirato un canyon, il percorso si inerpica verso il crinale basso del cratere. Qui le rocce sono coperte da licheni dai diversi colori.

Quasi subito sono nella parte più alta del vulcano ma all’orizzonte si profila un flusso di nuvole che scaricano pioggia, dirette proprio verso la Aguja Grande. Il vento fortunatamente è piuttosto forte, quindi l’orda d’acqua dolce dovrebbe essere veloce. Mi riparo dietro delle rocce.

L’ondata di pioggia leggera passa di tutta fretta, lasciando un arcobaleno che termina a poche decine di metri da dove mi trovo. Risalgo nella parte più alta del vulcano per dominare le altre inabitate isole dell’arcipelago più settentrionale. A sud le alte scogliere di Lanzarote sono celate da fitte nuvole che sembrano immobili.

Con il sole, con nuovi arcobaleni nei cieli e nessuna nuova minaccia, scendo nella parte centrale del cratere. Qui, al riparo dai venti e dallo spray marino, in mezzo a cespugli che non hanno resistito alla prolungata siccità, sembra di essere calati in un altro mondo: prati di fiori gialli e bianchi, erba cipollina selvatica e piante sconosciute i cui semi ibernati sono arrivati alla agognata germinazione.

 

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