giovedì 24 maggio 2012

Le viscere di Buenos Aires

E' seducente uscire nell’attimo del tramonto. Invasa dalla primavera che gira intorno ai volti e ai palazzi illuminati di chiaro rosa, Buenos Aires si disvela nella sua essenza. Muovo e muovo gambe che conoscono il suolo, mentre il sole viene prosciugato dietro la metropoli. Rilucenti bus vintage mercedes di linea sfrecciano lungo strade immense insieme ad auto e pedoni che tornano dal lavoro. Il traffico diminuisce lentamente e con esso si allenta Bs. As.la foga del giorno.
Scendendo qualche minuto fa dalla stanza dell'ostello nella avenida de Mayo, ho salutato Chantal, l'incaricata della reception, la quale mi ha invitato a un mate.
Mi allontano veloce dal centro per inoltrarmi nelle viscere del quartiere Monserrat. Trovo vie poco trafficate dove bambini giocano sul marciapiede, osservati dalle madri alle finestre, dove coppie di signori anziani escono a bere un calice di vino in locali stupefacenti nella loro austera semplicita', mentre uomini senza volto immigrati da Perù e Bolivia raccolgono informalmente carta ed altri rifiuti.
Prendo strade a caso inabissandomi sempre di piu' nell'oscurita' della metropoli che non finisce. Nel 2007 andavo a mangiare il bife nella zona di Parque Patricios prendendo la Subte, adesso in venticinque minuti vado al Nuevo Castel's. Mi è stato consigliato da diversi abitanti del quartiere. Dopo l'Independencia ho meno di due cuadras in giu' e sono arrivato a destinazione.
Questa sera il mate di Chantal mi ha preso del tempo, quindi devo mettermi in coda fuori dalla porta d'entrata. Il Castel's e' sempre pieno di gente.
Nella fila davanti a me ci sono una coppia di signori che pare abbiano conosciuto tempi migliori, una famiglia con tre bambini e due giovani. Arrivano altre persone che aspettano fumando sigarette silenziose.
Dopo un quindicina di minuti il cameriere mi invita ad entrare. Il Castel's è un ristorante come tanti in Argentina o in Europa del centro-sud: lungo e piuttosto stretto, piccoli tavoli e sedie in legno, pareti ricche di poster e fotografie a tema, prosciutti appesi alle pareti e formaggi stuzzicanti sulle mensole sopra il banco. Camerieri e cuochi veloci. Ordino un bife de chorizo jugoso con purea e verdure. Mezzo paradisiaco chilo di controfiletto di carne alla parilla.
Accanto a me due uomini d'eta' discutono nel loro enfatico accento porteño, animati da una bottiglia di vino. Cominciamo a parlare insieme. Sono entrambi attori in pensione residenti nel quartiere. Quando arriva il bife de chorizo chiedo loro qualche minuto per gustare la prelibatezza: una piccola montagna di carne tenera, sugosa, saporita, che il palato, la lingua e la bocca intera centellinano a lungo prima di ingerire. Carne alla brace con un pizzico di sale, null'altro per raggiungere l'incomparabile.
I due signori mi raccontano i loro ruoli nelle pellicole argentine, di quando conobbero un importante regista italiano nel tempo in cui: “Quel Paese produceva ancora film come si deve”.
Ormai inevitabilmente lontano dall'infuocatamarip Santa Cruz, sollevo ancora polvere di terra americana, accompagnato da un attore in pensione, mentre le parole sciamano lentamente nell'aria che non puo' tornare.
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2 commenti:

  1. ¡Esteban, che! Volvés a tu casa aquí en SCZ. JR

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  2. ciao, hai incontrato Stefania a Buenos Aires? Come sta? È molto urgente... Grazie.

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