sabato 28 agosto 2010

Sensi in Birmania

Occhi vigili. Passi lenti ed accurati, evitando le buche, i marciapiedi sconnessi e le cose sbattute sul cemento bollente macchiato di rosso. E poi mucchi di terra, ammassi di rifiuti, deiezioni di animali, vecchie infradito solitarie. Quando le bancarelle di uno degli infiniti mercati si spostano da una strada, pare che gli scarti siano maggiori della merce venduta.
Vista acuta quando attraversi la strada: taxi-camion-riscio'-bici-moto-jeep-carri sono piu' grossi e non si fermano davanti ad un pedone. Occhi che si appannano di fronte alla miseria, occhi che ridono incontrando un birmano.

Respiro tenue. Aria che alita di spezie e fritture mischiata al fumo degli incensi e alle diverse tonalita' cromatiche sputate dai tubi di scappamento dei motori. Nelle citta' lo smog entra in piacevole sinergia con sudore e crema solare, annerendo velocemente i bordi dei vestiti a contatto con la pelle. Respira piano e cerca di distrarre l'olfatto quando si fanno strada odori sgradevoli e ventate di caldo torrido che stordiscono; invece assorbi l'aroma delle piante in fiore, delle corolle di gelsomini da offrire al Buddha, dell'erba tagliata e dei profumi di donna. La passione fa avvertire la presenza di alcuni frutti prima ancora di catturarli con la vista.
Impegnati sempre nella sfida per riconoscere la processione interminabile di odori che costantemente vengono incontro: e' una battaglia lunga ed impossibile.

Gusto tenace. Comincia con gli aromi facili ed immediati come l'ananas e il dragon fruit: la soddisfazione e' immediata anche se -come in un'amore veloce- poi rimane ben poco. Ora si sa' dove vado a parare: limbo, paradiso e purgatorio. Il naso lo rifiuta con moderazione, la lingua ed il palato istintualmente vorrebbero scacciare la sua polpa molle. Ma poi arriva il gusto, travolto da una pienezza incontenibile. A differenza dell'avocado che riserva il maggior piacere con il retrogusto, il finale del durian non puo' che discendere la volutta' iniziale. Probabilmente e' impossibile descrivere le fasi di un frutto che non conosce vie di mezzo, che da altezze impensabili, nel giro di un nanosecondo, conduce attraverso incomprensibili e fugaci paludi.
Il curry delle bancarelle di strada riservano piacevoli sorprese, come la zucchina amara cotta con altre verdure e speziata con aromi dolci, le erbe fresche raccolte nei campi che accompagnano la zuppa di noodles di riso, verdure rotonde simili a piccole melanzane bianche che pizzicano il palato quasi fossero piccanti. La bocca gioisce gustando gli spiedini di verdura e carne cotti al momento e non rifiuta lo zucchero che viene abbondantemente versato su un caldo roti.

Udito paziente. Udito che vorrebbe cancellare il fracasso proveniente dalla strada. Clacson immortali con decine di tonalita' diverse ma con una costante: la potenza del suono. Pensi che dopo qualche settimana riuscirai ad accettare il concerto di voci, musica sparata al massimo volume, rombi di motori piu' o meno diroccati e le trombe delle auto. Invece no. Soprattutto in citta' e lungo le arterie stradali, l'udito deve farsi piccolo, insensibile, rilassato.
Raccolgo voci di ragazzi che cantano solitari mentre camminano, gli imbonitori nei mercati e sui treni, voci di bambini viziati e di piccoli senza casa. Suoni di ciabatte strofinate sull'asfalto, cammino leggero di cani randagi liberi, passo potente dei pacifici bufali e ruote di bicicletta che rosicchiano la terra battuta. Gridi di uccelli alieni e vento tra le foglie di palma.

Tatto leggero. Tocca il fresco gomito della statua del Buddha, percependo le migliaia di mani che ti hanno preceduto, i sudici corrimano del bus, le tavole di legno del sedile della classe Ordinary e la maniglia della porta di un devastato gabinetto pubblico. Le mani ed i piedi sudati si coprono di polvere e inquinamento durante un viaggio; percepisci i polpastrelli unti e secchi contemporaneamente, vedi unghie e caviglie che diventano nere, il viso e' una maschera dura. Acqua. Gocce di doccia fresca e purificatrice.
Sento il pavimento dei templi e rimuovo le decine di minuti passati in una notturna Yangon allagata con l'acqua piovana sopra le caviglie ricca di ogni sostanza vagabonda e con i buchi dei canali di scolo invisibili. Accarezzare gatti dal pelo corto e il tronco di un grande albero. Portarsi la mano sul viso per allontanare l'eterno sudore, sbadigliare tenendo le dita scostate dalla bocca.

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