venerdì 20 luglio 2018

Parón


lunedì 16 luglio 2018

La piramide sopra il lago Parón

Aspettiamo che il mezzo si riempia, poi partiamo. Salita, coltivazioni di fiori, cime innevate e sole. L'auto collettiva porta a Parón.
Vengo lasciato alla fine del villaggio, in un bosco che conduce presso una valle dalle lisce pareti rocciose che obbligano per uno stretto passaggio. Siamo a più di 3300 m di altitudine.
Passo un posto di controllo ancora deserto e comincio a prendere sentieri che accorciano la strada sterrata. Bosco, umidità, acqua che scorre da qualche parte: il torrente. Nell'assoluta solitudine guadagno tornanti ancora nell'ombra della valle angusta; superate queste curve, sono obbligato a percorrere la pista sterrata.

In seguito la valle si apre, concedendo alla vista, a destra e sinistra, diverse cime della cordillera Blanca. Ma e' in fondo che primeggia il diamante più prezioso: la piramide di Garcilaso. Nonostante la moderata altitudine il passo accelera ancora per poter cogliere da vicino il geometrico gioiello della natura.

In due ore e cinque minuti sono al lago di Parón, 4200 m. Una mappa del parco nazionale Huascarán illustra un corollario di cime che attorniano la laguna: tre montagne di oltre 6000 metri, altre di 5000. E davanti, leggermente spostata a destra, la piramide.
Un ragazzo del luogo mi spiega che un sentiero sulla sinistra costeggia il lungo e stretto lago. Bevo un sorso d'acqua e via per il percorso lacustre!


Il tracciato formato da ghiaia e sassi bianchi, ombreggiato periodicamente da alberi bassi, porta verso il ghiacciaio formato dal monte Chacraraju, 6112 m, e dalla indescrivibile piramide de Garcilaso, 5885 metri. Sono stupito, confuso e quasi riuscirei a volare sulle acque imperscrutabili della laguna Parón.


Quasi alla fine del lago, proprio sotto il ghiacciaio, mi siedo sulla riva bianca dello specchio d'acqua. L'irradiazione solare è fortissima, come pure la passione.

Rimango un tempo sconosciuto presso le acque gelide del lago, spostando gli occhi da una montagna all'altra, da una roccia ad un ghiacciaio, da un torrente cobalto alla perfetta piramide bianca di Garcilaso per meta' abbagliata dal sole. 

giovedì 28 giugno 2018

Lago Churup, Cordillera Blanca


Il combi parte dall'angolo con Las Americas, Huaraz. Destinazione Pitec. Nel minivan pubblico ci sono solo stranieri.
Subito la strada sale, passando villaggi contadini dalle case con muri di terra e tetti con tegole: su molte di queste coperture svetta un crocifisso metallico. Campi di grano verde, ortaggi e tante coltivazioni di fiori. Più tardi un agricoltore mi dirà che la produzione floreale raggiunge direttamente i mercati delle lontana e grigia capitale.
Nella sua ascesa il combi affronta forti pendenze quasi senza tornanti.
Ad un certo momento la vegetazione si dirada lasciando il preludio alle terre alte. In questa giornata senza nuvole, oltre le montagne più basse sorgono cime aguzze luccicanti neve e ghiaccio.

A Pitec, 3800 m, il minivan ci lascia presso una delle porte d'ingresso del parco nazionale Huascarán, cordillera Blanca.
Prendiamo subito il sentiero che condurrà al lago di Churup, destinazione finale.
Dopo aver chiacchierato e sciorinato le loro esperienze sulle montagne andine, i passeggeri del combi silenziano le loro bocche e si distanziano a gruppi di due-tre persone. Parto per ultimo. L'aria fresca e leggermente rarefatta penetra con forza nei polmoni.

Il sentiero ben segnato prima si arrampica su un costone di un'antica morena, poi affianca una valle stretta. L'ambiente e' austero, secco, punteggiato da radi cespugli e dall'erba di montagna.
Entrando nella valle dove scorre il torrente proveniente dal lago, la vegetazione diviene più rigogliosa, con preponderanza di alberi di queñua dalle cortecce nocciola che si sfogliano.

Circa a 4200 metri passo una serie di muri di roccia con l'aiuto delle corde fisse. All'ombra l'acqua e' ancora ghiacciata dalla notte.
Superata la zona rocciosa mi trovo non distante dal nevado Churup, 5495 m.

La laguna di Churup, 4450 m, la raggiungo in fretta. Il lago e' incarnato in una barriera di rocce ripide. Alla sua sinistra svetta severa la cima Churup. Un lago alpino dal colore blu-verde smeraldo. Bello. Salgo subito al mirador che domina lo specchio d'acqua.
I passeggeri del combi stanno ancora arrancando nell'ascesa.

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giovedì 14 giugno 2018

Lima, primo impatto


Un misto di nebbia, inquinamento e foschia attende il tramonto sulla citta'. Sono le 17 e non so cosa fare.

Decido di uscire dalla struttura aeroportuale, pur rimanendo nel suo protettivo sedime.
Faccio due passi con la borsa in spalla in attesa che arrivi la decisione. Decine e decine di passeggeri vanno sicuri verso le loro destinazioni. Parlo con un taxista abusivo, poi incontro di nuovo Miguel, un conducente autorizzato.
Vorrei uscire in strada per prendere un bus o un taxi collettivo ma so che e' complicato e pericoloso. Sono appena arrivato in Peru'. Quindi contratto con Miguel.
Miguel e' un taxista giovane e spigliato. Mi mostro tranquillo e senza fretta. Alla fine l'autista accetta la tariffa che gli propongo. Si parte per Miraflores.



Appena saliti in auto Miguel chiude la sicurezza delle porte. In due secondi siamo nel traffico violento e infinito di Callao. Auto malandate e luccicanti SUV, camion sbuffanti fumo, bus di linea pieni all'inverosimile, pedoni che corrono per non essere falciati durante l'attraversamento. Coda. Coda. 


Il suono continuo dei clacson si suddivide principalmente dal tocco leggero del taxista che cerca passeggeri, dallo  strombazzare lungo del guidatore arrabbiato. Continuamente a venti centimetri dalla collisione con un altro mezzo.


Dopo aver passato un'uscita che porta al centro storico, ci inoltriamo verso il sud dell´immensa metropoli. Mentre l'aria fosca si tinge di oscuro grazie al tramonto, Miguel mi racconta di suo figlio e della famiglia, e della sua Lima. La radio propone un miscuglio di musica andina, raggaeton e pop latino.
 
Raggiungiamo il mare. I viali puliti ed ordinati di Miraflores ci accolgono con il buio del cielo palpabile. Ristoranti, locali, palazzi signorili protetti da filo metallico elettrificato. Sono quasi arrivato.

La lotta del traffico non si esaurisce neanche a Miraflores, Lima.


 
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