martedì 25 agosto 2020

L'infinita godibilità del transito: Tilcara, Nord Argentina

«Le canto porque (la Luna) ya sabe de mi largo caminar» Atahualpa Yupanqui

 Lame sottili di sole filtrano tra le foglie dei pioppi. Montagne colorate e clima stupefacente mi circondano. È questa l'eterna primavera che cerco nel mio vagare. Gennaio 2020 a sud dell'Equatore perso oltre i duemilatrecento metri delle Ande argentine. L'autobus per Tilcara arriva in anticipo. Lo stato di transitorietà, il movimento senza uno scopo apparente è la mia droga. Prendo posto insieme ai molti turisti nazionali ancora accompagnati dalla spensieratezza.

Ieri ho cenato in una peña folclorica di Purmamarca. Roba per villeggiatori con prezzi non economici, ma dovevo farlo. Buona musica dal vivo prodotta da un gruppo locale. Ad un certo punto il leader del conjunto ha cominciato a chiedere la provenienza dei commensali. Quando è toccata a me ho detto con noncuranza che venivo da Santa Cru(z), Bolivia orientale. Qualcuno si è girato verso di me. Il "cruzeño" si è poi commosso quando ha risentito Luna Tucumana interpretata dal gruppo musicale.

Ancora con le note di Tucumán querido nel cuore attraverso spazi semidesertici della remota Provincia di Jujuy. Quasi subito l'autobus raggiunge la Ruta 9 che collega Buenos Aires con Tarija, Bolivia.  Prendiamo la direzione Nord. La valle che percorriamo è ampia, illuminata di sbilenco da un sole accecante. Dove scorre i torrente rosso di limo crescono pascoli, orti, campi coltivati e alberi; risalendo con gli occhi la vegetazione si limita a cespugli, ciuffi d'erba e cactus. La terra, i sassi, la roccia mostrano a nudo attraverso i loro colori le differenze geologiche che quei territori hanno vissuto. Panorami meno estremi di Atacama e senza cime innevate di 5000 metri in vista; panorami da ovest selvaggio dalle montagne smussate, dalle valli secondarie che si incuneano in profondità misteriose.

Molto presto arrivo a Tilcara. Il bus si ferma nel polveroso terminal di provincia. L'aria fresca odora di tortillas, di fiori e di secco. Ad un signore che scende da un datato pick-up Ford chiedo dov'è l'ufficio comunale del turismo. Ho bisogno di un alloggio. L'uomo di mezza età mi risponde con quel modo quasi compassato ma gioviale, gentile e sincero di molti argentini.

Quanto mi fermerò nelle Quebradas de Humahuaca? Molto più del previsto.

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domenica 23 agosto 2020

Vagando libero attorno Purmamarca

 

mercoledì 22 luglio 2020

Purmamarca, Jujuy, Argentina

Dopo 8 ore di viaggio sono a Purmamarca. L'autobus della compagnia Andesmar ci ha rapiti, ammaliati, indolenziti per 600 chilometri attraverso la catena andina che dal Cile ci porta a Jujuy, Argentina. Dislivelli impossibili e visioni difficili da descrivere che dal deserto di Atacama portano all'altopiano e quindi alle quebradas.

Salto giù dal bus e tocco ancora una volta la terra argentina. Insieme alla Bolivia tropicale, l'Argentina è il posto del cuore.
Oltre la barriera di pioppi che sorridono all'estate australe, incontro il paese di Purmamarca, 2300 metri sopra il livello dei lontani oceani. Oltre Purmamarca, le montagne dai molti colori della Quebrada de Humahuaca, patrimonio dell'umanità UNESCO.

Dopo aver trovato con fatica un alloggio prendo subito la strada che porta al Paseo Colorado. È un tardo, lungo, pomeriggio del gennaio 2020, affollato da turisti argentini provenienti dalle regioni più a sud. Il sole è nascosto da uniformi nuvole volatili.

Le terre aride di queste zone partoriscono gli splendidi cactus Cardón: piante massicce, compatte, dai fusti estremamente aggraziati. Insieme a quelli della Bassa California sono i cactus più spettacolari mai visti. Il Paseo Colorado attraversa panorami del nord del Messico, di film ambientati nel Far West statunitense: cespugli spinosi, terra arida, sassi dalle mille tonalità e cactus. Polvere di meraviglia che penetra lentamente nel circolo sanguigno. Tutto viene incorporato.


Lasciato il paese di Purmamarca a sinistra si innalza un dosso, una collina le cui venature orizzontali sono diversamente colorate. La montagna dai Sette Colori. Più avanti la strada si restringe quasi in una gola la cui terra circostante è uniformemente di rosso mattone. Successivamente il suolo diventa grigio, verde, beige, marrone.
Scambio qualche battuta con una coppia di Tucumán i quali mi consigliano di visitare Tilcara e Humahuaca. Lo farò.
Quasi tutti quelli che incontro hanno il thermos di acqua calda per la sacra yerba mate. Obvio.

Sono stanco. È ora di tornare. Devo acquistare del vino, frutta e qualche alimento rigeneratore.

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martedì 21 luglio 2020

Laghi salati in Argentina


 
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