martedì 11 agosto 2015

Percorrendo la Panamericana verso sud

Il gruppo di rumorosi turisti colombiani hanno cominciato a fare rumore nell'hotel dalle 4 del mattino. Alle 6 sono in strada, sulla strada lastricata del bel centro storico di Popayán, diretto verso il terminal. Le vie vuote, da poco la luce dell'alba, il problema della sicurezza in Colombia. La mente si consola con un ritmo dall'ultimo lavoro del britannico Lapalux.
Arrivo alla 6:20 al terminal. Niente. Il minivan diretto a Pasto e' completo. Impreco.
Alle 6:50 parto con un minibus non esattamente dell'ultimo modello. Quasi tutti i passeggeri hanno i tratti somatici degli indigeni andini. "It's over, I am older", recita il pezzo di Lapalux. Velocemente prendiamo la Panamericana inforcando la direzione sud.
Prospettiva di viaggio piu' che discreta: e' mattina, siamo a 1800 metri di altitudine, raggiungeremo i 2500 di Pasto, il bus senz'aria condizionata forse non sara' un problema. Forse. Invece subito scendiamo diritti diritti verso il caldo, addentrandoci tra valli e montagne. Nonostante sia domenica, grossi camion sbuffanti fumo nero rallentano l'odiata discesa. Metto le cuffie cercando brani che infondano buon umore. Il ragazzo simpatico vicino a me con il quale ho scambiato due battute si addormenta.
Verso i 1100 metri, quasi l'altitudine di Cali, dopo solo un'ora di viaggio, facciamo una pausa; evidentemente l'autista vuole fare colazione. Pace. Mi concentro sul panorama circostante ricco di alberi tropicali che esprimono tutta la loro grandezza, espandendosi in alto ed in largo. In mezzo a questi boschi ci sono alberi dai fiori rosa e rosso vivo, quest'ultimi somiglianti alle bellissime piante che portano il nome di gallito o ceibo. Accanto alle rare fattorie sorgono piccole piantagioni di banani, mais, yuca e grossi alberi di mango.
La discesa del bus sembra non finisca mai, incuneandosi tra stretti tornanti e vegetazione sempre piu´arida. Il sudore corporeo comincia ad esprimersi con intensita'. Dopo essersi riaddormentato, il ragazzo accanto a me si sveglia e mi chiede se siamo arrivati ad un dato paese. Gli rispondo che non lo so. Evidentemente il rumore del bus gli ha in precedenza impedito di scovare il mio accento straniero. L'informo che siamo a 700 metri di altitudine e nel mezzo di una valle quasi desertica. Lui annuisce assonnato. L'autobus percorre per diversi chilometri questa valle costituita da alberi bassi, cespugli, cactus e terra gialla.  Nel mezzo scorre un torrente, un alieno nel secco desolante. Poche le abitazioni.
Il sudore scompare risalendo oltre 1700 metri sopra il livello del mare. Il ragazzo dallo sguardo gentile e' gia' sceso da un pezzo.

Dopo circa sei ore di viaggio ed aver oltrepassato un passo a 3100 metri, raggiungiamo Pasto. Come dice il nome (pasto = erba, pascolo) l'umidita' e la pioggia raggiungono con generosita' la citta' rendendo i boschi e la vegetazione di un verde intenso. La Panamericana prosegue verso sud, verso Ipiales e la frontiera con l'Ecuador. 

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