giovedì 30 aprile 2015

Sotto il vulcano Manado Tua i pesci danzano (2)

Dove vanno i pesci blu con le pinne che fluttuano lunghe nell'acqua? Forse sono stati da poco a rendere omaggio al vulcano Manado Tua e alle sue correnti speciali. Saranno ormai una quindicina di minuti che vago tra picchi, vallate e dirupi delle acque di Bunaken, in direzione del vulcano, e la processione di blu redtooth triggerfish continua senza apparente termine.
La giornata è serena e calda, ma nell'acqua si sta bene. Sempre. Dopo un'ora di cammino per raggiungere il pontile di Alung Banua sono immerso nell'elemento della quasi inspiegabile levità, nuotando piano tra coralli che si inabissano nell'imperscrutabile profondità del mare.  Muovendosi facendo il minimo rumore, senza pinne e altri orpelli, dopo un certo allenamento l'udito si affina: riesco a udire scatti improvvisi di pesci, il loro raspare con la bocca sulla roccia per trovare alimento, gorgogliare di bollicine che dal fondo si liberano verso l'alto, e ad avvertire il pericoloso rumore di qualche motoscafo di passaggio. La grande barriera che guarda in fronte l'isola vulcanica di Manado Tua è una meta importante per i sommozzatori. Odo ancora l'intimo mio respiro, i sommessi mugugni e la voce mentale che comunica la passione.
Ma ecco che incontro qualche isolato esemplare di stripe surgeonfish colorato orizzontalmente da strette e alternate fasce blu, gialle e nere. I miei pesci favoriti. Un inchino è dovuto ancora una volta al Moorish Idol e al suo fluttuante vessillo bianco.  Questa parte della costa è meno affascinante di quella orientale, probabilmente perché nel passato i pescatori qui si sono maggiormente accaniti. Accelero il mio nuotare in direzione del vulcano che fatica ad avvicinarsi.

Dopo un'ora di nuoto sono quasi a ridosso di una grande boa che segna la svolta verso il canale di mare che separa Bunaken da MTVManado Tua. Sono arrivato. Il luogo è deserto tranne una barchetta che trasporta due turisti locali muniti di ombrello parasole. Dalla barca affusolata il panorama deve essere straordinario: da un lato la costa bassa piena di mangrovie dalle radici denudate dalla bassa marea e a poche centinaia di metri il perfetto vulcano coperto di vegetazione le cui pareti si gettano nell'acqua. E poi sotto il liquido limpido, diafano, fermo, che permette di osservare sé stessi su una barca di legno sospesa nel nulla della trasparenza e il mondo subacqueo sottostante.
Giungendo al mio parziale periplo non ho potuto non notare che in questo angolo dell'isola la barriera corallina si allunga molto verso l’esterno. Con la bassa marea ora posso scivolare su decine e decine di metri quadrati di cespugli di antozoi in perfetto stato di salute, pesci timidi che trovano conforto e riparo tra coralli con forma e colore dei più disparati. Esploro ancora una volta emancipato dal tempo, conscio che la via del ritorno è lunga.
In questo momento dove brama e fervore si sommano alla stanchezza, le iridi dietro il vetro della maschera cominciano a comprendere il perché della leggenda locale che narra le meraviglie di quest'angolo di mar di Celebes: nello stretto che separa il vulcano Manado Tua vedo centinaia di redtooth triggerfish blu dalle code che oscillano, i grandi pesci unicorno che sembra provengano dalla preistoria, i butterflyfish dai mille colori, gli anemoni con i clownfish, i coralli che quasi toccano il cielo nella bassa marea. L’insieme,  nella sua straordinaria armonia, è un tributo a Madre Natura, ma questo posto ha qualcosa in più... Forse sono le correnti lievi che si incrociano, magari un sotterraneo fluido ancestrale proveniente dal vulcano, o il luogo nella sua complessità fa intuire di trovarsi in una condizione di grazia. Sotto il vulcano i pesci ondeggiano a mo' di danza e, accanto a loro, una figura umana tenta goffamente di imitarli.

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