venerdì 11 aprile 2014

In barca verso Cabilao

Il canto gutturale, quasi triste di un uccello dei tropici accompagna lentamente il mio stato di coscienza dal mondo onirico a quello che qualcuno definirebbe reale. Osservo calmo la stanza dall'aria risucchiata dal ventilatore. Fuori la finestra una nuova candida, spietata, giornata si alza. Le foglie delle palme da cocco sono immobili. Niente vento. Posso attraversare il tratto di mare di Bohol che separa l'isola di Pangangan da Cabilao sulla barca di Jef.  Ascolto immobile ancora per un poco i richiami del volatile, prima che la mente mi catturi verso le prospettive di un nuovo giorno di cammino.
Passo da Jef. Emi mi dice che suo marito mi aspetta alla spiaggia. Saluto con gratitudine Emi: vorrei ringraziarla anche per quel senso di essere dentro alle cose provato frequentando quella casa di legno e lamiera. Non riesco a farlo.
Durante la navigazione sapro' che Jef ha perso quasi una nottata di pesca per accompagnarmi al mero costo del combustibile: 120 piso.
La piccola imbarcazione bianca di Jef con i bilancieri di bambu' è pronta per il forestiero che viene dalla strada. Mentre Jef mantiene ferma la barca, appoggio prima lo zaino, poi barc1salgo davanti. Jef spinge e sale dietro di me. L'acqua è così trasparente che pare non esista. Poche remate verso la moderata profondita', quindi il ronzio del motore prende forma, e con esso si vola su quella meravigliosa impalpabilita'. La brezza della prima mattina mi si appoggia sulla pelle, scacciando il sudore primigenio.
Saluto l'alta marea di Pangangan, le sue palme, il villaggio e le mangrovie sullo sfondo. Alcuni bambini con l'uniforme scolastica osservano dalla riva con curiosita' l'estraneo accompagnato dal pescatore.
Sono ancora in movimento, una delle essenze del viaggio, e un imperscrutabile fremito di gioia mi attraversa il corpo. Velocemente doppiamo la punta nord-est dell'isola, dove l'altro giorno ho visto un'inattaccabile coppia di lionfish, e, in lontananza, appare la sagoma di Cabilao. Ilbarc2 mare è deserto, piatto, anche se qualche increspatura si affaccia dove esso diviene piu' profondo. Con un volto di gentile serieta', dietro di me Jef guida la sua barca bianca.
Oltre Cabilao, tra una lunga fascia di nuvole globose, si insinuano le montagne di Cebu, e penso ancora una volta alla recentissima tragedia navale che ha interessato quel tratto di mare tra Bohol e Cebu, quattro giorni prima della mia traversata.  http://travel-ontheroad.blogspot.it/2013/10/avversita-filippine.html   
L'isola di Cabilao è conosciuta per la qualita' dei suoi fondali, meno per le sue strutture di accoglienza spesso dedicate a gruppi organizzati di subaquea. Jef dice che a Cambaquiz ci sono degli alloggi ma non conosce i prezzi.
I minuti si consumano lentamente gustando l'odore del mare e i colori freschi generati dal sole obliquo. Cabilao si avvicina con la sua forma di fungo piatto emerso dall'oceano.
JefbDopo poco tocco la sabbia chiara del villaggio dal nome spagnoleggiante di Cambaquiz. La breve traversata e' finita e non mi resta che salutare Jef. Un amico. Lo osservo allontanarsi rettilineo verso la sua isola, verso il suo mondo.
Dalla spiaggia un uomo si avvicina e mi chiede cosa voglio. "Cerco un posto dove dormire", rispondo.
 
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