venerdì 13 dicembre 2013

Il nord-ovest di Bohol

L'entroterra di Bohol non lo si dimentica facilmente. Il van preso alle 7 da Carmen e diretto a Tubigon viaggia imperioso tra boschi, villaggi, chiese, scuole e colline. Queste ultime sono simili alle prodigiose Chocolate Hills: a momenti gli alberi della strada si schiudono per mostrare coni coperti da vegetazione arborea alla base e di erba che accompagna il vento, sulla sommita'. Raramente il pulmino si ferma per raccogliere qualche passeggero, diretto anche lui verso la citta' costiera.
Il centro di Tubigon lo raggiungiamo molto prima delle 8. La mia destinazione sono le acque limpide dell'isola di Cabilao. L'ispanica piazza centrale è un via vai di jeepney, auto, tricycle e di persone. In alto la chiesa di san Isidro guarda paziente le sue anime inquiete. Pare in rassegnata attesa del prossimoTubplaz evento naturale che la fara' tremare forte forte.
Qualcuno mi dice che l'ufficio informazioni turistiche del municipio apre dopo le otto. Troppo caldo per camminare con lo zaino, quindi lascio subito il mio fardello ad una guardia comunale. Giro svogliato per la cittadina, visitando la chiesa, qualche negozio, l'imbarcadero dei traghetti che portano lontano. La pelle segue la tiepida ombra portata dagli alberi e dalle case. Sono un vampiro che odia l'inevitabilita' della calura.
Tornato in comune mi fanno passare al piano superiore; qui un giovane che dovrebbe essere un addetto dell'ufficio turistico ma probabilmente è qualcosa di piu', mi conduce in un bel salone coloniale. Nel locale è presente un altro ragazzo. Spiego che desidero raggiungere Cabilao. Loro mi consigliano di andare nella piu' vicina isola di Pangangan, anche lei fornita di acque dove sotto splendono i coralli. Se non fosse per i tratti somatici delle persone, la mente affermerebbe che mi trovo in qualche pueblingo attorno la querida Santa Cruz, dove le nuvole d'America si rincorrono tra loro. http://travel-ontheroad.blogspot.it/2011/07/le-nuvole-prima-di-santa-cruz-panorami.html
Il giovane uomo del municipio di Tubigon dall'orientamento sessuale decisamente aperto mi accompagna fino alla fermata dei van con aria condizionata che si dirigono verso Tagbilaran. Mi indica un mezzo in partenza. Chiedo all'addetto il prezzo del passaggio, lui mi spara una cifra moderatamente esagerata, lo guardo e giro le gambe senza rispondergli. Appoggio lo zaino sotto una pensilina, in attesa che la jeepney locale si riempia di passeggeri per partire. I tempi sono così dilatati che, in accordo col conducente della jeepney, riesco a mettere in corpo un pasto con doppia razione di riso, ad acquistare acqua e pane per il soggiorno isolano. In tasca ho l'indirizzo di un posto dove dormire e tutte le indicazioni per arrivarci fornite dal gentile amico del municipio.
A Calape uno scassato tricycle parte alla bridpangvolta di Pangangan carico di sei isolani e del sottoscritto col suo zaino attaccato al tettuccio. L'isola e' collegata a Calape da un lingua di terra e mangrovie.
Pangangan è piccola, piatta, abitata da pescatori e da cani liberi. Nei fine settimana arrivano i villeggianti locali. Il tricycle mi lascia davanti ad uno dei pochi luoghi turistici dove vengo subito accolto da una signora corpulenta. Dopo il benvenuto la donna racconta che ha ricevuto una telefonata dal giovane di Tubigon, il quale avvisava la mia venuta. Così sono i boholani. Ci sediamo davanti al mare, sotto l'ombra evanescente delle palme da cocco. Osservando velocemente le abitazioni del resort, le mie preoccupazioni si infittiscono: troppo raffinate per il mio standard. La signora propone un cifra che non posso accettare.
Alla fine riesco ad ottenere un buon prezzo per una stanza con bagno, a patto di non utilizzare l'aria condizionata: 1000 piso per tre notti, pagamento anticipato.
L'acqua calda della bassa marea accoglie il corpo poco prima di librarmi totalmente nel suo fluido trasparente. Devo stare attento ai ricci di mare. 

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