lunedì 29 agosto 2011

Le nuvole dentro Santa Cruz – Panorami metropolitani

Anche se nessuno lo sa, le nuvole gareggiano tra loro nel cielo. Non è una competizione insana come avviene più in basso tra scatole di latta a motore, ma un divertimento appassionante. I globi con maggiore esperienza cercano aliti propizi di corrente con lo scopo di guadagnare qualche metro rispetto ai loro compagni, tuttavia l'impresa risulta non facile. Il Norte è troppo maledettamente uniforme, e l'America è il luogo dove si celebra il viaggio per eccellenza.
Dopo la cavalcata sul mare di foreste e sui coralli montagnosi che lentamente si innalzano verso ovest, le nuvole sono al cospetto della Città. Là sotto è sabato pomeriggio e tutto pare più tranquillo. Meno micros e clacson in giro, meno esseri a due zampe che inseguono l'affanno: sono condizioni favorevoli per abbandonare per qualche minuto il gioco della velocità nel cielo e osservare quello che succede in basso. 

 
Due milioni di abitanti, la stessa quantità di bancarelle nei mercati, decine di migliaia di pick-up e tanti cani liberi. Bianca SCZcome le pareti delle case, verde come i pascoli immensi che la circondano, marrone di tetti e di sabbia su cui è fondata. Negli alberi dei suoi viali le nuvole si ammantano di giallo, arancione, malva, rosso, impregnandosi di pollini e di aromi straordinari; incontrano piccoli gruppi di pappagalli verdi il cui suono acido arriva in alto, vedono le piastrelle esagonali delle strade che portano al centro.
Anche se in basso il vento del Norte ha aumentato la sua intensità causa la distruzione della riserva forestale del Choré, passato il tercer anillo le nuvole scendono di quota per osservare da vicino il nucleo di Santa Cruz. Qui cominciano i palazzi dei benestanti, i semafori, le ville chiuse da muri con filo spinato elettrificato, le case a quadrilatero con il patio centrale, i locali del divertimento. Qui si raccolgono anche ragazzi di strada che sniffano colla, prostitute e uomini sventrati dalla vita. Sulle chiare strade pavimentate scivolano tranquilli mezzi a motore, mentre negli angoli più oscuri odoranti di orina piccoli vortici trasportano un insieme di carta, sabbia, plastica.
E' sabato pomeriggio con il sole tropicale in ritirata verso altri mondi ma ancora ricco di calore, e dai cortili inizia la preparazione del rito della festa: sedie di legno poste in circolo, pentole ricche di cibo, pile di piatti di vetro, musica a livelli pornografici, pornografiche quantità di alcol che nei casi migliori dura fino alla luce del giorno successivo. E sbornie e balli infiniti.
Ora le nuvole passano radenti il campus dell'Università autonoma, attraversano il primo anello e sono nel cuore della metropoli. Risalgono la breve pendenza della calle Junín contando le sue piastrelle dai sei lati e le case basse dai tetti sporgenti sorretti da colonne in pregiato legno tropicale. Quasi al termine della via ci sono un paio di alberghi dove dei giovani europei venivano a passare il fine settimana; gli occhi delle nuvole respirano ancora i sentieri raminghi dei loro amori e l'eroica solitudine che impregnava i loro corpi magri. Mai sarà dimenticato tutto questo.


In un soffio i globi sono sopra la piazza principale. Vedono palazzisczplaza chiari in stile coloniale e quasi toccano le guglie della cattedrale. Con addosso il profumo dei fiori di frangipane, quando ormai si trovano tra la calle Sucre e la René Moreno, le nuvole prendono quota senza distogliere l'attenzione dall'epilogo del centro cittadino, dove forse si raccolgono gli angoli più belli della metropoli.
Le ultime occhiate sopra la Città della Croce potenziata sono destinate ai locali più alla moda a sud, tra il primo e secondo anillo, di seguito le nuvole veleggiano definitivamente in alto. Ora possono tornare e dedicarsi alle loro pazienti competizioni, in attesa che il cielo d'America le accompagni verso nuove mutazioni di mondo.

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