giovedì 21 dicembre 2017

Zac Mex


mercoledì 13 dicembre 2017

Zacatecas

Zacatecas alle ore 12 è un fiume di gente.

Scendo dal viaggio da nord saturo di panorami essenziali, disabitati, costituiti da montagne e pascoli, da un cielo sazio di sole. Persone con camicie a quadri, jeans, stivali e cappelli da cowboy. L'estetica western tradotta e sussunta negli aridi altopiani della Sierra Madre.
Esco e respiro con pienezza l'aria del luogo. Inspirando la brezza fresca e, al contempo, esalando l'atmosfera che congiunge rétro con piccole frange di contemporaneo messa insieme nel tragitto da Durango, non posso che gioire del mondo. Zacatecas è laggiù nella conca. Una perla custodita nella sua valva.
Fuori dal terminal un taxista mi chiede se voglio un passaggio. Gli sorrido e gli chiedo invece dove passa il pullman urbano che porta alla città. Mi risponde con gentilezza.

Il bus numero 8 si insinua lentamente nella Silver Town patrimonio dell'UNESCO. Zacatecas alle ore 12 è un fiume di gente. Palazzi ben conservati in stile europeo, case coloniali, hotel e negozi con le insegne scritte rigorosamente sui muri frontali. Chiese e piccoli giardini verdeggianti. Turisti locali, indigeni e curiosi. Gli ambulanti vendono frutta e verdura, empanadas e gorditas, bevande fresche dai colori sgargianti.
La città è circondata da colline di rocce e vegetazione rada. Tra loro spicca il cerro de la Bufa dove in passato abitavano gli indiani zacatecos, ora sede di un osservatorio e di un santuario. La storia della conquista continua a reiterarsi.  
Mi fermo in quella che pare sia la zona più centrale della città. Il traffico serpeggia lentamente per le vie strette. Clima perfetto. Mi godo l'atmosfera che si dilegua tra strade anguste in pendenza.

Un negoziante mi indica un hostal economico situato in una via tranquilla. "E' l'unico nel centro, ed è buono", aggiunge. Entro. Una signora mi mostra la stanza con bagno e acqua calda. Quasi un lusso. 250 pesos scontata.
Una delle più belle città del centro-nord del Messico è lì, fuori.

Diritti riservati Creative Commons





martedì 28 novembre 2017

Sierra Madre Occidental


venerdì 17 novembre 2017

Hidalgo del Parral

Se ora sento di essere arrivato ad una svolta della vita, non è per ciò che ho guadagnato, ma per ciò che ho perduto.
A. Camus

Arrivo a Parral in un pomeriggio caldo e senza vento. La stazione degli autobus regionali è una vetrina situata in una strada qualunque della città e la sua sala d'aspetto tracima nell'entrata di un hotel ad ore. Chiedo alla signora della ricezione se il prefisso telefonico scritto sul vecchio biglietto aereo corrisponde alla località. Lei annuisce, offrendomi una chiamata dal suo cellulare.
Timoteo arriva quasi subito con il pick-up. La sacra domenica mi introduce nell'ambiente familiare radunato attorno ad una parrilla, al riparo dal sole bruciante di Chihuahua.
Sono giorni che assumo poche proteine e la grigliata nella casa di Timoteo è davvero provvidenziale. Birra, agua de jamaica fatta in casa, carne, patate e molte pietanze portate dai parenti.
Mentre Timoteo mette musica elettronica europea, la famiglia allargata mi pone domande alle quali non sempre riesco a rispondere. Cosa. Dove. Chi. 
Un figlio arriva dopo il lavoro in un ristorante. E' stanco ed accaldato. Mi racconta che ha studiato scuola alberghiera proprio a La Paz, Baja, dove ho conosciuto il padre. Cerco di bere poco. La madre di Timoteo infine serve nieve de limón per tutti.

Quando il sole si rifugia dietro colline lontane ed i parenti cominciano a diminuire, Timoteo mi porta a fare un giro per la città. "Vedi, questa è la strada dove hanno ucciso Pancho Villa", mi spiega. "Questa è la cattedrale, il municipio, il fiume".
Il buio è rischiarato dalle luci dei lampioni e dei palazzi, dai fari delle auto che carosellano compulsivamente attorno le vie centrali.
"Dove ti porto?", chiede infine il mio ospite.
"Alla stazione degli autobus interstatali", rispondo.

Una notte senza sonno, con il tempo immobile, in un terminal dove arriva e parte gente. Dove anime, famiglie, parenti, si lasciano senza sapere se mai si rivedranno. La separazione, la perdita sono i momenti più strazianti che contraddistinguono gli umani.

E' l'una e venti precisa quando parto verso il sud, Durango. 555 pesos. Al salire gli addetti della sicurezza ci riprendono con una telecamera e perquisiscono il bagaglio a mano.
Il primo di tanti viaggi notturni nelle praterie del Messico.
  
Diritti riservati Creative Commons
 
Creative Commons License
Travel Viaje Viaggio Voyage by Dr. Stefano Marcora is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at travel-ontheroad.blogspot.com.