venerdì 18 giugno 2021
martedì 25 maggio 2021
La costa di Puerto de Santiago. Tenerife sud
«Le cose visibili sono d'un momento,
quelle invisibili sono eterne»
San Paolo
Da quando la permanenza nelle Canarie si è dilatata in modo inverosimile, molto è cambiato. Come la familiarità con l'ambiente ogni giorno diventa più naturale, così anche l'approccio con il tempo e l'impostazione delle giornate è mutato. Si attenuano per poi tornare a esplodere momentaneamente alcune caratteristiche del viaggio come l'esplorazione, la tensione verso l'alterità, la purificazione e l'essenzialità. Ma poi... basta uno spostamento, una nuova inaspettata situazione per riattivare gli oliati meccanismi del cammino che assapora appieno la libertà, mandandola giù fino al fondo del cuore.
Il sole sulla costa sud di Tenerife è forte quando scendo calle La Hondura per raggiungere la costa che divide Los Gigantes da Puerto de Santiago. 11 del mattino di uno degli ultimi giorni di febbraio 2021. Presto sono sulla passeggiata che segue la costa in direzione sud est. Oggi respiro un vento meridionale meno caldo rispetto ai giorni passati. Con l'aria dell'oceano che fronteggia bonariamente i miei passi scendo nella playa di Santiago, una insenatura stretta di sabbia grigia dove le onde entrano mitigate dal litorale; passo velocemente da ville per stranieri a case canarie.
Digrado e salgo spiagge accuratamente vigilate ai lati da imponenti scogliere dove piccole porzioni di flora canaria riescono a colonizzare l'impossibile roccia lavica che viene dal Vulcano che solo ora posso ammirare: dopo l'urbanizzazione Varadero gli edifici terminano, lasciando affrancato lo sguardo verso le colline che in alto si arricchiscono di (quella relindura che sono i) pini canari e quindi appare Sua Imponenza, Il Vulcano più alto. El Teide ancora innevato sorride all'arcipelago e alla Macaronesia tutta dai suoi 3715 m. Attorno alla cima scivolano nuvole ventate formando un cappello effimero. Una corona.
Cammino lungo la pista ciclopedonabile che porta a Alcalá, accompagnato a destra dalla sagoma dell'isola La Gomera oltre la quale ogni sera l'astro luminoso si cela, mentre sulla costa ragazze e ragazzi sfidano le onde oceaniche muniti di surf o bodyboard. Bisogna scegliere il flutto giusto.
Il sole specchia la sua potenza nell'acqua disvelando da dietro ogni singola goccia e spruzzo che si infrange negli scogli aguzzi. Il riflusso lascia fasce di spuma chiara che vengono coinvolte da nuovi vigorosi cavalloni. Lo spray marino arriva fino a me e si inoltra per poco nell'entroterra con quell'odore caratteristico difficile da descrivere.
Bisogna scegliere?
Muovo le articolazioni, muovo l'organismo, senza sapere cosa farò l'attimo successivo, slegato dalla meta, cercando l'invisibile oltre lo stupefacente che continuamente si manifesta.
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lunedì 26 aprile 2021
domenica 18 aprile 2021
Coscienza alterata nel parco del Teno, Tenerife sud
Per raggiungere la traccia che porta a Santiago del Teide da Los Gigantes bisogna percorrere un breve pezzo di strada asfaltata. Fortuna che con la pandemia il traffico è ridotto. Fortuna che anche i turisti sono pochi. Poco prima la vista era stata affascinata dal punto panoramico che guarda sulla impressionante muraglia di scogli vulcanici di uno dei luoghi più avvenenti di Tenerife sud.
Il forte vento meridionale tiene lontano nuvole che accampano attorno al maestoso Teide mentre mi arrampico lungo una stradina costellata da piantagioni di banane incapucciate da serre. Ortaggi e alberi da frutto passano lentamente sul percorso che porta a Tamaimo; sulla sinistra montagne tropicali senza alberi definiscono la porzione meridionale del parco del Teno, la mia meta. In poche centinaia di metri di dislivello la vegetazione diventa più fitta, più rigogliosa: avvicinandosi ai rilievi e all'entroterra, minuscole ondate di umidità riescono a lambire una delle zone più aride dell'isola.
Prima del paese di Tamaimo prendo l'indicazione a sinistra che conduce alla montagna Guama. Salgo serpeggiando, con i sensi ancora una volta inebriati dalla flora canaria. Quando sono prossimo alla ubriachezza raggiungo un dosso dove posso dominare il mare increspato, le innocue nuvole che passano come frecce sotto il sole inclinato ancora verso sud e l'isola La Gomera. Il vento sulla montagna Guama si farà sentire. Eccome!
Con la lingua secca causa l'ebbrezza ascendo l'ultimo tratto che porta alla cima, nascondendo l'ombra tra fitti cespugli di euforbia "cardón" 100% canaria. Prima di raggiungere la meta riesco a vedere per qualche minuto la punta gialla del signore delle montagne.
Dalla Guama osservo il mondo: il selvaggio parco del Teno cosparso da picchi aguzzi e da canyon che scivolano pericolosamente nell'oceano tra imponenti scogliere di vulcani, e poi a sud e a ovest raggiungo facilmente La Gomera e tutta la costa Adeje quasi fino a Los Cristianos. Il vento imprendibile gira attorno al cardón, alla tabaiba, alla ginestra, al verode in fiore. Le piante, le foglie, gli steli autoctoni si piegano di fronte alle correnti ma rimangono integri. Solo una anima imperfetta vacilla.
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