Tutti sanno che Nicosia è una città divisa. Così bella e così separata.
Ogni giorno percorro un pezzo di confine che amputa in due Lefkosía, dalla parte greco cipriota, quindi da quella invasa dalla Turchia. Sfioro con le mani e con lo spirito i muri, le torrette, il filo spinato, i cartelli minacciosi, osservando, e quando possibile guardando oltre. Vedo gli edifici e le strutture della zona cuscinetto fermati dal tempo, al periodo della tregua forzata. Mi chiedo chi viveva in quelle case crivellate da colpi di armi pesanti, quali erano le loro emozioni e le speranze prima che venissero deportati in un altrove. Ora è una intercapedine fantasma che testimonia i conflitti umani senza soluzione. Un set cinematografico apocalittico di scarsa categoria ora in disuso, ripreso continuamente da decine di telecamere estremamente tecnologiche.
Oggi decido di visitare questa lacerazione dalla porzione turca. Passo il posto di controllo greco cipriota di Ledras Street, cammino piano nella zona di interdizione, quindi mostro i documenti alla controparte turco cipriota. Eludo efficacemente i procacciatori e prendo il primo vicolo a sinistra. Velocemente i negozi per turisti scemano, lasciando posto a case modeste e a una serie di officine meccaniche quando ci si congiunge con una via più ampia. I passi cercano il Sud, la zona di confine, l’ultima testimonianza fisica del conflitto. Entro presto in un quartiere di edifici storici, dove a destra noto uno scheletro di chiesa, mentre a sinistra la via improvvisamente cessa di esistere: un imponente cancello rinforzato dal filo spinato e da cartelli militari bloccano l’accesso alla zona di nessuno. Anche se non vedo alcuno in giro non mi azzardo a fotografare le ville abbandonate dell’aldilà, coperte dagli alberi e dal disfacimento. Paradossalmente mentre il tempo e le rimozioni allontanano le angustie della guerra civile e dell’invasione, il decadimento progressivo delle abitazioni, le insegne polverose, la ruggine, con le piante spontanee che colonizzano il cemento e i balconi, amplificano lo squarcio nella memoria del Paese.
Da un punto più alto osservo la vicinissima, altra, Nicosia con le chiese così unite nelle loro differenze, e la sua modernità. Guardando a Sud.