mercoledì 27 ottobre 2021

I paesaggi della Isleta. Gran Canaria

I venti Alisei soffiano lievi sulla città di Las Palmas. Pochi metri dalla mia  abitazione e gli occhi comprendono tutta la spiaggia di las Canteras. Nonostante la fine di ottobre l’atmosfera di questo maturo mattino è decisamente estiva: gente che inizia la sua colazione nei bar sul litorale davanti a persone che prendono il sole o praticano sport sulla spiaggia di sabbia gialla.

Finita las Canteras, il lungomare si allontana dall’oceano alzandosi su scogliere di roccia nera di vulcano, offrendo un campo visivo più ampio su buona parte della costa nord di Gran Canaria. Dietro il passaggio pedonale sorgono case basse verniciate di bianco, case di canari: siamo nella zona urbana della Isleta.

Invece di scendere nella spiaggia del Confital come fanno tutti, prendo l’ultima via possibile a destra, e poi risalgo una parte della strada che porta a las Coloradas fino a quando un sentiero comincia a serpeggiare selvaggio tra ghiaia e rocce marroni. In pochi minuti i piedi sono passati dal calpestare asfalto e urbanizzazione, all’ambiente desertico del paesaggio protetto della Isleta. Il percorso conduce alla cima di una collina.

Il basso promontorio dominato da una croce bianca offre un panorama quasi completo su questa porzione dell’isola. A sud brontola la città con il traffico, i palazzi e il porto, speculare alla turistica spiaggia las Canteras. Più in lontananza nuvole mobili si accalcano contro la barriera montuosa fino quasi al picco di Gáldar. A ovest e a nord oceano, onde e Tenerife nascosta nella massa di umidità di questo arcipelago nascosto. Il sole è forte.

Scendo verso la costa passando largo per il villaggio di las Coloradas,  calpestando la terra ingenerosa di acqua che offre bassi cespugli di tolda, di espino e uva del mar. L’odore di spray marino e i bodyboarders che giocano con il moto ondoso portano infine alla playa del Confital.

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sabato 18 settembre 2021

Retama canaria

 


sabato 21 agosto 2021

Juniperos. Parque nacional del Teide


 

giovedì 29 luglio 2021

Al cospetto del vulcano Teide

 Il sottobosco è spoglio causa l'aridità, il terreno e il fitto manto di aghi. Altri aghi quasi gialli spuntano da pini canari di qualche anno che sono riusciti a sopravvivere a un incendio passato. Le foglie delle conifere endemiche riflettono la luce del sole che benedice la foresta e accoglie bipedi che camminano in silenziosa adorazione. La luminosità sovrasta la coltre di nuvole sottostanti che ristagnano a est. Proprio a est la cortina di umidità viene bucata dalle cime più elevate dell'isola Gran Canaria; il suo profilo roccioso quasi si confonde con il cielo lontano dell'Africa.
Sarà questa una delle giornate più importanti della lunga permanenza nelle Canarie?

A un certo momento dell'ascesa la foresta scompare lasciando posto a un terreno costituito da lapilli grigi, quasi neri. Solo qualche isolato cespuglio riesce a crescere ai lati del tratto che si inerpica dritto verso l'alto. Prima d'iniziare il percorso scambio due parole con due escursionisti canari che astutamente mi lasciano andare avanti. Parto a piccoli passi il più possibile veloci nella ghiaia profonda, sotto i poderosi raggi solari della media altitudine purificati dall'aria tersa. I due canari all'inizio sono appena dietro. Tengo duro per un tempo imprecisato senza perdere minimamente il ritmo, impegnato in quella competizione dell'orgoglio, senza voltarmi. Quando finisce il mare di lapilli in pendenza mi fermo per una foto con un accenno di sorriso sulle labbra.

Il sentiero 131 termina quando entra nel parco nazionale del Teide a 2370 metri di altitudine sopra l'oceano Atlantico. Sono due anni che tento di visitare questo luogo e ora sono al suo interno. Reprimo con difficoltà la gioia concentrandomi sull'ultima fatica: la cima della montagna Guajara, 2715 metri. Il terreno, i sassi e le rocce ora sono di colore beige chiaro.

In poco più di trenta minuti sono sul monte Guajara che porta il nome di una leggendaria principessa, e davanti il panorama cattura tutto il respiro rimasto. Gli occhi volano lontano, portati dai venti alisei: a ovest, a sud, a est si distinguono chiaramente La Palma, El Hierro, La Gomera e Gran Canaria, mentre una corona di vulcani protegge quasi totalmente Las Cañadas del Teide, un vasto altopiano a 2000 metri di altitudine che posso interamente ammirare sotto i miei piedi. Poi ci sono loro, anzi, Lui.
La montagna Blanca ma anche il pico Viejo appaiono nullità a lato del Teide che si innnalza oltre i 3700 metri, con i fianchi coperti da detriti grigi, la neve e il suo becco finale il cui cratere sommitale guarda verso il cielo.
L'oceano verginale, le isole che tentano di celarsi tra le nuvole, l'altopiano ultraterreno, i visitatori, gli animali, le ginestre del Teide ora in fiore, tutti siamo sotto di lui.

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