giovedì 15 luglio 2021

Parque Nacional del Teide


 

martedì 29 giugno 2021

Camminando fino a Ifonche, Tenerife

«Che cosa c'è nel transito
che consuma le motivazioni ad esso estrinseche
e genera fini propri?»
Eric J. Leed

Il clima a Vilaflor de Chasna da due giorni non è piacevole. Notti serene e molto fresche, sole al mattino fino alle undici, poi una fitta cappa di nuvole copre tutto. Gli affabili abitanti del borgo situato a 1400 metri di altitudine ai piedi del Teide accendono stufe a legna e carbone per scaldare le case.

Speriamo oggi vada meglio. Esco presto, domato dall'intenzione di raggiungere a piedi Ifonche. Con i raggi solari che illuminano dal mare sottostante fino alle montagne più alte passo le due caratteristiche chiese di Vilaflor, incrocio la strada asfaltata, quindi imbocco il sentiero affondando nei pini canari. Nuoto senza respirare pieno di ossigeno nel centro in quella flora che ogni giorno mi cattura sempre più. L'amore cresce nel silenzio. È qualcosa che fonde fisicità con istinto, la necessità, l'immaterialità, una tensione nata dalla convivenza e dall'ardore: quale vincolo della perfezione rappresenta la Natura!

Il percorso discende lentamente mostrando scorci di una costa oceanica lontana, cime e colline arrotondate coperte dal verde. Gli alberi, i cespugli di retama e le Cistacee con i fiori bianchi e rosa affondano le radici nella terra rossa sgorgata dai vulcani. Paesaggi di altri continenti mi si affastellano nella mente.

Dopo aver passato un luogo di raccolta dell'acqua, i boschi si alternano a sporadici spazi agricoli. Siamo a inizio marzo e le coltivazioni in altitudine sono ancora in pausa anche se piante di fico e qualche vite cominciano a diffondere germogli primipari. Dove la foresta arretra i prati sono fioriti con un pullulare di insetti e richiami festosi di volatili. Due quaglie si alzano rumorosamente in volo. Oltrepasso e sprofondo in diverse vallette scavate dalle intemperie incrociando rari escursionisti canari. In una di queste gole vedo germogli di erba cipollina selvatica, l'ajillo, che al ritorno probabilmente raccoglierò.

Ifonche, 1000 m, è una delusione: qualche casa, una fermata della guagua, un posto di ristoro chiuso causa COVID. Neanche un filo di vento. Verso Arona e la costa di Los Cristianos osservo lo sviluppo di umidità che convergerà in alto. L'oceano di nuvole.

Permango qualche minuto nel nulla della non-meta per tornare presto nella pienezza dello spostamento, del cammino, nello stato di transitorietà. Undici chilometri immerso nel piacere, alimentando la passione, prima che il manto di nubi salga fino a disgiungere il mondo inferiore da quello superno dei vulcani di Tenerife.  
 
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venerdì 18 giugno 2021

Le nebbie sopra Vilaflor, Tenerife


 

martedì 25 maggio 2021

La costa di Puerto de Santiago. Tenerife sud

 «Le cose visibili sono d'un momento,
 quelle invisibili sono eterne»
San Paolo

Da quando la permanenza nelle Canarie si è dilatata in modo inverosimile, molto è cambiato. Come la familiarità con l'ambiente ogni giorno diventa più naturale, così anche l'approccio con il tempo e l'impostazione delle giornate è mutato. Si attenuano per poi tornare a esplodere momentaneamente alcune caratteristiche del viaggio come l'esplorazione, la tensione verso l'alterità, la purificazione e l'essenzialità. Ma poi... basta uno spostamento, una nuova inaspettata situazione per riattivare gli oliati meccanismi del cammino che assapora appieno la libertà, mandandola giù fino al fondo del cuore.

Il sole sulla costa sud di Tenerife è forte quando scendo calle La Hondura per raggiungere la costa che divide Los Gigantes da Puerto de Santiago.  11 del mattino di uno degli ultimi giorni di febbraio 2021. Presto sono sulla passeggiata che segue la costa in direzione sud est. Oggi respiro un vento meridionale meno caldo rispetto ai giorni passati. Con l'aria dell'oceano che fronteggia bonariamente i miei passi scendo nella playa di Santiago, una insenatura stretta di sabbia grigia dove le onde entrano mitigate dal litorale; passo velocemente da ville per stranieri a case canarie.

Digrado e salgo spiagge accuratamente vigilate ai lati da imponenti scogliere dove piccole porzioni di flora canaria riescono a colonizzare l'impossibile roccia lavica che viene dal Vulcano che solo ora posso ammirare: dopo l'urbanizzazione Varadero gli edifici terminano, lasciando affrancato lo sguardo verso le colline che in alto si arricchiscono di (quella relindura che sono i) pini canari e quindi appare Sua Imponenza, Il Vulcano più alto. El Teide ancora innevato sorride all'arcipelago e alla Macaronesia tutta dai suoi 3715 m. Attorno alla cima scivolano nuvole ventate formando un cappello effimero. Una corona.

Cammino lungo la pista ciclopedonabile che porta a Alcalá, accompagnato a destra dalla sagoma dell'isola La Gomera oltre la quale ogni sera l'astro luminoso si cela, mentre sulla costa ragazze e ragazzi sfidano le onde oceaniche muniti di surf o bodyboard. Bisogna scegliere il flutto giusto.
Il sole specchia la sua potenza nell'acqua disvelando da dietro ogni singola goccia e spruzzo che si infrange negli scogli aguzzi. Il riflusso lascia fasce di spuma chiara che vengono coinvolte da nuovi vigorosi cavalloni. Lo spray marino arriva fino a me e si inoltra per poco nell'entroterra con quell'odore caratteristico difficile da descrivere.
Bisogna scegliere?

Muovo le articolazioni, muovo l'organismo, senza sapere cosa farò l'attimo successivo, slegato dalla meta, cercando l'invisibile oltre lo stupefacente che continuamente si manifesta.

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