venerdì 24 agosto 2018

Puya Raimondi


venerdì 10 agosto 2018

Ghiacciaio Pastoruri, cordillera Blanca

Ultimi giorni sotto il cielo della cordillera Blanca peruviana. Il gestore dell'hostal, David, suggerisce che per visitare il ghiacciaio Pastoruri l'unica possibilità e' un tour. "Non ci sono mezzi pubblici, inoltre l'autostop può essere problematico", aggiunge David.

E quindi eccomi su un pulmino con un gruppo di latinoamericani di diverse provenienze.
Il mezzo ha risalito la valle principale immettendosi di seguito in un avvallamento secondario. La strada sterrata viola spazi verdi punteggiati da erba coriacea e secca. Nuvole basse definiscono appena le sagome arrotondate di colline.

Dopo una zona umida non possono passare inosservate delle piante alte, sparse sulle montagne. Sono puyas, flora tipica di queste aree, con foglie simili a quelle dell'agave, la cui appendice dei vegetali in questione può innalzarsi a più di dieci metri di altezza.

La strada continua a salire, permettendo la vista sporadica di montagne innevate. Un sole lontano cerca con poca convinzione di farsi strada tra le nuvole.

Nuvole basse, terre alte; respiro veloce e sospiro lungo; passi corti ma rapidi. A 5000 metri raggiungo il ghiacciaio Pastoruri. Pioggia gelata si accumula sulla giacca leggera.
Il sentiero artificiale di pietre si snoda sulla terra polverosa vulcanica.

Avvicinandomi alla massa di acqua dolce solidificata riesco finalmente a comprendere la sua possenza: il muro di ghiaccio e' largo e alto diverse decine di metri. Sorprende la sua compattezza dato che i visitatori quasi possono toccare la parete bianco-azzurra dai sassi della morena.

Oltre al lago dove confluisce il ghiacciaio in orribile ritirata, nella zona sono presenti almeno due pozze d'acqua dai colori strani, ultraterreni: in mezzo a pietre scure galleggia un liquido marrone-radioattivo, arancio-metallico. Tonalità: il grigio, il marrone dei laghetti, la neve, l'azzurro e le nubi che celano la montagna del ghiacciaio Pastoruri.

Anche se i respiri ed i sospiri lunghi continueranno, l'avventura tra le cime incredibili della cordillera Blanca e' quasi terminata. 

venerdì 20 luglio 2018

Parón


lunedì 16 luglio 2018

La piramide sopra il lago Parón

Aspettiamo che il mezzo si riempia, poi partiamo. Salita, coltivazioni di fiori, cime innevate e sole. L'auto collettiva porta a Parón.
Vengo lasciato alla fine del villaggio, in un bosco che conduce presso una valle dalle lisce pareti rocciose che obbligano per uno stretto passaggio. Siamo a più di 3300 m di altitudine.
Passo un posto di controllo ancora deserto e comincio a prendere sentieri che accorciano la strada sterrata. Bosco, umidità, acqua che scorre da qualche parte: il torrente. Nell'assoluta solitudine guadagno tornanti ancora nell'ombra della valle angusta; superate queste curve, sono obbligato a percorrere la pista sterrata.

In seguito la valle si apre, concedendo alla vista, a destra e sinistra, diverse cime della cordillera Blanca. Ma e' in fondo che primeggia il diamante più prezioso: la piramide di Garcilaso. Nonostante la moderata altitudine il passo accelera ancora per poter cogliere da vicino il geometrico gioiello della natura.

In due ore e cinque minuti sono al lago di Parón, 4200 m. Una mappa del parco nazionale Huascarán illustra un corollario di cime che attorniano la laguna: tre montagne di oltre 6000 metri, altre di 5000. E davanti, leggermente spostata a destra, la piramide.
Un ragazzo del luogo mi spiega che un sentiero sulla sinistra costeggia il lungo e stretto lago. Bevo un sorso d'acqua e via per il percorso lacustre!


Il tracciato formato da ghiaia e sassi bianchi, ombreggiato periodicamente da alberi bassi, porta verso il ghiacciaio formato dal monte Chacraraju, 6112 m, e dalla indescrivibile piramide de Garcilaso, 5885 metri. Sono stupito, confuso e quasi riuscirei a volare sulle acque imperscrutabili della laguna Parón.


Quasi alla fine del lago, proprio sotto il ghiacciaio, mi siedo sulla riva bianca dello specchio d'acqua. L'irradiazione solare è fortissima, come pure la passione.

Rimango un tempo sconosciuto presso le acque gelide del lago, spostando gli occhi da una montagna all'altra, da una roccia ad un ghiacciaio, da un torrente cobalto alla perfetta piramide bianca di Garcilaso per meta' abbagliata dal sole. 
 
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