giovedì 28 giugno 2018

Lago Churup, Cordillera Blanca


Il combi parte dall'angolo con Las Americas, Huaraz. Destinazione Pitec. Nel minivan pubblico ci sono solo stranieri.
Subito la strada sale, passando villaggi contadini dalle case con muri di terra e tetti con tegole: su molte di queste coperture svetta un crocifisso metallico. Campi di grano verde, ortaggi e tante coltivazioni di fiori. Più tardi un agricoltore mi dirà che la produzione floreale raggiunge direttamente i mercati delle lontana e grigia capitale.
Nella sua ascesa il combi affronta forti pendenze quasi senza tornanti.
Ad un certo momento la vegetazione si dirada lasciando il preludio alle terre alte. In questa giornata senza nuvole, oltre le montagne più basse sorgono cime aguzze luccicanti neve e ghiaccio.

A Pitec, 3800 m, il minivan ci lascia presso una delle porte d'ingresso del parco nazionale Huascarán, cordillera Blanca.
Prendiamo subito il sentiero che condurrà al lago di Churup, destinazione finale.
Dopo aver chiacchierato e sciorinato le loro esperienze sulle montagne andine, i passeggeri del combi silenziano le loro bocche e si distanziano a gruppi di due-tre persone. Parto per ultimo. L'aria fresca e leggermente rarefatta penetra con forza nei polmoni.

Il sentiero ben segnato prima si arrampica su un costone di un'antica morena, poi affianca una valle stretta. L'ambiente e' austero, secco, punteggiato da radi cespugli e dall'erba di montagna.
Entrando nella valle dove scorre il torrente proveniente dal lago, la vegetazione diviene più rigogliosa, con preponderanza di alberi di queñua dalle cortecce nocciola che si sfogliano.

Circa a 4200 metri passo una serie di muri di roccia con l'aiuto delle corde fisse. All'ombra l'acqua e' ancora ghiacciata dalla notte.
Superata la zona rocciosa mi trovo non distante dal nevado Churup, 5495 m.

La laguna di Churup, 4450 m, la raggiungo in fretta. Il lago e' incarnato in una barriera di rocce ripide. Alla sua sinistra svetta severa la cima Churup. Un lago alpino dal colore blu-verde smeraldo. Bello. Salgo subito al mirador che domina lo specchio d'acqua.
I passeggeri del combi stanno ancora arrancando nell'ascesa.

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giovedì 14 giugno 2018

Lima, primo impatto


Un misto di nebbia, inquinamento e foschia attende il tramonto sulla citta'. Sono le 17 e non so cosa fare.

Decido di uscire dalla struttura aeroportuale, pur rimanendo nel suo protettivo sedime.
Faccio due passi con la borsa in spalla in attesa che arrivi la decisione. Decine e decine di passeggeri vanno sicuri verso le loro destinazioni. Parlo con un taxista abusivo, poi incontro di nuovo Miguel, un conducente autorizzato.
Vorrei uscire in strada per prendere un bus o un taxi collettivo ma so che e' complicato e pericoloso. Sono appena arrivato in Peru'. Quindi contratto con Miguel.
Miguel e' un taxista giovane e spigliato. Mi mostro tranquillo e senza fretta. Alla fine l'autista accetta la tariffa che gli propongo. Si parte per Miraflores.



Appena saliti in auto Miguel chiude la sicurezza delle porte. In due secondi siamo nel traffico violento e infinito di Callao. Auto malandate e luccicanti SUV, camion sbuffanti fumo, bus di linea pieni all'inverosimile, pedoni che corrono per non essere falciati durante l'attraversamento. Coda. Coda. 


Il suono continuo dei clacson si suddivide principalmente dal tocco leggero del taxista che cerca passeggeri, dallo  strombazzare lungo del guidatore arrabbiato. Continuamente a venti centimetri dalla collisione con un altro mezzo.


Dopo aver passato un'uscita che porta al centro storico, ci inoltriamo verso il sud dell´immensa metropoli. Mentre l'aria fosca si tinge di oscuro grazie al tramonto, Miguel mi racconta di suo figlio e della famiglia, e della sua Lima. La radio propone un miscuglio di musica andina, raggaeton e pop latino.
 
Raggiungiamo il mare. I viali puliti ed ordinati di Miraflores ci accolgono con il buio del cielo palpabile. Ristoranti, locali, palazzi signorili protetti da filo metallico elettrificato. Sono quasi arrivato.

La lotta del traffico non si esaurisce neanche a Miraflores, Lima.


mercoledì 23 maggio 2018

Artigianato sud messicano


venerdì 18 maggio 2018

Le nuvole oltre San Cristóbal

Incontro Bernie davanti all'alojamento di San Cristóbal, nel quale mi trovo da quattro giorni. Sono mesi che le nostre coscienti solitudini si incrociano per una manciata di momenti significativi, scambiandoci impressioni di viaggio e consigli, allegrie e stanchezze. Dalla Bassa California fino a sud, nel cuore indigeno della terra Mesoamericana.
Bernie prima chiede in giro i prezzi, poi opta per una stanza dove ora mi trovo. Ci facciamo un caffè nella cucina comune della posada, prima di uscire nella pulita fresca mattina di San Cristóbal de las Casas. Chiapas.
Dopo il caldo ossessivo, le mosche della sabbia e i post-hippies ipocriti del Istmo, nulla di meglio inalare l'aria dei 2000 metri di SC. Aria che odora di pini e di nuvole che trasmigrano verso l'oceano Pacifico.

Bernie è un messicano magro, a tratti timido, spesso socievole, curioso, colto. Ha vissuto e viaggiato in Asia. E' appena reduce da un viaggio di almeno dieci ore da Huatulco, costa di Oaxaca. Gli chiedo se vuole riposare. No, andiamo.

In attesa che i mercati chiapaqueños arrivino al loro festigio, facciamo un giro nella città assonnata. Come sperimentato in molte occasioni, quasi nulla è più interessante della città durante il primo mattino: gli anziani che si recano nei caffè, gli ambulanti che cominciano ad appropriarsi degli spazi dove esporre la loro mercanzia, gli spazzini, uomini e donne ben vestiti che tornano da una festa ancora spiritati dalla notte decaduta. La calma. Viaggiatori alla ricerca.

Con ottimo umore Bernie entra in una pasticceria del centro dove prende un altro caffè ed un paio di paste. Una me la offre.
Prendiamo l'avenida Utrilla per dirigerci verso il mercato composito di Santo Domingo. Oltre ai prodotti indigeni più o meno artigianali, nelle strette vie adiacenti la chiesa e verso nord si accalcano venditori ambulanti di tutti i tipi: alimenti, utensili per la cucina, scarpe e vestiti, erbe curative, oggetti, cose. Una strada dietro il convento di S. Domingo porta diritta al mercato municipale, l'autentico mercato del centro città, congiungendo l'area più turistica con quella popolana.      

Nel mercato del municipio consumiamo il pranzo. Il settore dedicato alla ristorazione è dislocato proprio nel cuore della fiera, in un dedalo contorto, angusto ed irregolare di bancarelle. Non è facile trovarlo. Negli stand più esterni è possibile vedere qualche turista messicano od occidentale, ma nel suo nucleo...
Su un tavolaccio, appena dentro il viavai dei passanti indigeni, sotto i teli chiari oscurati dalle nuvole zingare del Chiapas che promettono pioggia, consumiamo il nostro pasto.



 
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