martedì 24 aprile 2018

Juego de la Pelota, m. Albán


venerdì 13 aprile 2018

Il monte Albán, Oaxaca

In un mondo a parte, in un luogo privilegiato dove la boscaglia lascia spazio alla visione ampia, domino Oaxaca e le montagne che la circondano. Una giornata limpida dopo i temporali. Quale piacere immaginare che la piccola cima sopra cui mi trovo un tempo fosse una piramide.

In pochi minuti sono uscito dal traffico caotico e violento del periférico, salendo verso il verde, la pace e la frescura degli 1800 metri. Un lunedì dove rade nuvole svogliate, ricche di umidità e ricordi, lambiscono le basse cime all'orizzonte. Ho come l'impressione, un robusto dejà vu, di aver vissuto questi momenti.

Arrivo all'entrata del sito archeologico con il primo van turistico. Pur trovandosi appena sopra Oaxaca, gli autobus urbani non raggiungono il monte Albán. I venditori ambulanti più o meno legali stanno ancora organizzandosi. Cappelli, improbabili resti archeologici, copie di manufatti precolombiani, bevande, artigianato.
Pago il biglietto d'entrata, snobbo le visite guidate a pagamento, e mi avvio quasi in solitudine tra l'erba umida in uno dei luoghi più significativi del Messico. In un altra vita l'erba del monte Albán era secca. Tutto era giallo. Anche il cielo.

Istintivamente mi dirigo verso i reperti Zapotecos più periferici: tombe con rimasugli di muri e colonne, circondate da arbusti ed erba alta. Appena oltre gli alberi bassi si delineano lontane sagome di colline.

Raggiungo la Gran Plaza da dietro, di soppiatto, silenziosamente, prendendola alla sprovvista. Dai resti dell'edificio A collocato su una possente piattaforma vedo tutto quello che devo vedere: i palazzi, gli obelischi, l'osservatorio astronomico al centro, la Piattaforma sud speculare a dove mi trovo. A sinistra si intravede la struttura del gioco della pelota. In lontananza ancora le montagne che racchiudono le lunghe vallate di Oaxaca. Le masse di turisti non sono ancora arrivate. Siamo pochi, felici, visitatori.

Scendo le gradinate ripide per posare i piedi sull'erba della Piazza Grande. Cammino nel prato bagnandomi le scarpe, percorrendo in senso orario le centinaia di metri della spianata, passando accanto a massicci manufatti di pietra. Come ogni visitatore immagino cosa pensavano, a cosa aspiravano, cosa facevano ogni giorno i privilegiati abitanti del nucleo centrale di un insediamento che prima di Cristo raggiungeva già decine di migliaia di persone. Civiltà e mistero, sfarzo e miseria.

Il sole è forte, l'aria è ancora fresca. La città silenziosa ottenebra i sensi.

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martedì 27 marzo 2018

Oaxaca, México


sabato 10 marzo 2018

I mercati di Oaxaca

Difficile scegliere la migliore città del Messico. Facile dire quella che offre la cucina più articolata e deliziosa.
Lascio l'abitazione sulla Trujano per dirigermi in centro. Tre cuadras e sono nello Zócalo, un incredibile garbuglio di caffè rétro e alla moda, venditori ambulanti, turisti, e indigeni in perenne protesta davanti al palazzo del governo. Prendo la Flores Magón, percorrendo un altro isolato. Entro nel mercato coperto Juárez dove medicanti e sfaccendati si mescolano a truppe di turisti che affollano i negozi di artigianato e le bancarelle di alimentari. Vestiti, succhi di frutta, gelati, peperoncini secchi, latticini, oggetti artigianali e tante bancarelle di mezcal. Prima di uscire acquisto mezzo chilo di asiatici rambutan, freschi di Chiapas.

Attraversata la calle Aldama, sotto un cielo che promette pioggia, passo al mercato 20 de Noviembre. E qui le cose si fanno interessanti. Odori di carne cotta e spezie si mescolano a quella del pane fresco e della salsa di cacao. Vengo attirato da una entrata laterale dalla quale fuoriescono esalazioni stuzzicanti: è le parte del mercato dove si vende e cuoce la carne. Ciascuna bancarella trabocca di file interminabili di salsicce e diversi tipi di carne finemente tagliata. Lampadine affumicate illuminano precisamente la mercanzia.
La parte finale del corridoio è destinata al consumo dei pasti con carne alla griglia. Imbonitori cercano continuamente di attrarre nuovi avventori. La contigua grande  area del mercato 20 de Noviembre mostra tutta la ricchezza culinaria di Oaxaca: qui è possibile mangiare qualsiasi specialità della zona e non. Spiccano montagne di grandi e croccanti tlayudas, specie di pizze non lievitate di farina di mais. Chiedo alcuni prezzi, poi opto per una enchilada con carne e mole (salsa) di cacao. Un panino e cioccolata calda. 40 pesos totale.
Seduto precariamente sullo sgabello di un ristorante del mercato un poco turistico, di fronte alle cuoche che continuamente preparano nuove pietanze, con lo stomaco e la mente ottenebrati piacevolmente dal superbo cacao di Oaxaca, sommerso dal vociare degli ambulanti, tento di allungare questi significativi squarci di viaggio.





 
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