venerdì 24 marzo 2017

Il mondo celeste: Zanskar Valley

Tutti gli elementi hanno un'esatta partizione, una linea manichea che suddivide in due il cosmo. Bianco e nero, marrone e azzurro.
Nella valle Zanskar la linea di divisione è perfetta: le rocce ed i picchi sono confine ultimo con l'altra metà del colore. Quando l'acqua dei ghiacciai non tinge di verde il suolo, oppure nuvole o neve chiazzano di bianco il cielo, le pupille vedono solo il blu dell'aria ed il marrone stinto della terra.

Da Padum, 3500 m, con i motociclisti di Hyderabad ci dirigiamo verso un altro monastero. Abbiamo da poco visitato il vetusto convento di Karsha e ora le moto ci conducono verso nord. Polvere, vento, sole, secco. Il silenzio dilaniato dal rumore delle Royal Enfield.
I monasteri dominano questa terra dai due colori, isolata da tutto quello che la circonda per sette mesi invernali. Adesso, estate, i suoi abitanti si dedicano a fare rifornimento per la prossima stagione fredda. Un mondo celeste dove la prima città si trova a dieci ore di jeep, dopo aver scavalcato Pensi La, 4400 m.

Dietro a Indra intento a guidare, posso immergermi completamente in questi panorami desertici di terre alte ed austere. La pista sterrata continua all'infinito, mentre ai lati appaiono valli e stupa colorati di bianco. Le rocce lamellari delle montagne sono attraversate da tessiture complesse nella forma e nei colori.

Lentamente la valle si chiude, costringendo la strada a costeggiare il fiume Zanskar, impetuoso e carico di limo castano. Un ponte tibetano adornato da bandierine buddiste lo attraversa. Ci fermiamo.

Il monastero di Zangla si trova su un costone arido di roccia, attorniato da monti franosi. Se non fosse per gli stupa chiari sarebbe quasi invisibile. Saliamo diversi tornanti e ci troviamo a dominare contemporaneamente verso sud la valle di Padum e le vestigia del convento abbandonato. Il panorama è stupefacente. Sulla sinistra, quasi all'imbocco di una valle deserta, il crinale roccioso riserva una via crucis ascendente ricca di simboli e manufatti buddisti. In cima allo sperone si eleva un tozzo edificio. La conca dove risiede Padum è coronata dalle vette e catene del Grande Himalaya.
Camminiamo verso il culmine del monastero Zangla con il fiato corto, nella solitudine totale. Salgo veloce tra i dirupi del luogo disabitato. L'aria porta odore di erba secca. Respiro forte polvere e vento.   
     
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giovedì 9 marzo 2017

Zanskar Valley


martedì 28 febbraio 2017

Le nuvole tra l'Himalaya e Zanskar

La mattina un lieve strato di brina copriva le selle delle moto. Col sorgere del sole si sono librate in volo migliaia di zanzare assetate del nostro sangue alcolico. Più in là cuccioli di yak raspavano erba irrigata dall'acqua dei ghiacciai. Il cielo è limpido come a 3700 metri può esserlo.
Seconda tappa nella Suru valley, circondati dalle catene montagnose più alte che esistano. Noi cinque, un monastero, due villaggi e l'austerità del paesaggio per centinaia di chilometri. Nient'altro.

Con le Royal Enfield dei motociclisti di Hyderabad ripartiamo verso l'alto, in direzione della valle Zanskar. In una spianata dove almeno due conche si congiungono, passiamo sotto il massiccio monastero di Rangdum, aggruppato su una collina al riparo dalle piene dei fiumi.  

Lo splendore della strada, l'infinita lunghezza della valle Suru, rimuovono disagi quali il percorso dissestato, i torrenti da guadare e la polvere chiara che copre ogni nostro lembo di corpo.
La temperatura del primo mattino è bassa, ma il sole ed il sangue errante sono ardenti.

La pista sterrata taglia la montagna appena sopra il verde del letto del fiume dove spuntano marmotte al pascolo. Valli sconosciute si aprono ancora alla nostra destra, consentendo di raggiungere con la vista ghiacciai di montagne himalayane nominate semplicemente con lettere e numeri.
Per arrivare al passo Pensi (La) le moto devono seguire una serie di tornanti. Nessuno nella strada, tranne due jeep ed un motociclista con le bandierine buddiste attaccate al manubrio. Un grosso rapace volteggia in alto.

Infine raggiungiamo Pensi La, 4400 metri. I laghi stranamente placidi che giacciono un questo piccolo altopiano sono contornati da erba, fiori, pietraie e picchi appuntiti. Poche centinaia di metri e dominiamo il plateau semidesertico dove inizia la Zanskar valley. Una strada bianca serpeggia verso l'infinito, quando la conca stretta nasconde il suo destino.
Sulla destra i nostri occhi vengono incantati dal ghiacciaio Drang Drung: chilometri e chilometri di acqua allo stato solido sporcata dal pietrisco grigio della morena. Impossibile vedere fin dove si insinua la biscia di ghiaccio, vegliata da cime inespugnabili catalogate con nomi enigmatici come Z8 e Z3.

Abbiamo compiuto solo 25 chilometri da Rangdum e ne rimangono quasi un centinaio alla nostra meta giornaliera, Padum, capitale dello Zanskar.

Le nuvole scivolano verso nord est, dall'Himalaya alle montagne dello Zanskar. Le ruote delle Royal Enfield cercano di seguirle, infilandosi nel groviglio di tornanti vertiginosi.

martedì 14 febbraio 2017

Verso Pensi La, Suru Valley



 
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