martedì 27 febbraio 2018

Tierra y Libertad


venerdì 16 febbraio 2018

La città ritrovata. Puebla

Un mercoledì di ordinario traffico sul boulevard Héroes del 5 de Mayo. L'autista dell'autobus che viene dalla CAPU è in lotta continua con tutti i veicoli che gli sono intorno. Mi lascia sull'avenida Palafox, a pochi isolati dal cuore della città.
Sono a Puebla.

Il viaggio notturno da Morelia ha concesso la grazia di passare il turbolento stato di Michoacán con poche conseguenze. L'arrivo al terminal di Puebla, il crepuscolo sulla città degli angeli.
La stanchezza non esiste per coloro che sono alla ricerca.

Il cammino irrequieto percorre il deserto viale centrale che porta alla cattedrale. Passi che coprono tracce di un venticinquenne che visitava per la prima volta l'America centrale e settentrionale. Ancora compagno della solitudine. Cercando qualcosa che non riesco pienamente a comprendere.
Quest'ora del mattino è l'ideale per visitare la città che non ha vergogna a disvelarsi, a rispondere sul passato ed il presente. Palazzi barocchi e rinascimentali finemente decorati si affacciano sulla strada lastricata per annunciare lo Zócalo verdeggiante che affianca la ponderosa cattedrale. Respiro alberi e mattino.
Proprio qui, tra uomini anziani con giacca e cravatta, in vista dei primi venditori de la calle, chiedo ad uno scopino dove posso trovare alloggio. Ambulanti, negozianti, lustrascarpe, spazzini conoscono la strada.
"Vada sulla 3 poniente. Lì ci sono diversi alberghi", consiglia. E aggiunge: "Se poi vuole mangiare bene spendendo poco, nella 3 sur con la 5 poniente troverà un buon ristorante. C'è anche un panettiere".
Mi fermo qualche minuto a chiacchierare con questo signore sotto le torri oscure della città degli angeli, sotto il cielo nuvoloso e fresco della città ritrovata.

Esco dalla stanza rumorosa dell'hotel Venecia alla riscoperta della metropoli. Dalla 4 prendo la 3 norte, sommerso dal traffico, da gente con l'ombrello, da mendicanti e da creoli vestiti a festa. Passo negozi di abbigliamento e minimarket OXXO.

Dove sono celati gli aliti di gioventù? Dove era passato quel venticinquenne, a cosa anelava, quanto era diverso? L'affascinante città di Puebla riuscirà a restituire qualcosa alle inquietudini? 

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domenica 28 gennaio 2018

Santuario la Bufa, Zacatecas


venerdì 19 gennaio 2018

Cerro de la Bufa

Dietro la cattedrale cominciano le indicazioni per il cerro de la Bufa. Ci sono cartelli e frecce disegnate sui muri angolari. Le gambe portano verso l'alto, penetrando ancora una volta l'ignoto.

Da qualsiasi punto di Zacatecas si vede la collina della Bufa, un'aspra rugosità del terreno disseminata da sempreverdi, cespugli e da macigni marron chiaro. Salgo piano costeggiando case spagnoleggianti dal color pastello, auto in sosta, vie anguste pavimentate da mattonelle di pietra. Qualche cane libero dall'uomo vaga indisturbato sotto il groviglio di fili elettrici che compongono una ragnatela instabile appena sopra la testa. Signore con qualche chilo di troppo conversano pacatamente davanti alle case. Il centro storico non è lontano ma ho l'impressione di trovarmi in un altro rione, più popolare, dove la gente si conosce bene. Saluto qualche raro passante.

Dopo una via in forte pendenza ed una strada di collegamento, arrivo al cammino che porta al cerro. Un percorso largo con panchine e lampioni. Lascio le abitazioni in basso e comincia la panoramica su Zacatecas. Voglio aspettare per ammirare bene la città. Uomini e donne praticano sport prima di recarsi al lavoro.

Appena sotto la cresta rocciosa, in uno spazio relativamente pianeggiante, sorgono il museo, un raccolto santuario e l'osservatorio. Mi dirigo verso il punto panoramico ombreggiato dal portico esterno al luogo di culto. Da poco meno di 2600 m domino Zacatecas, la Civilazadora del norte. Cento metri di dislivello consentono di ammirare il centro abitato, le colline circostanti che si perdono nella foschia lontana dell'altopiano brullo. La città dell'argento che ha arricchito i conquistatori spagnoli è sotto, nella sua conca, feconda di palazzi e chiese dai tetti vermiglio, da piccole piazze alberate, dalle arcate dei mercati, dal brusio incessante dell'urbe. La massiccia cattedrale con la cupola ed i campanili finemente decorati.

La cima è composta da una gobba attraversata da rocce lamellari che fanno sembrare la sua cresta ad un immenso bruco. Mi incammino in assoluta solitudine verso un sentiero che porta verso quelle rocce mascherate da cespugli e cactus in miniatura.







 
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