martedì 28 febbraio 2017

Le nuvole tra l'Himalaya e Zanskar

La mattina un lieve strato di brina copriva le selle delle moto. Col sorgere del sole si sono librate in volo migliaia di zanzare assetate del nostro sangue alcolico. Più in là cuccioli di yak raspavano erba irrigata dall'acqua dei ghiacciai. Il cielo è limpido come a 3700 metri può esserlo.
Seconda tappa nella Suru valley, circondati dalle catene montagnose più alte che esistano. Noi cinque, un monastero, due villaggi e l'austerità del paesaggio per centinaia di chilometri. Nient'altro.

Con le Royal Enfield dei motociclisti di Hyderabad ripartiamo verso l'alto, in direzione della valle Zanskar. In una spianata dove almeno due conche si congiungono, passiamo sotto il massiccio monastero di Rangdum, aggruppato su una collina al riparo dalle piene dei fiumi.  

Lo splendore della strada, l'infinita lunghezza della valle Suru, rimuovono disagi quali il percorso dissestato, i torrenti da guadare e la polvere chiara che copre ogni nostro lembo di corpo.
La temperatura del primo mattino è bassa, ma il sole ed il sangue errante sono ardenti.

La pista sterrata taglia la montagna appena sopra il verde del letto del fiume dove spuntano marmotte al pascolo. Valli sconosciute si aprono ancora alla nostra destra, consentendo di raggiungere con la vista ghiacciai di montagne himalayane nominate semplicemente con lettere e numeri.
Per arrivare al passo Pensi (La) le moto devono seguire una serie di tornanti. Nessuno nella strada, tranne due jeep ed un motociclista con le bandierine buddiste attaccate al manubrio. Un grosso rapace volteggia in alto.

Infine raggiungiamo Pensi La, 4400 metri. I laghi stranamente placidi che giacciono un questo piccolo altopiano sono contornati da erba, fiori, pietraie e picchi appuntiti. Poche centinaia di metri e dominiamo il plateau semidesertico dove inizia la Zanskar valley. Una strada bianca serpeggia verso l'infinito, quando la conca stretta nasconde il suo destino.
Sulla destra i nostri occhi vengono incantati dal ghiacciaio Drang Drung: chilometri e chilometri di acqua allo stato solido sporcata dal pietrisco grigio della morena. Impossibile vedere fin dove si insinua la biscia di ghiaccio, vegliata da cime inespugnabili catalogate con nomi enigmatici come Z8 e Z3.

Abbiamo compiuto solo 25 chilometri da Rangdum e ne rimangono quasi un centinaio alla nostra meta giornaliera, Padum, capitale dello Zanskar.

Le nuvole scivolano verso nord est, dall'Himalaya alle montagne dello Zanskar. Le ruote delle Royal Enfield cercano di seguirle, infilandosi nel groviglio di tornanti vertiginosi.

martedì 14 febbraio 2017

Verso Pensi La, Suru Valley



martedì 31 gennaio 2017

La Suru Valley su due ruote

Il Ladakh è un altro pianeta. Ieri sono entrato in questa terra inconsapevole dell'imminente blocco della frontiera tra il Kashmir ed il resto del mondo. Con il camion di Chow siamo passati per Kargil e risalito un poco la Suru valley guidati da un crepuscolo ormai in cenere che tracciava i bordi delle montagne ad ovest.  

La mattina seguente, salutando con riconoscenza Chow, dalla caserma dove abbiamo svuotato il carico del camion, un paio di giovani militari hindu si prendono cura del sottoscritto: "Devi salire la valle verso Zanskar? Bene, ci pensiamo noi", dicono con fervore. Uno di loro che ha da poco smontato la guardia si piazza in mezzo alla strada e comincia a fermare i non frequenti mezzi che si dirigono a sud. Li ferma tutti. Anche le moto.
Un ragazzo facente parte di un gruppo di motociclisti provenienti da Delhi parla con il militare, poi si rivolge a me: "Dove vai?". "Vado in su".

Così, dai piedi di quella valle tanto diversa rispetto al Kashmir, quattro giovani di Hyderabad a cavallo di tre Royal Enfield 350 diventeranno traghettatori per centinaia di chilometri sulle strade selvagge tra la catena dell'Himalaya e quella dello Zanskar. Con panorami tra i più belli mai visti.

Nei dintorni di Panikhar, 3250 m, siamo obbligati a fermarci. Il fiume Suru si allarga, consentendo ampie aree dedicate all'agricoltura. Ma è di fronte a noi, verso sud-est, il vero motivo per cui facciamo sosta: la valle si apre lasciando spazio ad una massa inverosimile di roccia e ghiaccio. In alto, oltre l'azzurro, si elevano due picchi aguzzi ed una cima. Sono Kun e Nun, montagne sorelle che superano i 7000 metri. Le loro estremità sono percorse da una fascia di nuvole in continuo movimento ma immutabili nella loro forma, come bandiere saldamente aggrappate ad un'asta di granito.

In quel punto panoramico, a 70 chilometri da Kargil, conosco meglio i miei compagni di viaggio: sono quattro matti che lavorano nel campo delle nuove tecnologie che hanno deciso di girare il Kashmir e Ladakh partendo da Delhi. Hanno tenda, coperte e scorte di benzina. Salgo sulla moto di Indra e ripartiamo.

Dopo Panikhar la strada cessa di essere asfaltata, lasciando spazio alla terra battuta, ma è da Parkachik che il percorso diviene più difficoltoso. Da questo punto di ultimo ristoro ed accoglienza, dove il ghiacciaio delle montagne Kun e Nun si congiunge con il fiume Suru e dove comincia l'area ad influenza buddista, i panorami diventano imponenti.

I chilometri scivolano flemmaticamente sulle ruote delle Royal Enfield; dalla moto ho una visione completa di quello che mi scorre attorno. La catena del Kun-Nun ci accompagna ancora, fino a quando comincia la valle successiva. Infinite le possibilità. Oltre all'altitudine e l'assenza di abitazioni, la particolarità della valle Suru è costituita dalla sua morfologia: una conca stretta e lunghissima dalla quale dipartono valli ancora più anguste che terminano spesso con un ghiacciaio. E' proprio verso sud, ogni trenta-quaranta minuti di strada, che la catena dell'Himalaya continua ad offrire nuove cime mozzafiato. Così sarà per centinaia di chilometri fino a Padum, capitale dello Zanskar.  https://www.google.it/maps/@34.0596572,76.1462428,27542m/data=!3m1!1e3
                                                                             

Nel pomeriggio arriviamo al villaggio di Rangdum, 3700 m, accolti dagli stupa e dalle bandiere buddiste. Siamo impolverati, stanchi, con le scarpe bagnate dal guado di torrenti impetuosi che tracimavano nella strada. 130 chilometri da Kargil, e la Suru valley è ben lontana da essere finita.
Mentre Indra va a cercare nel villaggio qualcosa di alcolico per passare la serata, sagome tozze di yak pascolano in lontananza, illuminate dalla luce storta del giorno che discende.

Diritti riservati Creative Commons 






venerdì 13 gennaio 2017

Tra Kashmir e Ladakh


 
Creative Commons License
Travel Viaje Viaggio Voyage by Dr. Stefano Marcora is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at travel-ontheroad.blogspot.com.