mercoledì 30 marzo 2016

Le terre alte sopra Zumbahua

Il vento dell'oriente si insinua tra i fili d'erba e gli eucalipti facendo lamentare i loro rami. In alto oltre l'alto le nuvole si muovono veloci verso la loro estinzione, verso la costa pacifica. Dove tutto cambia.
Una notte passata senza dormire nell'autobus che ha solcato brandelli infiniti di Panamericana. Il desvío, l'autostop, un bus pieno oltre 4000 metri di altitudine. Un cammino inventato quasi al momento.
La stanchezza non esiste sulla strada di ciottoli e polvere che porta verso agglomerati di case e pascoli sconosciuti. Il cielo, l'aria, le montagne e uno dei panorami più belli e inesplorati della cordillera Central stanno tatuandosi irreversibilmente dentro me. Lo stomaco vuoto si nutre dello scenario offerto dai sensi.
Dopo venti giorni torno a Zumbahua.


E' domenica di un periodo festivo e la gente dei villaggi si reca a messa, riceve visite dai parenti che si sono trasferiti in città, suona musica e, naturalmente, beve tanto. I soldi non mancano mai per una sana ubriacatura.
Salgo rapido lungo la stradina nel centro della valle, salutando le sparute persone che incontro, rispondendo alle loro timide domande. Lama e cani ossuti sono presenti in ogni dove. I campi coltivati si sviluppano dalla parte più pianeggiante del centro della conca per poi salire, restringendosi in piccoli rettangoli verso le cime, prima delle rocce. In alto si scorge qualche pascolo immerso nel verde. Non lo so ancora, ma proprio uno di questi prati oggi riuscirò a raggiungere.

Dopo un'ora di cammino raggiungo un canyon dove anche i pick-up sono costretti a fermarsi. Una camioneta che mi aveva in precedenza sorpassato era carica di suonatori che ora trasmettono le loro vibrazioni da una parete rocciosa all'altra. Oltre il canyon mi rendo conto dell'estensione della valle che sto percorrendo: l'altopiano si dirama almeno in due bacini costellati da radi cespugli, qualche casa e soprattutto pascoli e montagne che salgono delicatamente oltre i 4500 metri. Percorsi immensi da esplorare.
 
All'imbocco di un nucleo di case incontro una coppia di signori che sta aspettando un passaggio per tornare a valle. Al loro fianco stazionano un paio di casse vuote di birra. L'uomo mi racconta storie di puma che braccano vitelli di toros bravos (tori cattivi, inselvatichiti) che attaccano anche l'uomo, e altre vicende misteriose che veleggiano nelle terre alte. Oltre l'alto.
Per il ritorno il signore mi consiglia di prendere un sentiero panoramico che sale la montagna.
 
Come ogni vicenda buona che si ripete e che si ripeterà, quando mi trovo sulla cima verdeggiante di uno degli infiniti corrugamenti montagnosi che digrada su prati d'erba dura verso nord, sparute gocce d'acqua gelata raggiungono la giacca a vento leggera. Ma le gambe sono indirizzate senza errore su Zumbahua dove domina ancora il sole. Le mani sono fredde ma la mente è piena di immagini suggestive della camminata. Nel vento forte ne estraggo due: la vastità del páramo e i bambini a cavallo di lama.
Apura don Choco, la giornata sarà lunghissima.


Diritti riservati Creative Commons     






lunedì 14 marzo 2016

Dintorni di Zumbahua


domenica 28 febbraio 2016

La Panamericana da Cuenca verso il Nord

A Cuenca ci sono tanti turisti. Vago senza meta per le piazze del centro storico, imprimendomi le ultime immagini della città. Mi siedo a lungo su una panchina che domina l'imponente cattedrale, osservando i gitanti, i venditori ambulanti, gli alberi del parco. Nuvole veloci passano nel cielo. Il sabato è la giornata più bella della settimana. Per pranzo mangerò salchipapas in  qualche locale sgangherato fuori dal centro.
Prima che imbrunisca mi incammino verso il terminal dei bus. Prendo vie strette e poco trafficate. In tasca ho il biglietto dell'autobus notturno che porta a Latacunga: 6-7 ore di viaggio verso nord. 10 $. Il lungo tragitto di ritorno a cavallo della Panamericana che mi riporterà in Colombia comincia tra qualche ora.

Mi siedo sotto ad uno dei due televisori del terminal di Cuenca, in una posizione più possibile lontana dal trambusto. Davanti a me una famiglia di campagna mangia qualcosa portato da casa. Sopra il canale statale manda in onda il faccione tondo di Correa in visita a Guayaquil. Quattro ore alla partenza.
Nella fila di sedie di metallo della sala d'aspetto passano giovani, lavoratori che tornano il fine settimana nei propri villaggi, coppie di anziani in visita a parenti e turisti locali. Pochi gli stranieri. Nessun venditore ambulante. Sono almeno due ore che il presidente Correa parla in quell'inutile canale televisivo. 

Tempo lungo, tempo che riesco a fatica ad addomesticare, ma alla fine prendo lo zaino, vado in bagno, lavo i denti, passo il controllo dei biglietti e sono sul bus. Per evitare brutti scherzi ricordo espressamente al controllore di svegliarmi all'uscita di Latacunga. "Sì, papi", mi risponde l'uomo dall'accento colombiano.

Alle 5:30 del mattino il bus mi lascia all'uscita dell'autostrada di Latacunga, al desvío, a 2750 metri di altitudine. E' presto, è  buio e sono solo. Cammino veloce fino all'imbocco del bivio che porta verso la meta. In mezzo al crocevia d'asfalto è stazionato un pick-up della polizia con il motore acceso per mantenere il riscaldamento e le luci accese. Busso al finestrino e chiedo quando arriva il primo bus per Zumbahua. Mi rispondono che passa verso le 6.
Intanto il crepuscolo da qualche parte comincia a creare le prime ombre, gettando luminosità sulle montagne più belle d'Ecuador e della cordillera Central. Faccio autostop ma i rari automezzi non si fermano o si dirigono verso mete diverse. Arrivano altre persone. Un ragazzo mi racconta che la polizia presidia l'area perché ci sono stati episodi di malvivenza.

Alle 6:15, quando il crepuscolo dell'equatore illumina ormai chiaramente la cima conica del Cotopaxi, il vulcano che erutta fumo e cenere, da qualche parte, dalla Panamericana o da Latacunga, arriva un bus. Nonostante sia pieno all'inverosimile, il mezzo si ferma. 

Diritti riservati Creative Commons     

venerdì 12 febbraio 2016

Ritorno a Zumbahua


 
Creative Commons License
Travel Viaje Viaggio Voyage by Dr. Stefano Marcora is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at travel-ontheroad.blogspot.com.