martedì 24 marzo 2015

Sotto il vulcano i pesci danzano (1)

Esce dall'ombra del porticato e viene abbagliato dal sole. E' un uomo dai capelli bianchi con la pelle raggrinzita. Alzo la mano. L'uomo magro saluta a sua volta. Mi avvicino.
"Vorrei andare a nuotare ma non ho dove lasciare i vestiti. Posso...?"
L'uomo mi fa sedere sullo sgabello sotto il portico. "Appoggiali sulla sedia. A Alung Banua non ci sono ladri". Faccio un cenno di assenso con la testa.

Dopo una camminata lungo quasi la metà di Bunaken island eccomi ad esplorare un altro pezzo di costa. Finalmente mi sono discretamente avvicinato alla dirimpettaia isola di Manado Tua, un spettacolare vulcano che spunta dalle acque del mare di Celebes. La leggenda racconta che il vulcano doni alle acque circostanti un potere speciale, potereMT3 che si trasmette a tutti gli esseri viventi che ivi si immergono.

Alle nove sono in acqua. Il tratto di mare che separa il molo di Alung Banua dallo stretto è qualcosa come un chilometro. La marea è ancora moderatamente alta ma quello che mi preoccupano sono le correnti. Dall'estremità del pontile raggiungo la barriera corallina nuotando piano e, come l'effetto di una implacabile frustata, la carica potente di adrenalina sommerge le vene: un senso di onnipotenza, l'infinita possibilità mi pervade. E' incredibile, ma quando repentinamente la roccia di pietre e coralli precipita trenta metri nell'azzurra oscurità del mare tropicale divento sovrumano. Confusione e attrazione morbosa e necessità di sicurezza si accavallano senza logica. Luce e buio. Ondate di freddo penetrano dal basso mescolandosi con i 29 gradi superficiali.
Viro a destra lambendo un tagliente antozoo turchese dai richiami iridescenti. La corrente è lieve ma può cambiare in fretta.
Oltre dare un occhio alle meduse che viaggiano senza meta apparente mi prometto di stare alla larga dai Titan Triggerfish. Questi grossi pesci dalle mandibole che sventrano coralli non sono troppo felici se ti avvicini ai luoghi dove hanno deposto le uova.
Allontanandomi dal molo a volte il precipizio nell'oceano blu si attenua divenendo dolce declino. E' come volare sulle Dolomiti: pendii di roccia bianca scendono verso il basso ed io taglio diritto su vallate spoglie di antozoi e su creste ricche di vita, osservando il mondo dall'alto, tra nuvole di pesci indaffarati.

venerdì 27 febbraio 2015

Rapace KL

klr

domenica 8 febbraio 2015

Attraverso Bunaken, Nord Sulawesi

Le acque attorno al vulcano Manado Tua pare abbiano potere speciale sugli esseri viventi.
Decido di sperimentare questa leggenda ascoltata a Bunaken, isola contigua a quella vulcanica.  Mi appresto a partire, libero da ogni gita organizzata sopra o all'interno le ricchissime acque del mar di Celebes, immerso in un rilucente primo mattino equatoriale. Libero.

Durante la frugale colazione delle sette sono stato ancora una volta catturato dall'evento straordinario del maturare del giorno: la luce obliqua del sole incideva con implacabile spietatezza ombre sugli alberi e le colline da cuore dolce che si affacciano sul mare calmo di Bunaken. Sulla destra si allungava la costa di sabbia e poi le mangrovie. In fondobk1 veleggiava nell'inconsistente bruma la forma conica del vulcano Manado Tua. Qualche barca proveniente dalla terraferma cominciava a solcare le acque della marea quasi in riflusso. Ho salutato le signore della cucina e Ester, la jefa, poi son tornato nella mia stanza che ancora traspirava le brezze fresche della notte. La maschera e il boccaglio erano già nel sacchetto.

Il sistema per raggiungere più velocemente la parte nord ovest dell'isola è quello di percorrere un tratto di spiaggia, quindi salire alla strada principale e camminare nell'entroterra.
Nella spiaggia oltrepasso velocemente un resort dai muri alti, diverse bancarelle, ristoranti e un molo dove arrivano le barche dei turisti locali. Ci sono ancora poche persone in giro.
Le infradito si arrampicano su un percorso ripido di cemento per guadagnare l'unica strada che congiunge gli estremi dell'isola a forma di pistola. Cammino veloce non distante dalla collina che declina a sinistra verso le mangrovie e il mare. La piccola strada a tratti sterrata è percorsa da qualche moto: uomini e ragazzi che vanno al lavoro o a scuola. L'interno di Bunaken è costituito da alcune piantagioni, pascoli, boschi e cespugli. Cerco con preciso rigore le porzioni della bk2strada ancora in ombra. Non sono ancora le otto ma il sole è ugualmente inesorabile. E non è tutto: tra circa mezzo chilometro arriva un lungo tratto di percorso senz'alberi. Consolo la mente riempiendo gli occhi di colori dei fiori coltivati nel giardino di una casa. Due ibischi rossi fanno da contorno al cancello di entrata. Saluto la signora della casa. Ieri mi son fermato una decina di minuti in quel giardino, rispondendo brevemente alle stentate domande del marito.

Dopo un'ora di cammino arrivo a Alung Banua. Il paese mi accoglie con le sue case ben tenute, una chiesa e la scuola. Impossibile sfuggire anche qui al classico "Hello Mister" indonesiano urlato dai bambini più audaci. La strada in mezzo a case e al verde per raggiungere il molo è più lunga del previsto.
Alla fine ci sono. Tutti mi avevano consigliato di prendere un mototaxi per la lunghezza del percorso. Vedo un lungo pontile solitario che si allunga verso il mare. Sulla destra un piccolo molo. Faccio un segno di saluto verso tre-quattro pescatori seduti su una panca di cemento. Le loro espressioni al vedermi improvvisamente comparire sono un misto di sorpresa e imperturbabile diffidenza. Non faccio loro caso e mi allungo in avanti verso l'acqua sempre più limpida che costeggia i lati del pontile. Ora devo trovare una casa dove poter lasciare i vestiti. Ma questo è il meno.
Dopo il cammino purificatorio il corpo magro e la mente prosciolti dai legami e ridotti all'estratto dell'essenzialità, sono incredibilmente preparati a nuotare fin dove le acque di Bunaken si congiungono con quelle del vulcano Manado Tua. Liberi.

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mercoledì 21 gennaio 2015

Da Kadidiri a Gorontalo

M. Molucche

 
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