venerdì 21 marzo 2014

venerdì 28 febbraio 2014

La casa del pescatore

Ogni mattina Jef vede il sole sorgere dal mare di Bohol. Ha una barca bianca a motore di tre metri con la quale si reca a pescare. Anche se i bilancieri di tronchi di bambu' colorato la fanno sembrare piu' grande, la barca di Jef non è affatto grande. L'acqua di Pangangan è spesso così limpida che pare di vedere l'imbarcazione di Jef volare.
Il giorno prima della partenza per l'isola di Cabilao, Jef mi avvisa: "Se domani il mare è mosso non posso portarti." Annuisco. Ho appena gustato il pasto preparato da Emi, la moglie.

Jef, Emi e il piccolo figlio vivono in una casa di legno e bambu’, con il tetto di lamiera. All'interno dell'abitazione Emi ha ricavato un minuscolo emporio dove vende caramelle, alcolici e altri generi di consumo. Ho conosciuto questa famiglia perché alla ricerca di pasti economici fuori dai resort per turisti.
Oggi ho divorato melanzane cotte con peperoncino, abbondante razione di riso e due uova; dal tavolo di legno grezzo dove Emi stava tagliando verdure vedevo entrare dalla porta aperta veloci galline pronte a ingoiare qualcosa di commestibile caduto sul pavimento di terra battuta. Emi le scacciava. Tra la visita di una gallina e l'altra intravedevo cani raminghi dagli occhi teneri che si affacciavano all'uscio. Qualche bambino si sporgeva all'esterno dalle rete metallica che protegge l'emporio per acquistare qualcosa.cpan
La casa ha forma rettangolare: la cucina, a fianco lo stanzino dell'emporio e il locale dove consumo il pasto, arredato di sedie, una panca e due piccoli guardaroba. Attaccati ad un armadio ci sono i poster rispettivamente di una Madonna e un Gesù dagli occhi azzurri. Incollata alle tavole di legno che fanno da muro esterno vedo una foto sbiadita di Kuala Lumpur. La scala nell’angolo porta ad un soppalco dove la famiglia riposa. Emi e' fiera di cucinare per me, io sono lieto respirare la normalita’ di quella casa.

Guardo Jef con il volto sudato. Sono le tredici passate e fuori il sole tropicale divora senza compassione. Mentre Jef appronta degli ami per la pesca notturna mi racconta cose purtroppo gia' sentite: pescatori che usano sostanze chimiche e altre illegalita' per catturare pesci , uomini che tornano con sempre meno frutti del mare. "Non capiscono che se catturano pesci giovani o utilizzano sostanze illecite, i nostri figli non troveranno piu' nulla da vivere qui a Pangangan.  E gia' questo succede ora", mi dice. Io assento.

Domani alle sette Jef mi porta a Cambaquiz, Cabilao. Se le onde saranno lievi.

venerdì 7 febbraio 2014

Una Striscia nel mare di Pangangan

Godo esplorare i grandi coralli, amo insinuarmi tra i loro intelligibili arabeschi di colori, perdermi moderatamente in deformi antri oscuri creati da antozoi e dal limare infinito della calda corrente. In queste caverne pullulanti di vita e di visitatori è possibile non uscirne piu'. I coralli a forma di fungo, di cespuglio, di tappeto bitorzoluto, di meteorite aliena caduta da sopra il Mare, coralli avvinghiati, incuneati, appoggiati tra loro, sono casa e rifugio, gabbia o prigione mortale. Da quando ho perso la mia compagna il rischio è fratello, sorella la curiosita', quindi esploro.
Sono un pesce che vive tra i coralli del mare di Bohol. Non sono un pesce qualunque, anche se talvolta vengo confuso con i piu' comuni butterflyfish; è vero, ammetto lo sbaglio, nessun essere della mia specie si puo' definire "qualunque" perché siamo tutti diversi tra noi, tutti particolari alle iridi degli occhi del Mare. Tutti dovrebbero saperlo. Gli umani mi hanno classificato come Moorish Idol, ma mi chiamo Striscia. E basta. La mia bocca è lunga e sottile, il corpo stretto è colorato a bande nere, gialle e bianche, pero' la parte di cui noi Idol andiamo maggiormente fieri è la lunga appendice della pinna dorsale. Una strsottile bandiera fluttuante, un vessillo bianco che ho parzialmente perduto mentre mi sfilavo dalla rete da pesca. La compagna delle mie scorribande tra i coralli non l'ho piu' vista. Ho smesso di cercarla da tempo.
Lisca, un tonno con un'antica cicatrice sul fianco sinistro, effettivamente si sposta da mare a mare, e mi racconta di pesci strani, di coralli integri e incontaminati, e dell’Oceano. Mi piacerebbe volare con lui tra correnti e acque senza fondo, ma Lisca avverte che è impossibile per un Idol come me. Così porto il mio vessillo monco e solitario ogni giorno alla scoperta delle rocce coralline attorno un'isola chiamata Pangangan.
Quotidianamente mi intrufolo tra coralli molli che tappezzano la pietra, provocando agitati clownfish al sicuro tra basse foreste di anemoni, osservo da lontano murene cariche di denti affilati, le quali paiono draghi a difesa di un castello diroccato o serpenti incastrati tra duri antozoi. 
Ogni tanto incontro Tarta, una specie di pesce molto grosso che sale in superficie per succhiare qualcosa che c'è sopra il Mare. Tarta preferisce le alghe di Cambaquiz, Cabilao, ma non disdegna le acque limpide di Pangangan. Questo pesce strano nuota lentamente e dai suoi occhi tristi posso scorgere una lunga vita. Anche Tarta ha molte storie per me: racconta che un giorno ha visto la terra la' fuori tremare forte forte, e alcuni umani sono scappati, altri sono rimasti immobili. Tarta è tornata nell'acqua profonda perché quel giorno anche il Mare era arrabbiato.
Oggi nuoto tra le acque calme di una grande baia a nord-est di Pangangan. Viaggio veloce nel fluido chiaro bordato da un’aura superficiale giallognola. Nessuna corrente, l'ideale per immergersi in tutta tranquillita' tra i coralli screziati che preferisco. La mia bocca sottile trova qualcosa di buono all'interno di un antozoo profondo a forma di cratere. Mentre pilucco l’alimento, gli angoli degli occhi e l'udito avvertono qualcosa di anormale: una lama di luce che si contrae, un muoversi rumoroso: segnali di pericolo. Decido di rimanere immobile dentro il cratere in attesa che la minacciosa sagoma umana si allontani. Vedo girare il suo corpo lungo e chiaro attorno a coralli, nuotando in modo sgraziato. La cavita' ove mi trovo puo' diventare per me recinto mortale.
Dopo qualche minuto passato a volteggiare nell'acqua piatta di Bohol, l'umano torna indietro. Forse avra' una compagna che lo stara' aspettando.  Striscia ha il Mare.

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sabato 18 gennaio 2014

Mare calmo a Pangangan

L'acqua e' la mia strada. Dopo la sabbia della riva i piedi incontrano una segmentata roccia scura dove, nei lievi anfratti, si posizionano minuscoli ricci di mare e qualche stella marina in strenua attesa del flusso portato dal mare di Bohol. L'acqua e' calda ma sempre meno del sole della tarda mattina tropicale. Indosso maschera e boccaglio, e tramuto la mia fisicita' in qualcosa di diverso, senza apparente peso. Un corpo magro che conosce la polvere si infila piano nella bassa marea di Pangangan. Le costole Pan1sfiorano alghe ruvide, le mani e le braccia spingono avanti in quel stretto lembo tra cielo e roccia. Mi sento libero in solo sessanta centimetri di spazio che non vogliono aumentare, così posso vedere meglio piccoli pesci e minuscoli crostacei, stelle di mare dai colori lisergici, e inattaccabili ricci puntati di un rosso fosforescente. La pelle vuole tentare il rischio. Nuoto tra striscioni di alghe in attesa trepida del mare profondo, confortato dalle parole della corpulenta padrona del mio alloggio: "Ci sono barriere coralline la', avanti".     
Fuori il mare è piatto, il vento quasi non esiste: troppo perfetto per essere duraturo. Da quando sono arrivato a Bohol una perversa istintiva inquietudine mi gira attorno. Ma il mare scorre, così,Pan2 improvvisamente, la lingua di acqua si ispessisce e davvero il corpo si sente liberato. Incontro prima qualche piccolo corallo marrone, qualche colorito cucciolo di triggerfish e butterflyfish, e infine l'orizzonte si apre nella sua decadente bellezza. Anche se diversi coralli sono ancora integri, la barriera esiste solo a tratti: qua e là vedo bei agglomerati di antozoi molli e duri, dai colori che partono dal giallo chiaro al blu. I pesci di un certa dimensione si distinguono appena in lontananza: scappano appena vedono la distruttiva sagoma umana. L'ombra proiettata sul fondale si muove piano, attenta e appassionata: chissa' se l'acqua riesce a trasmettere l'amore meglio dell'aria?
Tra poco mi attende il primo pasto dalla famiglia di pescatori, al villaggio. Ieri ho parlato con una giovane donna che si è offerta di prepararmi il pranzo per tre giorni. Emi, la signora, mi ha chiesto cosa preferivo mangiare. Ho risposto che andava bene tutto. Vivono in una casa di legno con il tetto in lamiera. Il marito di Emi, Jef, ha una piccola barca la quale ogni notte scivola tra le onde alla ricerca della principale loro sussistenza. Parlo a Jef della mia intenzione di raggiungere la vicina isola di Cabilao e lui si offre di accompagnarmi pagando solo il costo del carburante.
Mentre penso a Emi e a Jef, un grosso pesce, credo una cernia, scompare nella foschia del mare profondo.
Se gli occhi fossero davvero attenti si accorgerebbero che un bell'esemplare di Moorish Idol mi osserva da un corallo a forma di cratere. Invece sfugge l'incontro con questo pesce color giallo panna e nero, dalla lunga appendice della pinna dorsale mozzata da qualche sconosciuta avventura.
Il mare di Pangangan porta l'alta marea mentre percorro la strada in senso inverso. Non voglio fare aspettare Emi. 
 
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