venerdì 7 febbraio 2014

Una Striscia nel mare di Pangangan

Godo esplorare i grandi coralli, amo insinuarmi tra i loro intelligibili arabeschi di colori, perdermi moderatamente in deformi antri oscuri creati da antozoi e dal limare infinito della calda corrente. In queste caverne pullulanti di vita e di visitatori è possibile non uscirne piu'. I coralli a forma di fungo, di cespuglio, di tappeto bitorzoluto, di meteorite aliena caduta da sopra il Mare, coralli avvinghiati, incuneati, appoggiati tra loro, sono casa e rifugio, gabbia o prigione mortale. Da quando ho perso la mia compagna il rischio è fratello, sorella la curiosita', quindi esploro.
Sono un pesce che vive tra i coralli del mare di Bohol. Non sono un pesce qualunque, anche se talvolta vengo confuso con i piu' comuni butterflyfish; è vero, ammetto lo sbaglio, nessun essere della mia specie si puo' definire "qualunque" perché siamo tutti diversi tra noi, tutti particolari alle iridi degli occhi del Mare. Tutti dovrebbero saperlo. Gli umani mi hanno classificato come Moorish Idol, ma mi chiamo Striscia. E basta. La mia bocca è lunga e sottile, il corpo stretto è colorato a bande nere, gialle e bianche, pero' la parte di cui noi Idol andiamo maggiormente fieri è la lunga appendice della pinna dorsale. Una strsottile bandiera fluttuante, un vessillo bianco che ho parzialmente perduto mentre mi sfilavo dalla rete da pesca. La compagna delle mie scorribande tra i coralli non l'ho piu' vista. Ho smesso di cercarla da tempo.
Lisca, un tonno con un'antica cicatrice sul fianco sinistro, effettivamente si sposta da mare a mare, e mi racconta di pesci strani, di coralli integri e incontaminati, e dell’Oceano. Mi piacerebbe volare con lui tra correnti e acque senza fondo, ma Lisca avverte che è impossibile per un Idol come me. Così porto il mio vessillo monco e solitario ogni giorno alla scoperta delle rocce coralline attorno un'isola chiamata Pangangan.
Quotidianamente mi intrufolo tra coralli molli che tappezzano la pietra, provocando agitati clownfish al sicuro tra basse foreste di anemoni, osservo da lontano murene cariche di denti affilati, le quali paiono draghi a difesa di un castello diroccato o serpenti incastrati tra duri antozoi. 
Ogni tanto incontro Tarta, una specie di pesce molto grosso che sale in superficie per succhiare qualcosa che c'è sopra il Mare. Tarta preferisce le alghe di Cambaquiz, Cabilao, ma non disdegna le acque limpide di Pangangan. Questo pesce strano nuota lentamente e dai suoi occhi tristi posso scorgere una lunga vita. Anche Tarta ha molte storie per me: racconta che un giorno ha visto la terra la' fuori tremare forte forte, e alcuni umani sono scappati, altri sono rimasti immobili. Tarta è tornata nell'acqua profonda perché quel giorno anche il Mare era arrabbiato.
Oggi nuoto tra le acque calme di una grande baia a nord-est di Pangangan. Viaggio veloce nel fluido chiaro bordato da un’aura superficiale giallognola. Nessuna corrente, l'ideale per immergersi in tutta tranquillita' tra i coralli screziati che preferisco. La mia bocca sottile trova qualcosa di buono all'interno di un antozoo profondo a forma di cratere. Mentre pilucco l’alimento, gli angoli degli occhi e l'udito avvertono qualcosa di anormale: una lama di luce che si contrae, un muoversi rumoroso: segnali di pericolo. Decido di rimanere immobile dentro il cratere in attesa che la minacciosa sagoma umana si allontani. Vedo girare il suo corpo lungo e chiaro attorno a coralli, nuotando in modo sgraziato. La cavita' ove mi trovo puo' diventare per me recinto mortale.
Dopo qualche minuto passato a volteggiare nell'acqua piatta di Bohol, l'umano torna indietro. Forse avra' una compagna che lo stara' aspettando.  Striscia ha il Mare.

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sabato 18 gennaio 2014

Mare calmo a Pangangan

L'acqua e' la mia strada. Dopo la sabbia della riva i piedi incontrano una segmentata roccia scura dove, nei lievi anfratti, si posizionano minuscoli ricci di mare e qualche stella marina in strenua attesa del flusso portato dal mare di Bohol. L'acqua e' calda ma sempre meno del sole della tarda mattina tropicale. Indosso maschera e boccaglio, e tramuto la mia fisicita' in qualcosa di diverso, senza apparente peso. Un corpo magro che conosce la polvere si infila piano nella bassa marea di Pangangan. Le costole Pan1sfiorano alghe ruvide, le mani e le braccia spingono avanti in quel stretto lembo tra cielo e roccia. Mi sento libero in solo sessanta centimetri di spazio che non vogliono aumentare, così posso vedere meglio piccoli pesci e minuscoli crostacei, stelle di mare dai colori lisergici, e inattaccabili ricci puntati di un rosso fosforescente. La pelle vuole tentare il rischio. Nuoto tra striscioni di alghe in attesa trepida del mare profondo, confortato dalle parole della corpulenta padrona del mio alloggio: "Ci sono barriere coralline la', avanti".     
Fuori il mare è piatto, il vento quasi non esiste: troppo perfetto per essere duraturo. Da quando sono arrivato a Bohol una perversa istintiva inquietudine mi gira attorno. Ma il mare scorre, così,Pan2 improvvisamente, la lingua di acqua si ispessisce e davvero il corpo si sente liberato. Incontro prima qualche piccolo corallo marrone, qualche colorito cucciolo di triggerfish e butterflyfish, e infine l'orizzonte si apre nella sua decadente bellezza. Anche se diversi coralli sono ancora integri, la barriera esiste solo a tratti: qua e là vedo bei agglomerati di antozoi molli e duri, dai colori che partono dal giallo chiaro al blu. I pesci di un certa dimensione si distinguono appena in lontananza: scappano appena vedono la distruttiva sagoma umana. L'ombra proiettata sul fondale si muove piano, attenta e appassionata: chissa' se l'acqua riesce a trasmettere l'amore meglio dell'aria?
Tra poco mi attende il primo pasto dalla famiglia di pescatori, al villaggio. Ieri ho parlato con una giovane donna che si è offerta di prepararmi il pranzo per tre giorni. Emi, la signora, mi ha chiesto cosa preferivo mangiare. Ho risposto che andava bene tutto. Vivono in una casa di legno con il tetto in lamiera. Il marito di Emi, Jef, ha una piccola barca la quale ogni notte scivola tra le onde alla ricerca della principale loro sussistenza. Parlo a Jef della mia intenzione di raggiungere la vicina isola di Cabilao e lui si offre di accompagnarmi pagando solo il costo del carburante.
Mentre penso a Emi e a Jef, un grosso pesce, credo una cernia, scompare nella foschia del mare profondo.
Se gli occhi fossero davvero attenti si accorgerebbero che un bell'esemplare di Moorish Idol mi osserva da un corallo a forma di cratere. Invece sfugge l'incontro con questo pesce color giallo panna e nero, dalla lunga appendice della pinna dorsale mozzata da qualche sconosciuta avventura.
Il mare di Pangangan porta l'alta marea mentre percorro la strada in senso inverso. Non voglio fare aspettare Emi. 
 
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venerdì 27 dicembre 2013

I dischi favoriti del 2013

DJ Koze (DE) – Amygdala - Pampa Records Genere: House, Electronic, Downtempo, Pop

Koz

 

Bonobo (UK) – The North Borders. – Ninja Tune Records
Genere: Electronic, Downtempo, Art Rock, Deep House

Bon

 

Lapalux (UK) – Nostalchic – Brainfeeder Records
Genere: Electronic, Modern RnB, Glitch, Experimental 

Lapx

 

Los Campesinos! (UK) – No Blues – Wichita Records
Genere: Power Pop, BritPop, Rock 

losc

 

Menzione per i lavori di Boards of Canada, My Bloody Valentine, Arctic Monkeys, Jon Hopkins, Julia Holter, Marnie Stern e Bibio.

venerdì 13 dicembre 2013

Il nord-ovest di Bohol

L'entroterra di Bohol non lo si dimentica facilmente. Il van preso alle 7 da Carmen e diretto a Tubigon viaggia imperioso tra boschi, villaggi, chiese, scuole e colline. Queste ultime sono simili alle prodigiose Chocolate Hills: a momenti gli alberi della strada si schiudono per mostrare coni coperti da vegetazione arborea alla base e di erba che accompagna il vento, sulla sommita'. Raramente il pulmino si ferma per raccogliere qualche passeggero, diretto anche lui verso la citta' costiera.
Il centro di Tubigon lo raggiungiamo molto prima delle 8. La mia destinazione sono le acque limpide dell'isola di Cabilao. L'ispanica piazza centrale è un via vai di jeepney, auto, tricycle e di persone. In alto la chiesa di san Isidro guarda paziente le sue anime inquiete. Pare in rassegnata attesa del prossimoTubplaz evento naturale che la fara' tremare forte forte.
Qualcuno mi dice che l'ufficio informazioni turistiche del municipio apre dopo le otto. Troppo caldo per camminare con lo zaino, quindi lascio subito il mio fardello ad una guardia comunale. Giro svogliato per la cittadina, visitando la chiesa, qualche negozio, l'imbarcadero dei traghetti che portano lontano. La pelle segue la tiepida ombra portata dagli alberi e dalle case. Sono un vampiro che odia l'inevitabilita' della calura.
Tornato in comune mi fanno passare al piano superiore; qui un giovane che dovrebbe essere un addetto dell'ufficio turistico ma probabilmente è qualcosa di piu', mi conduce in un bel salone coloniale. Nel locale è presente un altro ragazzo. Spiego che desidero raggiungere Cabilao. Loro mi consigliano di andare nella piu' vicina isola di Pangangan, anche lei fornita di acque dove sotto splendono i coralli. Se non fosse per i tratti somatici delle persone, la mente affermerebbe che mi trovo in qualche pueblingo attorno la querida Santa Cruz, dove le nuvole d'America si rincorrono tra loro. http://travel-ontheroad.blogspot.it/2011/07/le-nuvole-prima-di-santa-cruz-panorami.html
Il giovane uomo del municipio di Tubigon dall'orientamento sessuale decisamente aperto mi accompagna fino alla fermata dei van con aria condizionata che si dirigono verso Tagbilaran. Mi indica un mezzo in partenza. Chiedo all'addetto il prezzo del passaggio, lui mi spara una cifra moderatamente esagerata, lo guardo e giro le gambe senza rispondergli. Appoggio lo zaino sotto una pensilina, in attesa che la jeepney locale si riempia di passeggeri per partire. I tempi sono così dilatati che, in accordo col conducente della jeepney, riesco a mettere in corpo un pasto con doppia razione di riso, ad acquistare acqua e pane per il soggiorno isolano. In tasca ho l'indirizzo di un posto dove dormire e tutte le indicazioni per arrivarci fornite dal gentile amico del municipio.
A Calape uno scassato tricycle parte alla bridpangvolta di Pangangan carico di sei isolani e del sottoscritto col suo zaino attaccato al tettuccio. L'isola e' collegata a Calape da un lingua di terra e mangrovie.
Pangangan è piccola, piatta, abitata da pescatori e da cani liberi. Nei fine settimana arrivano i villeggianti locali. Il tricycle mi lascia davanti ad uno dei pochi luoghi turistici dove vengo subito accolto da una signora corpulenta. Dopo il benvenuto la donna racconta che ha ricevuto una telefonata dal giovane di Tubigon, il quale avvisava la mia venuta. Così sono i boholani. Ci sediamo davanti al mare, sotto l'ombra evanescente delle palme da cocco. Osservando velocemente le abitazioni del resort, le mie preoccupazioni si infittiscono: troppo raffinate per il mio standard. La signora propone un cifra che non posso accettare.
Alla fine riesco ad ottenere un buon prezzo per una stanza con bagno, a patto di non utilizzare l'aria condizionata: 1000 piso per tre notti, pagamento anticipato.
L'acqua calda della bassa marea accoglie il corpo poco prima di librarmi totalmente nel suo fluido trasparente. Devo stare attento ai ricci di mare. 

 
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