sabato 6 aprile 2013

La partenza: sospensione

La mente sgombra e fuori il paesaggio.
Le chiare iridi di Ewan levitavano oltre la pista di atterraggio, per disperdersi in lontani boschi di colline. Musica si estendeva audace nella mente senza trovare ostacoli. Sulla gamba accavallata indugiava un libro, forse una guida, aperta inutilmente in prima pagina. Nessun pensiero, nessuno sfogo, dentro. Se qualche graziosa hostess o unsos compassato professionista del viaggio avessero potuto leggere il recente passato nel cervello del giovane, si sarebbero bloccati di fronte a tanto apparente scompiglio. Dopo mesi di inquietudini seguiti alla decisione di partire per un lungo viaggio in paesi lontani ora, davanti al volo, la mente di Ewan era piatta.
Il paesaggio fuori, e dentro la flemma portata dall'inevitabilita'.

Era primavera e Ewan partiva. L'esilio della separazione si stendeva davanti a lui in tutta la sua bruciante, iniziale, possanza. Una ferita dolorosa che solo il movimento intenzionale  avrebbe probabilmente calmato. Ewan era uscito dalla tana creata con tanta sapienza per lui e da lui; ora usciva fuori dal suo paesaggio esplorando altre vie, con la straordinaria percezione di lontani, antichi, echi di partenze passate, di gemiti e lacrime incancellabili, di metafore che congiungono l'inizio e la fine di ciascun essere vivente.
Il mezzo-viaggiatore Ewan nasceva proprio in quelle ore, fuori dal grembo delle sue appartenenze, dentro il fluido della titubanza, in distacco dal mondo conosciuto che ora si cancellava, estinguendosi.

In quei momenti dove tutto cambiava, gli giunse da qualche parte un afflato che portava verita' conosciute dal tempo. Riuscì a tradurle con parole importanti che avevano valore per lui sia che fossero congiunte o disgiunte; pezzi di fonemi che così mise insieme: L'essenza del lungo cammino è l'incertezza.
L’esteso percorso della vita era da poco iniziato.

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sabato 16 marzo 2013

La partenza: prima del volo

Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo.
Lao Tzu

Quando il bus di linea smorzo' il motore davanti al terminal, Ewan sentì che un altro passo del suo percorso era stato compiuto. I turisti discesero con ordine dal mezzo ma poi persero la loro compostezza accalcandosi ansiosi sui bagagli. Ewan guadagno' l'uscita del bus da ultimo, perché non aveva fretta:  era come se governasse e provasse indifferenza verso il tempo. Era una sensazione che diventava sempre piu' forte. Una sensazione nutrita dalla quasi impossibilita' di tornare indietro. Il giovane raccolse lo zaino, fece un cenno di saluto all'autista e si incammino' verso l'entrata. I suoi effimeri compagni di viaggio erano spariti all'interno dell'aeroporto trascinando enormi valigie di plastica.
 
Nel tragitto verso l'aeroporto le emozioni provocate dal distacco, dai saluti dei suoi cari radunati per l'ultimo addio in quella grande stazione dei bus, abbagliavano ancora in modo corrosivo la mente del giovane; imperscrutabili lame affilate sezionavano scientemente ogni gesto, ogni voce, ogni sguardo di coloro che abbandonava per alcuni anni. La potenza del viaggio gli baluginava davanti maestosa, ricca di infinite possibilita', eppure questa visione era temporaneamente macchiata dalla disgiunzione dei legami e dalla portata della sua scelta.
  
L'aeroporto era sopra il capo del giovane, con le grandi vetrate su cui specchiava il cielo sp1limpido accompagnato da ciuffi di nuvole che compivano giocosamente il loro giro. Come sara' il cielo d'America?
Davanti alle vetrate dei panorami riflessi si delineo' la figura magra di Ewan. "Ma chi sono?", si disse, fermandosi.
In quei momenti convulsi che mai riuscì completamente a decifrare, si stavano replicando esponenzialmente sensazioni nelle quali la sua persona fluttuava in un territorio di mezzo: Ewan era un mezzo-viaggiatore sospeso tra la partenza e il transito, ma anche un mezzo-Ewan (at)tirato dall'imperativo vocazionale del viaggio da un lato, e strattonato dall'altra parte dal vuoto che lasciava.
Il fedele compagno che portava il nome di Smarrimento seguì silenziosamente Ewan con il suo leggero bagaglio quando egli abbandono' le vetrate riflettenti per entrare nell'aeroporto.

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martedì 19 febbraio 2013

La partenza: il distacco si compie

Le ruote del bus consumavano velocemente la strada. Ewan poteva vedere l'asfalto illuminato dai fari che passava sotto di lui e, verso sinistra, un tramonto ferroso che si adagiava lontano. Le inseparabili cuffie gli mandavano il post-rock dei suoi conterranei: un mantra siderale che nota dopo nota montava in esplosioni di chitarre elettriche. Era partito da qualche minuto e già conosceva le sonorita' appropriate al viaggio. Vicino a lui un ragazzo stava leggendo le cronache sportive da un giornale mangiando compulsivamente noccioline. Distrattamente esamino' gli altri passeggeri diretti verso l'aeroporto:  allegri turisti con vestiti dai colori vivaci, compassati professionisti e qualche immigrato che tornava in quella che non era probabilmente piu' la sua patria.   

Torno' con la mente alla recente dipartita: nella stazione degli autobus erano venuti a salutarlo i suoi cari, gli amici, e un paio di ex-compagni dell'universita'. Ewan aveva desiderato partire per il lungo viaggio dalla stazione della sua citta', solo, spoglio del superfluo.  Un bagaglio inferiore ai dieci chili. Libero. a
Sotto l'ultimo bagliore di sole primaverile, quell'8 maggio Ewan salì lentamente i gradini dell'autobus, decretando così l'ultimo atto della partenza, la separazione. Lo stacco dal suolo, salendo sul predellino del mezzo, sancì per il giovane la fine di un periodo, ratificando ancora una volta nell’aria la trasfigurazione dell'umano sotto l'influsso millenario del viaggio.  Bastarono pochi secondi.
Dopo mesi di decisioni vaganti nel limbo melmoso del dubbio e del ripensamento, di settimane frenetiche dove l'insicurezza di non riuscire a terminare le cose lo prendeva a tratti, dove aveva combattuto la contrarieta' di alcune persone a lui vicine, ora si trovava sul veicolo che conduceva per il lungo volo.
Quando il bus partì, Ewan saluto' quelle persone che si erano radunate per lui, le guardo' una ad una, piano, in silenzio, e vide i suoi legami che si allontanavano, diventando sempre piu' piccoli fino a perdersi, a svanire. In quei momenti incomprensibili dell'addio che da sempre segna gli individui, la solitudine si impossessò duramente di Ewan facendolo rimanere per qualche istante senza respiro.

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martedì 22 gennaio 2013

Prima di partire: la celebrazione del distacco

Ewan uscì dal locale della festa con il volto confuso e lo sguardo pieno. Non si era visto allo specchio ma sapeva di portare addosso quell'espressione facciale. In quegli ultimi giorni prima della partenza la pelle, il corpo e la mente di Ewan provavano, per la prima volta da sempre, l'estraniazione di sentirsi alieno incompleto nel mondo, la percezione di trovarsi sul dirupo oscuro della definitivita' che lo avrebbe cambiato.
La gentilezza a tratti negli occhi del giovane non erano causati dal sidro o dalla birra ingerita, bensì dal tepore irradiato, dal riverbero di altri occhi che erano venuti a festeggiare la sua dipartita. Iridi di amici, di parenti, dei suoi famigliari, iridi che conosceva bene e che ora, attraverso l'evento della partenza, non era piu' sicuro di conoscere in profondita', quasi che un filtro sfocato si fosse frapposto tra loro e lui. Ma anche il locale di campagna dove si svolgeva la festa, gli alberi con le grosse gemme chiare, il panorama ondulato forgiato dal vento facevano sempre meno parte di Ewan; "Forse non lo sono mai appartenuti", disse con un sospiro di voce.
pCircondato dalla primavera, Ewan sedette su una staccionata di legno, solo, respirando forte, ad ascoltare suoni della natura mischiati alle note basse di un ritmo downtempo del locale. Sentiva che questa sua appartenenza incerta si congiungeva con uno stato di superiorita' proveniente da lontano, un primato purificatorio raggiunto attraverso difficolta' e determinazione. Una sublimazione non del tutto conscia. Le persone amate che ora stavano celebrando il rito dell'addio e che accettavano finalmente la sua scelta, sarebbero rimaste ferme, caduche, mentre Ewan sarebbe volato via, scomparso oltre oceani e mari e colline e foreste, invincibile e dominatore del tempo.
Dalla porta del locale sbucarono tre allegri ragazzi che sicuramente lo avrebbero riportato nell'alveo della festa a lui dedicata.  Prima che i giovani lo raggiungessero si disse in modo risolutivo, come per sigillare il contratto stipulato con sé stesso: "Due…, due giorni e lascio tutto alle spalle". 

 
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