giovedì 8 novembre 2012

Prima di partire: la scelta inizia a cambiare l'individuo

Minuti. Furono sufficienti una manciata di insignificanti secondi per modificare opinione sulla scelta che gli avrebbe cambiato la vita. Dopo l'iniziale euforia, nella mente di Ewan si erano affollate incertezze che magnificavano lo status quo. E quanta logica avevano gli spudorati tentativi di ritorno sui propri passi.
Mercoledì 8 maggio. Il giovane credeva che fissare la data era un punto di non ritorno, il versare buona parte dei suoi risparmi nel volo intercontinentale fosse il primo atto di cesura verso il passato, uno sguardo oltre la quotidianita', i prodromi del distacco.
Non era proprio così, non era affatto così. Come diceva il suo amico Stu, bisognava provare di persona le cose per comprenderle.
Ewan non comprendeva. Ewan partiva per un viaggio che sarebbe durato due anni. Un mese alla dipartita.
Ma ora aveva voglia di aria fresca, quindi scese le scale, infilo' il giubbotto di pelo e gli scarponcini alti. Il lettore musicale era in tasca dei pantaloni; penso' che un poco di musica gli avrebbe fatto bene. Invece non ascolto' il post-rock dei suoi connazionali e neppure qualcosa di dubstep, perché il suono del vento che si adagiava tra gli alberi, i richiami indecifrabili PdP1dei gabbiani, il fruscio delle scarpe sull'erba gialla e umida, il rumore di terra stanca d'inverno avevano assunto una tonalita' meno ordinaria. Ewan faticava a intendere che il tarlo della scarsita' si era timidamente e precocemente infilato dentro di lui. Un mese vola in fretta.
Subito pero' ripresero forza le prospettive della scelta: avrebbe realizzato innumerevoli desideri, avrebbe visitato colline diverse da quelle che aveva davanti, incontrato persone, lavorato quando i soldi scarseggiavano... magari la sua fresca laurea sarebbe servita a qualcosa. Non voleva piu' dipendere da alcuno.
Ewan camminava piano nel viottolo di campagna, la sua campagna, seguendo le delicate tracce della volpe e della lepre, guardando il cielo e le ombre proiettate dalle nuvole sui prati e nei boschi. 
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giovedì 18 ottobre 2012

Nuotare

Nuoto, con il respiro prolungato nel boccaglio e le iridi raminghe oltre il vetro della maschera. L'acqua e' sorella, compagni  pesci e coralli. Minuti, ore, volando di piacere immerso nel liquido trasparente di Tioman fino a rimanere travolto dai brividi di freddo. Un semplice movimento di spalle e percorro un universo sconosciuto e familiare, un mondo senza strade e con tante strade. Un mondo sotto il mondo, una terra immersa in qualcosa di diverso. Vago lentamente, cercando di imitare i pesci, la foglia  trasportata dalle onde, offrendo la parte  sottile del corpo all’armonia della corrente   nuotohttp://www.youtube.com/watch?v=H-iNOK3RayA
Riusciro' mai a considerare fratello il mare? Quando la profondita' aumenta e, la' sotto, il fondo diventa imperscrutabile e la mente germoglia lampi di incertezza, il volo pare meno stabile.
Lena nuotava bene nelle vie dell'imprendibile. La ragazza incontrata sotto i cieli d'America -i piu' belli- sapeva volare. Osservavo i suoi movimenti, gli occhi tranquilli, il capo, e contemporaneamente vedevo le difficolta' del viaggio, gli scogli dell'incontro con l'estraneo divenire in lei linfa ed espiazione. Lena comprendeva, incorporava le brezze di un luogo con una velocita' oscena e naturale; era antropologa, sociologa, era alunna ed insegnante, le bastava nuotare un poco in acque aliene per intendere. Carpiva la corrente, anche la piu' leggera, al punto che la gente del posto le domandava se viveva da tempo in quel territorio.
Stava presso le cose, umilmente, facendole proprie senza impossessarsene.
Scritto a Tioman, l'isola dai coralli infiniti
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venerdì 21 settembre 2012

Immerso tra le piantagioni di the a Ceylon

Una bancarella di frutta, un venditore di biglietti della lotteria, la panetteria, il negozio di vestiti, e dall'altra parte il traffico violento e rumoroso delle sette del mattino. Caldo? Dopo mesi di temperature elevate i 600 metri di Kandy sono un moderato paradiso. Mi sto apprestando a lasciare la bella citta' dell'estremo nord del Hill Country per andare piu' in alto e piu' a sud.
Questa mattina (quasi) come al solito: sveglia all'alba, ginnastica, bagaglio e decine di minuti a piedi evitando accuratamente le proposte dei conducenti di tuk tuk.
Attraverso parte della caotica stazione dei bus e salgo sul minivan espresso delle 6:50 per Nuwara Eliya, verso le piantagioni di the piu' famose del globo.
Dapprima la strada non differisce molto da quella percorsa per raggiungere Kandy: curve e saliscendi, case o chioschi, animali, e scatole a motore che usano il clacson. Dopo un paio di cittadine per nulla interessanti si comincia  a salire, e dai 900 metri di altitudine, terminati una serie di scavallamenti collinari, vedo pendii e pendii IMG_6442tappezzati ordinatamente a cespugli di the. Il sole illumina il verde intenso e vivace delle piante poste sempre in pendenza e associate a qualche albero. Le coltivazioni sono posizionate con estrema cura, rispettando le curve di livello.
Ora la strada e' circondata da alberelli di un metro con grossi tronchetti, un poco simili ai bonsai. Tra le piante che producono la bevanda piu' diffusa scorgo i movimenti fluidi dei raccoglitori; si spostano  tra unIMG_6441 cespuglio e l'altro muovendo velocemente le mani, prelevando i preziosi germogli verde chiaro. A queste donne e uomini di etnia Tamil pagati una miseria sara' concesso di bere soltanto gli scarti, la polvere, del loro raccolto. Le pregiate foglie essiccate -le Silver, le Orange Pekoe o Green- sono destinate prevalentemente al mercato straniero.
Il minibus si arrampica su nuove colline, le cui basi sono ricche di orti e punteggiate da qualche casa coperta da tetto in lamiera. I 1800 metri di Nuwara Eliya non sono distanti.
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sabato 1 settembre 2012

Infinite possibilita' filippine: le Jeepney

Se nell'arcipelago delle mille isole le varianti di tricicli a motore sono diverse, per le jeepney le cose cambiano. La loro origine pare provenga da una modifica in lunghezza delle jeep militari statunitensi. Infatti, sebbene abbia visto alcuni vecchi SUV adattati, la maggioranza  di questi mezzi conserva il muso della jeep ed una parte posteriore dedicata al trasporto passeggeri IMG_6268moolto allungata, come fosse stirata.
Il mio primo incontro con una jeepney e' stato un incontro significativo: 5:30 del mattino, sotto la luce rovente dell'alba, stanchissimo, ho visto questo mezzo bianco, lungo, cromato, lucente di adesivi e con una scritta: "Full air conditioned”; dopo pochi minuti volavo verso il terminal di Dau con le iridi assonnate impregnate di immagini di campagna che scivolavano tra i finestrini.
La maggioranza delle jeepney non hanno aria condizionata ma, come per i moto-tricicli, sono molto curate dai loro proprietari. Il driver accanto a se' puo' ospitare due passeggeri, mentre nel cassonetto posteriore si allungano due panche imbottite sulle quali arrivano a starci piu' di venti individui. Come per altri luoghi del terzo mondo, la fermata e' a richiesta; basta avvisare il conducente o suonare il campanello posto nell'abitacolo posteriore.
A differenza dei pick-up modificati per il trasporto pubblico che si possono trovare in Thailandia, le jeepney sono un'unica struttura comunicante dove i passeggeri pagano il driver alla fine del loro percorso.
I tricicli e le jeepney sono cromati, colorati eIMG_6316 ancora cromati di brillante acciaio, colme di insegne, di stemmi, di simboli religiosi e luci personalizzate posizionate con estrema cura, senza mai eccedere come nei micros boliviani. Come negli scalcinati micros cruzeños  http://travel-ontheroad.blogspot.it/2011/06/cavalcando-i-bus-di-santa-cruz.html, i tricile e le jeepney sono forniti di potenti impianti stereo che quasi sempre sparano musica occidentale (i boliviani ovviamente vanno a sonorita' latinos). Nelle affascinanti jeepney l'amplio spazio sulla carrozzeria e' utilizzato per indicare il percorso del mezzo, altre volte per grosse scritte come; "Gomez Family", o "God Bless". Nei percorsi brevi e medi le jeep allungate fanno concorrenza ai tricicli e, quando esistenti, ai bus o ai minivan pubblici. Un mezzo popolare e caratteristico difficile da scordare.
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