lunedì 25 luglio 2011

Le nuvole prima di Santa Cruz – Panorami di tropico umido

Dalle nuvole si osserva bene il mondo. I venti regolari dell'America offrono immense visioni e lunghe cavalcate alle amiche nubi. Nella stagione invernale la supremazia del Norte viene a volte minacciata dal Sur, il vento dell'Antartico che raggiunge ed oltrepassa Santa Cruz per spegnersi ai bordi dell'Amazzonia, dopo aver percorso un tragitto lunghissimo che tutte le nuvole vorrebbero compiere.

Bisognerebbe chiedere a questi globi informi che volano rapidi sul mondo dove nasce il Norte. Forse le nuvole non saprebbero rispondere con precisione, ma sicuramente racconterebberonub cosa vedono da lassù. Centinaia di chilometri prima della Città della Croce, l'immacolato colore delle nuvole rimane impregnato di verde e marrone: sono le foreste e i pascoli che vengono solcati da fiumi torbidi di sabbia delle Ande indirizzati verso il Mato Grosso e poi ancora verso sud.
Le nuvole accompagnate dal Norte vedono passare a ponente quello che gli uomini chiamano Chapare, un'area ricca di montagne impervie con una diversità di vegetazione ed animali straordinaria, quando non violentata dagli stessi esseri a due zampe che si considerano scioccamente i padroni del mondo. E' qui, nelle montagne umide del Chapare, che diverse sorelle nubi si tramutano in acqua.

Entrando nel dipartimento di Santa Cruz le cose cominciano a cambiare: ad est continuano le corrugazioni che prendono il nome di cerro Amboró e cerro San Rafael, un Parco nazionale dove vivono ancora puma e giaguari, tucani, orsi, colibrì e tanti preziosi alberi; i corpi nuvolosi più in là scorgono le montagne rosse di Samaipata e la zona di Vallegrande dove è morto trucidato il Che Guevara.
Sotto di loro passano cittadine come Yapacaní, cresciute troppo in fretta grazie all'immigrazione incontrollata dall'altopiano; attorno ai centri abitati -e per centinaia di chilometri- ci sono infiniti appezzamenti di terre coltivate che hanno preso il posto della giungla arretrante.
Anche se cavalcano veloci veloci il vento del Norte, le nuvole non perdono la visione di paesi come San Carlos e Buena Vista, popolati da altra gente, gente del tropico. Esse sanno che qui diversi giovani europei hanno lasciato il cuore; ci sono ancora i resti dei loro spericolati passaggi e l'alito delle loro emozioni invincibili. I loro amori saranno per sempre.

tajiInvece a ovest, sì, a ovest si esprime al meglio l'essenza di questa terra Camba, con gli alberi panciuti toborochi, palme motacú e piante immense come il tajibo rosado che a luglio colorano le nuvole di viola e arancione dei loro fiori. Qui ancora si scorgono paesi a maggioranza indigena come Ascension de Guarayos con attorno i boschi, le lagune, i prati costellati da grandi nidi di termiti e case con tetto di paglia. Uomini a cavallo con cani sottili si muovono per raggiungere i loro piccoli appezzamenti di terra, uomini dalla pelle scura governano migliaia di bovini dei proprietari terrieri bianchi. Il bianco -quello integro- delle nuvole scivola sulla terra che cambia sotto di loro. In silenzio si osserva bene il mondo.
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venerdì 8 luglio 2011

Le donne della fatica

Da mercoledi’ sto partecipando ad una tre giorni di sostegno alle donne che si dedicano alla piccola impresa agricola, organizzata dalla ONG boliviana CEPAC. Sotto una pioggia frutto dello scontro tra venti caldi del nord e quelli freddi patagonici, le signore arrivano piano piano a gruppi nella sede del CEPAC di Yapacani', cittadina a circa 120 chilometri da Santa Cruz. Ora sono nelafue salone e ascolto Yaque, un'esperta della Casa de la Mujer che coinvolge e stimola le donne a raccontare le loro storie, le difficolta' di essere imprenditrice e donna nelle localita' rurali. Osservo queste signore cosi' diverse tra loro: sono donne giovani e meno giovani, che provengono dalle zone collinari delle preande e dalla pianura tropicale, signore vestite con la gonna voluminosa, i sandali e i capelli neri intrecciati secondo le loro origini dell'altopiano, ragazze dalla pelle chiara in jeans e scarpe da tennis. Donne che non hanno paura. Anche se sono cosi' eterogenee tra loro, tutte rivendicano l’urgenza di assumere un maggiore ruolo nella societa' boliviana. Ascolto parole come perseveranza, responsabilita', compassione, partecipazione, onesta', mentre fuori la pioggia cade sulle piante di mango, sui cespugli e l'erba delsal giardino, con galline libere che zampettano indisturbate.
Ieri sera Trinidad, una signora con il volto scolpito da rughe profonde, raccontava la sua storia, la sua vita di giovane donna proveniente dai climi secchi all'altopiano catapultata a coltivare la terra nella selva tropicale con strumenti arcaici insieme al marito ed un figlio piccolo, in un lotto senza vie di accesso offerto loro dallo stato. Per muoversi avevano solo sentieri tra alberi alti ed una vegetazione dimenticata che ora si rifugia sempre piu' tra le montagne o nelle riserve naturali.
Insieme ad un altro signore siamo gli unici uomini presenti in questa sala, eppure qui, avvolto nell’energia di queste donne con le mani segnate dalla fatica e dalle difficolta’, mi sento troppo a mio agio.

venerdì 24 giugno 2011

Cavalcando i bus di Santa Cruz

Esco dalla casa di Miriam, chiudo il cancello con lucchetto e sono sulla strada. Subito il vento caldo del Norte mi investe, lambendo insieme a me i bus e le persone, i cani raminghi e gli alberi dei giardini. Cammino con passo veloce lungo questa strada tranquilla di quartiere formata da case basse con tetti di tegole; oltrepasso alberi di ibisco colmi di colori e palme che si piegano al vento. Nella via pavimentata ci sono un po' di rifiuti attorniati da sabbia delle Ande trasportata fin qui dai tanti fiumi che corrono verso il Mato Grosso.
Fuori dal quartiere i sensi sono investiti dal traffico del tercer anillo externo e dal grande mercato della Mutualista. Donne dell'altopiano sotto le loro bancarelle mobili vendono di tutto: dalle custodie per i cellulari alla verdura, dal pane fresco alla biancheria intima. Dopo aver chiesto il prezzo mi fermo a bere un succo di arancia spremuto al momento. Tre pesos, il suo costo.
Raggiungo velocemente il tercer anillo interno e sono pronto per prendere il bus. Quasi subito arriva il numero 74, il mio. Un micro 74cenno della mano e salgo. Questi micros sono corti e bassi, quindi mi tocca per qualche minuto rimanere in piedi con la testa piegata in attesa che qualcuno scenda. Dopo poco si libera un posto dietro al conducente; dalle sue spalle senza collo vedo quello che succede nella strada. Auto bianche dei taxi si intercalano a jeep, camion e tanti altri micros. A Santa Cruz ci sono poche moto e nessuna bicicletta.
Il mio sguardo rimpicciolisce la prospettiva per muoversi all'interno del bus: il cruscotto è foderato da una copertura in pelle marrone con frange stile cowboy, la sua strumentazione e' distrutta, logora, usata e ancora usata. Un portamonete di legno appiccicato non so' come suddivide secondo il valore i soldi ricevuti dai passeggeri; le banconote sono conservate in due distinte tasche di plastica. I pulsanti fondamentali come clacson e luci chissa' da quale reperto elettrico alieno provengono! Nella carrozzeria anteriore un buco nel metallo fornisce ulteriore areazione e -con essa- ci porta il fumo degli altri veicoli e la sabbia dello sterrato a lato delle strade. Sulle pareti del bus campeggiano una serie di autoadesivi di Topolino e macchie rosse casuali di una antica vernice.
I minuti passano e con essi gente di tutti i tipi: bianchi con in mano cartellette, signore piccole e tozze con vestiti dell'altopiano, meticci carichi di borse, persone povere e meno povere, donne con bambini piccoli in braccio. Umanità viaggiante.
Ora il sole riscalda con forza l'interno del bus mentre il guidatore si ferma ogni momento per raccogliere o scaricare gente. Tra poco arrivero' nella sede del Cepac, una ONG boliviana che lavora nel nostro progetto Centinelas de la Biodiversidad. Anch'io mi faccio lasciare dal micro nel punto piu' prossimo alla destinazione.
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lunedì 13 giugno 2011

Santa Cruz de la Sierra - La Casa

Io sono, lo vedi, un cavaliere che cerca ciò che non può trovare. Molto ho cercato e nulla trovo.
C. de Troyes

Mi trovo nella Casa de la Mujer -la Casa della Donna- e nella sua radio Alternativa dove ho incontrato e parlato con signore che lavorano per migliorare i quartieri periferici di Santa Cruz de la Sierra, dove vivono. Stanno registrando un programma riguardante il loro impegno sociale e la discriminazione di genere. Sono donne espansive, dirette, senza peli sulla lingua, e dai loro occhi traspare il peso di una vita dura. Dal loro corpo deformato esce la fatica, i tanti parti avuti, la disillusione nei confronti di uomini all´inizio corteggiatori ma poi violenti e molesti. Signore che respirano la difficolta´ ogni giorno, combattendola con l´arma dell´impegno sociale.casam
Accanto a noi c'erano delle ragazze e un ragazzo che preparavano una dimostrazione sull’identita' femminile che si svolgera' nella piazza principale di Santa Cruz. I cartelli e i loro travestimenti che testimoniano contro la donna come puro oggetto sessuale sono molto, molto espliciti.
Con la stessa radio prepareremo e manderemo in onda una serie di programmi di educazione ambientale previsti dal nostro progetto di cooperazione internazionale.
Miriam, colei che ha dato vita a questa articolata struttura di accoglienza e informazione, in questi primi giorni mi sta ospitando nella sua casa che si trova fuori dal tercer anillo della citta' che conta quasi due milioni di abitanti.
Questi fermenti virulenti mi trasportano nel tempo migliore.
Qui ci sono sempre stato...

 
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