mercoledì 6 gennaio 2010

Lettera dal Bangladesh: imparando ad accogliere dai piccoli

Mie carissime Amiche, miei carissimi Amici,
mentre sono qui accovacciato sulla stuoia della mia catapecchia tentando di lasciarmi dondolare, riposare, avvolgere dai lunghi silenzi del mio Signore, il Dio della mia vita, dal mio cuore sale un grido di gratitudine. Oggi è stata una giornata interamente spesa sulla strada circondato dalle premure di tanti bimbi che proprio attraverso il gioco, l’alfabetizzazione e le cure mediche cerchiamo di servire ed aiutare. (...)

È stato bello a Kawron Bazar (il mercato ortofrutticolo di Dhaka): i bambini al vedere noi volontari ci sono venuti incontro correndo e saltando, per la gioia del momento; ci aspettano sempre ansiosamente, festanti! Qui in Bangladesh, il Paese dell’Accoglienza, loro, i piccoli, ci insegnano ad accogliere, mi insegnano come accogliere il bimbo Gesu’che viene ogni giorno!
La sera prima di dormire, dopo aver chiuso la porta mi accovaccio qui sulla stuoia e mi fermo a riflettere e, oggi, tra i mille confusi pensieri, mi venite in mente voi, i vostri volti, le vostre parole, la vita di ciascuno. Vi sento vicinissimi come se foste qua con me, accolti anche voi tra le sgangherate, disordinate, tappezzate quattro pareti di questa mia baracca... Scusate,sento un po’ di vergogna nel farvi entrare, è proprio conciata male, ma da dopo l’alluvione dello scorso luglio poco ho fatto per ripararla e migliorarla; a parte il tetto e il pavimento la cui struttura di bambù ormai traballa in più parti, le pareti sono proprio pietose! Il mio padrone di casa, rimediando qua e la' pezzi di materiale, ha fatto un bel collage: pezzi di lamiera alternata a pezzi di bambù e di cartone (dove vi si trovano a loro agio topi e scarafaggi), comunque nella loro confusione queste pareti rivelano un tocco di arte… astratta. (...)
Per i vicini di casa la mia presenza in baraccopoli, dove hindu e musulmani vivono accanto, è un nota di amicizia, allegria e dialogo con tutti… e`celebrazione di fiducioso abbandono!

Benche’ in alcuni questo nostro quotidiano annunzio in strada non produca che indifferenza, altri, invece, si sentono attratti da questa nostra testimonianza, ci credono, aderiscono e decidono di diventare nostri volontari, di
scendere in strada nei tuguri e servire assieme a noi questi bambini così abbandonati, così traditi dalla vita. In questo modo e’ sorto il Gruppo di educatori di strada -circa 80- che si sono lasciati interpellare e cercano di fare la propria parte... non e’ stato vano il grido di sofferenza di denunzia che questi bimbi fanno al Mondo. Sono fiero di essere qui con loro in Bangladesh in questo preciso momento storico, tra questi uomini e donne di varie eta’ e status sociale, che per amore si rimboccano le maniche; e’ il Mondo nuovo in piccoli semi, un altro Bangladesh e' possibile! (...)

Possa l’appello a cercare la gioia nelle cose semplici di cui anche Francesco, il poverello d’Assisi, ci diceva, spronandoci a percorrere i luminosissimi sentieri che conducono all’altro, alla fraternità, alla solidarieta’. Essa, la solidarieta’, ci porta a condividere i beni che ci sono stati affidati, a vivere in semplicità, a fare giustizia. Divenendo persone solidali scopriremo un rapporto più armonioso con le creature, con il Creatore e valorizzeremo, apprezzeremo, goderemo veramente di ciò che abbiamo. L’abbondanza rende ciechi, indurisce i cuori, crea indifferenza, toglie la gioia della conquista, ci cosifica!
Auguri per il nuovo anno appena iniziato, che sia un anno ricco di vita in letizia, in semplicità e solidarietà. (...)
 Br. Lucio Beninati

lunedì 21 dicembre 2009

Music Playlist 2009

00_Turning_down_water_for_air
- James Yuill (UK) disco uscito fine 2008 - migliore lavoro - http://www.myspace.com/jamesyuill
- Jazzanova (D) http://www.myspace.com/jazzanovask
- St. Vincent (US-NY) http://www.myspace.com/stvincent
- Dirty Projectors (US-NY) http://www.myspace.com/dirtyprojectors
- Adam Payne (US-Boston) http://www.myspace.com/ampayne

Menzione per Ida Maria (N), Giorgio Canali e Rossofuoco (I) e Diamond Watch Wrist (US-NY). Delusione invece dai dischi 2009 dei favoriti Royksopp (S) ed, in parte, per Junior Boys (CDN).

sabato 26 settembre 2009

Rientro

Mi rivedo con i vissuti vestiti da lavoro
le scarpe da tennis
sudato e stanco.
Nulla cambia, tutto è differente
familiare e diverso.
Dopo anni sono tornato
questa è casa mia?
San Carlos, B., agosto 2007

Sono tornato. La prima notte qui, nel Nord, l'ho passata attraversando visioni composite. In un'ora non ben precisata mi sono alzato nel buio ed ho vagato lentamente per un tempo indefinito. Probabilmente comprendevo dov'ero ma non lo realizzavo totalmente, inoltre mi circolava nella testa una musica di M. Herbert, One life. Il sistema cognitivo era piatto e non sapevo assolutamente cosa volevo fare. Nel contempo la mente lavorava in modo autonomo: "Che fresco, che aria secca, ma che silenzio, dov'è il suono del ventilatore?" (...)

Spaesamento. Sono qui ma sono la'. Sono la'. Forse no. Questa antinomia mi persegue da giorni. Penso in diverse lingue, i ricordi sono così forti e palpabili che non capisco. Entro ed esco in panorami straordinari, in stanze soffocanti e squallide, volo nel liquido che mi ammalia, ingurgito la strada in movimento, incontro persone incredibili, mangio nei warung-warong-food court-indian restaurant e me ne sbatto dell'igiene. Da quando mi sono innamorato, il sottile budget giornaliero è vincolato all'acquisto del Durian, il frutto che gli occidentali apprezzano molto poco. Asini.
Sono dimagrito parecchio, ma che voglia di dolci... di solito li guardo con distacco, invece ho sognato una torta con la panna. Il viaggio modifica le abitudini, le assoggetta ai mondi che si percorrono, sedimenta la personalità scavandoci attorno solchi pieni di significato. Il movimento porta il viaggiatore all'essenzialità.
Mentre osservo le foto mi chiedo: "Sono io che ho percorso tutti questi sentieri variopinti?", ogni momento che passa sento più estranee queste immagini.
I giorni scorrono e il viaggio si appanna; esso viene rimosso con una tenace delicatezza, sovrapposto dall'inesorabile quotidiano.
La bocca è secca, il mattino ora è meno agrodolce, il mattino porterà poco rinnovamento.

sabato 5 settembre 2009

Frammenti di viaggio 11: Bako, Borneo


Un sedile di dura plastica, un bus giallo che e' fotocopia di quelli scolastici USA anni settanta mi sta conducendo al Bako national park. Aria bollente entra dai finestrini. Otto del mattino e l'afa del Borneo la posso quasi toccare. Il panorama offre fabbriche isolate, case e boschi. Sembra una di quelle mattine d'inverno nella pianura padana: sole appannato, zero vento, nebbiolina leggera e caustica. Ingurgito una caramella ricca di caffeina ma l'umore e' come l'umidita': flat. Forse influisce anche la scomparsa della tensione positiva del viaggio in quanto molto presto torno a 'casa'.
Arrivato a Bako trovo altre quattro persone con cui condividere le spese della barca che ci condurra' nell'omonimo parco. La penisola che lo ospita e' raggiungibile solo via fiume e mare. Nel molo di Bako c'è un cartello che recita: "Attenzione ai coccodrilli".


Dopo una quarantina di minuti sono davanti all'ufficio della Riserva naturale per la registrazione; la signorina mi consegna una mappa spiegandomi le diverse tipologie di sentiero e raccomanda di portare acqua a sufficenza. Opto per il sentiero Lintang, sei chilometri, 200 mt. il dislivello, tre-quattro ore il tempo di percorrenza.
Passo un piccolo molo vuoto, poi costeggio un bosco di mangrovie e comincio a salire. Una brezza leggera viene dal mare. Il sentiero e' curato e dotato di scalini quando la pendenza e' troppo elevata. Dentro il bosco vengo subito assorbito dal suo pulsare; incredibile la possenza discreta della Natura nella sua massima declinazione. All'apparenza nulla di trascendentale: il frinire costante e il volare di insetti, fruscii, qualche richiamo di uccelli e poco altro ancora. Nonostante l'umore e il caldo vorace percepisco di far parte di una entità davvero potente nella sua ordinarieta'. Penetro questo sistema con passi lenti e respiro corto, osservando senza pensare, guardando il mondo attorno a me in modo empirico. Il sentiero e' venato da radici che trattengono la fragile arenaria e da un morbido muschio; il bosco e' costituito da vegetazione piuttosto bassa ed è molto fitto. Oltrepasso un paio di signori che osservano un nido di insetti.
Seguendo il cammino, raggiungo un altopiano formato da piante simili a pini e ficus. La chiara arenaria e' solcata da rivoli e pozze in cui scorre acqua giallo scuro, quasi rossa. Guardo il cielo e noto che son comparse delle nuvole. Grazie al vento svaniscolo le zanzare ed i moscerini succhia sangue. L'altopiano e' affascinante con i suoi colori pastello ed i profili contenuti; sono contento di essere qui. Dentro.
Bevo un poco e proseguo, soffermandomi di quanto in quanto; vedo piante di orchidee con fiori minutissimi, alberi strani e qualche raro insetto. Arrivato presso una pozza che l'acqua ha scavato nella roccia la voglia di immergermi e' forte ma il tempo scorre e la strada non e' breve. Nel bosco piu' fitto vengo colpito da due cose: delle felci con foglie enormi e altri vegetali che hanno nella propria estremita' una coppa che si restringe nella parte superiore. Queste ultime sono piante carnivore.
Dopo un'ora di cammino il sentiero declina lentamente verso la costa. Arrivato presso un punto panoramico guardo il mare ed il cielo che quasi si confondono nell'afa disarmante. Solo verso la fine del percorso, a poche centinaia di metri dalla costa, dove il terreno è pianeggiante, incontro grandi alberi; su diversi di essi e' posto un cartello di riconoscimento. Quasi rido alla volta di una pianta maestosa dalle radici che si espandono in larghezza: l'indicazione dice che si tratta nientemeno di... Durian. Solo ieri ho avuto il piacere indescrivibile e deviante di assaporare un suo frutto nel mercato di Kuching.
Ma la vita e' spesso ingiusta: nel Borneo settentrionale sembra che la stagione degli spinosi frutti sia terminata.
 
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